"Li deporteremo in Ruanda". Il pugno duro di Johnson contro i migranti

Londra ha annunciato un'intesa con il governo di Kigali con la quale si prevede di trasferire i richiedenti asilo senza famiglia a carico nel Paese africano

"Li deporteremo in Ruanda". Il pugno duro di Johnson contro i migranti

Una parte dei richiedenti asilo presenti in Gran Bretagna verranno trasferiti in Ruanda. È questa la principale norma prevista da un'intesa stipulata tra il governo di Sua Maestà e quello del Paese africano.

La firma al documento è stata apposta nelle scorse ore a Kigali, capitale ruandese. Qui erano presenti, tra gli altri, il ministro dell'Interno britannico, Priti Patel, e il ministro degli Esteri ruandese Vincent Biruta.

L'intesa prevede il trasferimento dei richiedenti asilo entrati illegalmente nel territorio del Regno Unito. Non tutti però ma, al contrario, soltanto gli adulti maschi senza mogli e figli al seguito. Le domande di asilo verranno così prese in esame direttamente dalle autorità di Kigali. Il costo dell'operazione prevista dall'intesa si aggirerà, secondo il quotidiano “The New Times”, intorno a 120 milioni di Sterline, l'equivalente di 145 milioni di Euro.

Cosa prevede l'intesa

Secondo il ministro dell'Interno britannico l'accordo raggiunto oggi con il Ruanda “darà un duro colpo ai trafficanti di esseri umani”. Priti Patel ha anche spiegato le ragioni per cui da Londra si è arrivati a varare il nuovo piano sull'immigrazione. “Lo status quo – ha dichiarato su Twitter – non è più accettabile. Le persone stanno morendo e la crisi migratoria globale ci impone di trovare nuovi modi per lavorare in partnership”.

Dal canto suo il ministro degli Esteri ruandese si è detto soddisfatto per questa nuova modalità di gestione del fenomeno migratorio. “Siamo lieti di confermare la nuova partnership con il governo di Londra – ha spiegato Biruta in una nota diramata dopo la firma dell'accordo – Si tratta di un approccio innovativo per affrontare la crisi migratoria globale”.

Entrambi i governi si dicono quindi soddisfatti. Il perché è presto detto: Londra prova a far diminuire la pressione dettata dall'arrivo di migliaia di migranti irregolari negli ultimi anni e Kigali invece strappa un accordo milionario e la promessa di futuri investimenti per l'integrazione dei richiedenti asilo.

Infatti il principio dell'accordo, sotto il profilo tecnico, appare molto semplice: la Gran Bretagna dirotta una quota importante di richiedenti asilo in Ruanda e il governo locale incassa in cambio soldi e investimenti per far inserire nell'economia locale i migranti. Per Kigali c'è anche un altro “effetto collaterale” da non sottovalutare. Il poter ricorrere cioè a una maggior disponibilità di manodopera per supportare la propria crescita economica.

Come si è arrivati all'accordo

L'intesa odierna non è per la verità la prima nel suo genere. L'accordo delle ultime ore sembra ispirarsi a misure molto simili prese negli ultimi anni in Danimarca. Qui, in particolare, nel giugno 2021 il parlamento ha approvato una legge che prevede l'esame delle domande di asilo in un Paese terzo. Ossia al di fuori del territorio danese. In caso di approvazione della domanda, la legge prevede comunque la permanenza del migrante nel Paese terzo.

Nell'attuare questo provvedimento, Copenaghen ha stretto un memorandum d'intesa proprio con il Ruanda per la costruzione qui di campi profughi in cui accogliere chi vuole presentare la domanda d'asilo in Danimarca.

La mossa di Londra si avvicina alle normative danesi e in qualche modo va anche oltre: se infatti Copenaghen ha chiuso l'accesso delle frontiere a nuovi possibili richiedenti, la Gran Bretagna ha come obiettivo l'espulsione di chi è già all'interno del proprio territorio. Questo per rispondere a uno dei problemi più significativi che riguardano le attuali politiche migratorie, quello cioè dei rimpatri.

Un vero tallone d'Achille per ogni governo che aspira a far diminuire la presenza di immigrati irregolari nel proprio Paese. Rimpatriare ha costi logistici importanti ed è inoltre reso in certi casi impossibile per via delle situazioni interne ai Paesi da cui si origina il flusso migratorio.

Con l'intesa siglata con Kigali, la Gran Bretagna spera inoltre di scoraggiare nuove partenze verso le coste meridionali dell'Inghilterra, in cui negli ultimi mesi sono aumenti gli approdi di barchini carichi di migranti partiti dalle coste francesi del Canale della Manica.

Le reazioni

Nel Regno Unito i partiti di opposizione e le associazioni umanitarie hanno condannato senza appello l'intesa con il Ruanda. E questo sia per la mossa in sé di trasferire migliaia di persone in una zona molto lontana. E sia, dall'altro lato, per la possibilità di portare i migranti in un Paese il cui governo non è tra i più fulgidi esempi nel campo del rispetto dei diritti umani. Il premier Johnson tuttavia sembra voler continuare a battere lungo questo sentiero, così come da lui stesso dichiarato nelle scorse ore durante una sua visita nel Kent.

Secca condanna è arrivata anche da Bruxelles. "L'invio di richiedenti asilo a più di 6.000 km di distanza e l'esternalizzazione dei processi di asilo non sono una politica di migrazione umana e dignitosa – ha scritto il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson – Sono stata informata della nuova strategia di migrazione del governo del Regno Unito, che credo sollevi interrogativi fondamentali sull'asilo e la protezione”.

Dall'Italia sono arrivate dichiarazioni per il momento da membri di Fratelli d'Italia.

“I ministri Lamorgese e Di Maio prendano a esempio il caso britannico e propongano al governo l'adozione di misure simili anche per gli immigrati che arrivano indiscriminatamente in Italia”, ha dichiarato Edmondo Cirielli, deputato del partito della Meloni e componente della commissione Esteri.

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