Sono giovani, in alcuni casi giovanissimi. Vengono dalla Russia più profonda. Dalle regioni più lontane dal cuore di Mosca. Quelle, per intendersi, che non danno molte chance ai loro figli. Forse con la promessa di racimolare qualche soldo, o con l'illusione di ottenere un posto fisso nell'esercito, questi ragazzi sono partiti per l'"operazione militare speciale" in terra ucraina. E, proprio in Ucraina, non hanno trovato nient'altro che la morte.
Soldati abbandonati
Il punto è che Mosca non avrebbe alcuna intenzione di riprendere le salme dei suoi soldati caduti in battaglia. Almeno questa è la versione fornita al quotidiano La Stampa dal governatore di Kharkiv, Oleh Synyehubov. Alla domanda se le autorità di Kiev informano le famiglie dei russi uccisi e poi identificati, Synyehubov ha fornito una risposta emblematica, parlando di una particolare procedura da seguire.
"C'è una procedura precisa in materia da seguire, stabilita e definita dai dicasteri competenti di concerto col ministero dell'integrazione dei territori occupati. E c'è una precisa procedura per l'identificazione dei corpi, per il loro trasporto, e per la notifica alla Federazione Russa in prospettiva della restituzione delle salme", ha spiegato il governatore. Ma sono altre dichiarazioni che lasciano piuttosto interdetti, visto che la Russia si rifiuterebbe di far rimpatriare le suddette salme. "Ci troviamo davanti un muro, le autorità di Mosca si rifiutano di far rimpatriare i corpi", ha sottolineato Synyehubov.
Vite spezzate
La guerra provoca morte e distruzione, e lo fa senza guardare in faccia nessuno. I 18enni e 20enni russi morti in Ucraina non potevano non essere considerati nemici dalle forze di Kiev. Non potevano essere etichettati come anime pure soltanto perché giovanissimi e con un futuro ancora davanti. In guerra la divisione ideale tra amici e nemici raggiunge il suo apice. E, per gli ucraini, tutti i membri dell'esercito russo che stanno partecipanto alla missione partita lo scorso 24 febbraio appartengono alla seconda categoria. Generali, comandanti, cadetti, esperti e pure ragazzini alle prieme armi: sono tutti nemici, e tutti devono essere eliminati prima che loro possano eliminare gli ucraini.
"Cosa possiamo fare se una nazione manda a combattere ragazzi di diciotto anni? Ognuno di loro fa la propria scelta, ma quando mettono piede nella nostra terra con le armi diventano nostri nemici", ha aggiunto il governatore Synyehubov. A Kharkiv ogni giorno è una battaglia, tanto è vero che poche noti fa c'è stato un intenso attacco di artiglieria e razzi grad che hanno colpito in pieno vari quartieri residenziali. "Ci troviamo in questa situazione dal 24 febbraio e siamo consapevoli di ciò che dobbiamo aspettarci dal nostro nemico. Ogni giorno ci prepariamo per un nuovo attacco, le nostre forze di difesa tengono le posizioni per le strade di Kharkiv e nella regione", ha ribadito Synyehubov.
Nel frattempo gli appartenenti alla generazione Putin spediti in Ucraina continuano a cadere come foglie in autunno. Hanno 18, 19 o 20 anni. Tanti tra i soldati russi impegnati a Kiev, Kharkiv e Mariupol sono in teoria dei professionisti.
Ma lo sono dal punto di vista burocratico, soltanto perché hanno firmato un foglio per restare nell’esercito alla fine della leva o durante l’anno di servizio. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, non hanno ricevuto preparazioni particolari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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