L'Isis annuncia la morte di uno dei figli di al-Baghdadi

L'Isis potrebbe aver sfruttato la morte del figlio del califfo per ordinare operazioni suicide su larga scala

L'Isis annuncia la morte di uno dei figli di al-Baghdadi

L’Isis ha annunciato la morte di Hudhayfah al-Badri, uno dei figli di Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato islamico. La notizia è stata diffusa questa notte su Amaq e due ore fa sul canale ufficiale Isis. Hudhayfah al-Badri sarebbe morto in un attacco suicida (inghimasi operation) su larga scala contro i Nusayriyya ed i russi nella centrale termoelettrica di Homs. Nusayriyyah è il termine utilizzato dallo Stato Islamico per identificare il gruppo religioso alawita a cui appartiene il presidente siriano Bashar al-Assad. Si ritiene che l’Isis controlli meno del 3% del territorio siriano.

Al-Baghdadi ha avuto quattro figli dalla sua prima moglie ed un quinto con la sua seconda moglie.

Poco più che adolescente, Hudhayfah al-Badri è stato immortalato nel nuovo template scelto per la Carovana dei Martiri (Caravan of the Shuhada). La nuova grafica predefinita è stata pubblicata per la prima volta il 30 giugno scorso da ISEA o Islamic State East Asia. Il formato utilizzato da ISEA è stato poi adottato in tutte le province (Wilayah) Isis.

Il termine carovana si riferisce alle crociate. Secondo la distorta visione dell’Isis, il mondo è diviso in due parti (il riferimento è al discorso dell’ex Presidente Bush): o si è dalla parte dei crociati o con l’Islam. E’ uno stratagemma culturale nel tentativo di unire tutti i musulmani in una guerra religiosa. La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica.

Il concetto di Inghimasi

La tattica Inghimasi dal verbo Inghamasa (انغمس) che significa immergersi, ha lo scopo di infliggere nel nemico il maggior numero di danni. Si riferisce ad un combattente suicida in stile forze speciali che porta con se armi ed una cintura esplosiva che attiva solo quando esaurisce le munizioni o quando si sente minacciato o intrappolato. Gli Inghimasi agiscono essenzialmente come truppe d'assalto con l'obiettivo di ammorbidire le difese dei loro obiettivi militari o civili. L'Isis avrebbe preso in prestito il concetto di Inghimasi da Al-Qaeda, che si ritiene averlo introdotto nel mondo jihadista. Il termine è stato identificato per la prima volta sui social media nel 2011. Al-Qaeda definisce i combattenti Inghimasi come "coloro che si immergono (nelle file del) nemico durante la battaglia, per sacrificarsi e aprire le porte della vittoria per i loro fratelli mujaheddin". L'Inghimasi è descritto come "un lupo solitario, una persona che prende una decisione coraggiosa e la attua sul terreno". I combattenti Inghimasi scelgono queste operazioni in modo che possano essere tra coloro che "entreranno nelle stanze più alte del paradiso". Gli Inghimasi operano spesso insieme ai kamikaze (Istishhadiun) con differenti tattiche. Gli Inghimasi operano spesso in gruppo e di solito sono a piedi, armati di armi leggere e granate. Gli Istishhadiun operino da soli in veicoli pieni di esplosivo. A differenza dei kamikaze, gli Inghimasi possono ritornare alla base se la loro missione è compiuta.

Perché al-Baghdadi ha sacrificato uno dei suoi figli?

L’obiettivo di un attacco terroristico è simbolico, raramente strategico

Hudhayfah al-Badri potrebbe essere certamente morto in altre circostanze. Non disponiamo di alcuna valutazione indipendente che possa confermare i due comunicati dell’Isis. Tuttavia sfruttare a vantaggio della strategia ibrida (ideologia comune per cellule indipendenti adattative) Isis la morte di uno dei figli del califfo ha pienamente senso. Incastonando la morte del giovane nella “Carovana dei Martiri”, l’Isis vorrebbe ispirare o ordinare operazioni suicide su larga scala per sopperire alla mancanza di un esercito convenzionale.

L’aver comunicato la morte del giovane nel Giorno dell’Indipendenza americana potrebbe non essere un fatto casuale. Immolando uno dei suoi figli, l’Isis comunica ai suoi seguaci sparsi per il mondo che il califfo è ancora vivo e dirige personalmente le operazioni in Siria. Rappresenta un atto di fedeltà del califfo allo Stato Islamico ed ai suoi seguaci sparsi per il globo. Nell'attacco suicida che ha coinvolto il figlio di al-Baghdadi (ammesso che fosse questa la verità, potrebbe essere morto anche per cause naturali) ritroviamo la rivisitazione moderna della teologia islamica effettuata dall'Isis fin dal 2014.

Secondo la prospettiva jihadista, la finestra temporale utile per compiere un attentato è sempre di ispirazione divina. Il credente vede la vita terrena come una prigione ed ambisce a raggiungere Allah. La prigionia (la vita) è necessaria poichè soltanto le azioni terrene garantiranno le ricompense divine. Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare. Vi sono numerose variabili infine, da considerare come la logistica, le opportunità percepite e l'accesso agli obiettivi desiderabili

La morte di Hudhayfah al-Badri è un ordine di attacco?

Nel 137° numero di al-Naba l’Isis afferma di aver ordinato o ispirato 268 operazioni nel globo durante il Ramadan (ufficialmente se ne riconoscono meno di 70). Tuttavia negli ultimi mesi l’Isis ha sospeso la produzione letteraria. Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. Quest’ultima si rivolge all’élite del movimento e per diffondere informazioni classificate ai distaccamenti. L'Isis avrebbe deciso di elevare il rango dei soldati, effettuando la medesima azione di consacrazione avvenuta con i Meda Operative eletti a Mujaheddin. Se così fosse l’Isis avrebbe effettuato una "promozione sul campo" sfruttando esclusivamente i canali riservati per abilitare le operazioni d’attacco. Nella peggiore delle ipotesi sulla rete ci sarebbero dei messaggi ufficiali Isis non rilevati o non interpretati. Se così fosse sarebbe cambiato il cifrario che richiederebbe nuove procedure. E' il solo messaggio ufficiale Isis ad avere l'autorità necessaria per innescare i distaccamenti per attacchi pianificati e su larga scala in Occidente. Nelle prossime ore scopriremo se l'annuncio della morte di Hudhayfah al-Badri rappresenta un ordine di attacco per operazioni suicide su larga scala.

Creare posizioni non negoziabili: i testi strategici di al-Qaeda e dell’Isis

Non possiamo capire la mentalità jihadista se non studiamo attentamente i testi strategici di riferimento

Il principale testo operativo di al-Qaeda si intitola Management of Savagery: The Most Critical Stage Through Which the Umma Will Pass. Scritto da un certo Abu Bakr Naji è stato pubblicato nel 2004. E’ l’unica opera della letteratura pubblica jihadista ad essere stata firmata da Abu Bakr Naji. Si ritiene che fosse l’egiziano Mohammad Hasan Khalil al-Hakim noto anche come Abu Jihad al-Masri (l'egiziano) eliminato in un raid USA il 31 ottobre del 2008. Se Abu Bakr Naji e Mohammad Hasan Khalil al-Hakim fossero la stessa persona, all’autore bisognerebbe accreditare anche il testo strategico Myth of Delusion del 2006 ed il saggio Towards A New Strategy in Resisting the Occupier. Management of Savagery consta di 268 pagine divise in cinque argomenti. E' un lungo e complesso testo retorico che richiede uno studio accurato. L’opera presenta una strategia per creare/ sfruttare il caos o la ferocia dei regimi politici per formare succursali di al-Qaeda. Queste si sarebbero poi unite per proclamare un califfato mondiale che sarebbe stato innescato dal crollo della monarchia saudita. Al-Qaida, infine, avrebbe assunto il controllo della capitale religiosa del mondo islamico. Abu Bakr Naji, teorico della strategia “Gestione delle barbarie”, chiede di continuare la lotta jihadista contro l'Occidente, mentre predica pazienza per la creazione di un nuovo califfato.

The Jurisprudence of Blood o Fiqh al-Dima è la bibbia dell'Isis. 579 pagine scritte da Abu Abdullah al-Muhajir, veterano della guerra in Afghanistan. L'uomo dovrebbe essere ancora vivo. Parliamo di un soggetto le cui opere hanno plasmato il pensiero del moderno terrorismo islamico. Fiqh al-Dima espone un subdolo quadro teorico, legale e religioso per giustificare qualsiasi tipo di azione. Alcuni titoli dei 20 capitoli sono: "Decapitazione e mutilazione", "Non esiste la resa", "Rapimento degli infedeli in guerra", "Come uccidere le spie", "Uccisione indiscriminata di infedeli in guerra", "L'utilizzo delle armi di distruzione di massa". Il testo è in qualche modo basato sulle letture tradizionali, ma reinterpreta in modo distorto la teologia islamica. Questi testi sono essenziali per creare posizioni non negoziabili nei jihadisti.

La Strategia del Suicidio: La Carovana dei Martiri

Abu Abdullah al-Muhajir offre una soluzione teologica che permette a chiunque lo desideri di eludere le ingiunzioni coraniche contro il suicidio. La sua posizione si riduce allo scopo ed all'intento dell'attacco.

“Il suicidio con l'intento di porre fine al dolore personale è vietato perché implica che la persona in questione sia intenzionalmente ignorante della misericordia di Dio. Tuttavia, se l'intento è quello di sostenere la religione, lo stesso atto diventa qualcosa di onorevole”. Molti teorici prima di lui hanno affrontato la liceità di un attacco suicida, ma Muhajir espande il concetto, abbattendo i precedenti limiti teologici.

“L’attentatore suicida non deve essere considerato come l’ultima risorsa in caso di guerra.

L’attacco suicida non deve necessariamente determinare un beneficio per la comunità musulmana o essere concepito esclusivamente per alterare le sorti di un conflitto. Chi vuole morire per la giusta causa, sarà libero di farlo”. Ecco creata la flessibilità necessaria per attivare i martiri utilizzata dall'Isis e da al-Qaeda. Le opere di Abu Abdullah al-Muhajir continueranno a plasmare la traiettoria del militarismo salafista per gli anni a venire.

Perchè i terroristi prediligono l'attacco suicida?

L'attentato suicida è impossibile da prevedere e genera pubblicità. L'attenzione dei media è come l'ossigeno per i terroristi. L'attacco suicida riceve un'enorme copertura mediatica a causa della dinamiche e del danno scioccante inflitto indiscriminatamente contro bersagli e civili inermi. Da non dimenticare, infine, che per un attentato suicida di successo è richiesta poca esperienza e scarse risorse. Pertanto l'attacco suicida è molto più conveniente rispetto ad altre tattiche come la presa di ostaggi che richiede un investimento considerevolmente maggiore nelle risorse, nella pianificazione e nella formazione. Indipendentemente dai loro obiettivi a lungo termine, l'attentato suicida è utilizzato in modo razionale e calcolato dai terroristi. Se utilizzato frequentemente e troppo indiscriminatamente, può diventare meno scioccante nel tempo e persino alienare le popolazioni che i militanti hanno bisogno di sostenere per la loro lotta a lungo termine.

A differenza delle tattiche utilizzate dai kamikaze giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, gli attentati suicidi sono deliberatamente impiegati dai terroristi per un effetto politico calcolato. Dal 1983 l'attentato suicida è la tattica preferita dai terroristi dallo Sri Lanka alla Cecenia, dall'Afghanistan alla Siria. Le organizzazioni terroristiche sfruttano l’attacco suicida, meccanicamente semplice e tatticamente efficiente, per generare un supporto alla causa. La cintura esplosiva indossata da un kamikaze è la granata a frammentazione perfetta per il duplice motivo di essere intelligente e mimetizzata. Tatticamente parlando a vantaggio dell’attentatore suicida vi è la sua difficile individuazione e la capacità di colpire bersagli altamente sensibili o poco protetti, ma di enorme impatto emotivo è. Se il lone wolf (che solo non è mai) potrebbe essersi evoluto in branco per massimizzare l’efficacia e coordinare gli attacchi, il terrorismo islamico ha già dimostrato il fine delle sue azioni: spettacolarizzare la morte. La sensazione di insicurezza costante, il modificare il proprio stile di vita, il cedere alcune libertà individuali sacrificandole sull’altare della sicurezza: il terrorismo si pone l’obiettivo di scardinare gli schemi classici, modificando e plasmando lo status quo che la società conosce. Il danno inflitto dagli attentati suicidi è sia fisico che psicologico e si basa sull'elemento sorpresa. La sorpresa viene generata trasformando il quotidiano o l’innocenza dei bambini in armi (raramente senzienti).

Ambire al martirio

La vulnerabilità al terrorismo è determinata dall'estrema povertà, dalla scarsa istruzione e dall’instabilità costante. Poiché i bambini hanno meno probabilità di capire la differenza tra bene e male, sono facilmente manipolabili e attirati dalla violenza. Proprio l’istruzione gioca un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro di un bambino. Nelle comunità povere ed instabili, i terroristi utilizzano la narrativa strategica per manipolare le giovani menti e portarle alla loro causa. Nella distorta visione della realtà propinata dai terroristi, il martirio diventa un'ambizione per i giovani. Se avessero ricevuto una corretta educazione in un contesto normale, non cercherebbero un valore nella morte. L'economia poi, game changer nella vita di una persona. Nelle nazioni povere i giovanissimi hanno maggiori probabilità di svolgere attività illegali per guadagnare denaro e sostenere la propria famiglia. L’Isis ad esempio è stata una delle prime organizzazioni terroristiche a stipendiare i giovani sotto i 18 anni, cosa che i governi locali non facevano. Negli ambienti instabili, i membri delle organizzazioni terroristiche costringono le famiglie ad inviare i propri figli a combattere per loro. Concentrarsi esclusivamente sulla leadership delle organizzazioni terroristiche non è sufficiente poiché manca il più ampio contesto socio-economico che consente loro il reclutamento. Violenze, umiliazioni e mancanza di opportunità derivano dal fallimento dei sistemi educativi e della stagnazione economica in molte parti del mondo.

Qualsiasi tipo di vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La visione del mondo salafita jihadista è sia transnazionale che transgenerazionale: l'ideologia non può essere sconfitta militarmente. La stabilità politica gioca un ruolo importante nel mantenere una nazione sicura mentre promuove programmi economici e di sviluppo. Senza tale stabilità è impossibile attuare tali progetti per aiutare i cittadini di una nazione. Il terrorismo è un’ideologia per una guerra di contenuti: istruzione e conoscenza sono strumenti essenziali per sradicare l'estremismo giovanile, motivo per cui è imperativo negare le risorse potenziali da cui attingere. E' opportuno quindi contrastare le istituzioni che assistono i gruppi terroristici nella mobilitazione e nel reclutamento.

I leader religiosi dovrebbero condannare l'estremismo giovanile, mentre lo stato dovrebbe costruire sistemi scolastici statali come alternativa a quelli religiosi privati. Necessario, infine, scardinare lo status quo che premia gli attentatori suicidi ed i loro parenti.

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