Montezemolo avvisa Prodi: «Niente vendette sul fisco»

«Liberalizzazioni? Il Paese non si può cambiare solo con tassisti e farmacie»

Adalberto Signore

nostro inviato a Rimini

È a tutto campo il Luca di Montezemolo che apre la giornata conclusiva di questa ventisettesima edizione del Meeting di Rimini. E spazia dalle liberalizzazioni alla legge elettorale, con qualche digressione sportiva sulla Juventus e la Ferrari. Per il presidente di Confindustria, però, l’accoglienza non è propriamente calorosa se la sala che ospita il suo incontro con il direttore della Compagnia delle Opere Raffaello Vignali è piena solo per metà. L’organizzazione, che venerdì era andata un po’ in confusione all’arrivo di Berlusconi, questa volta è svizzera e in men che non si dica alza su una serie di pannelli per dividere in due l’auditorium ed evitare che l’ospite abbia la sensazione del flop. Ed è sempre per la stessa ragione che Montezemolo viene fatto entrare da dietro il palco invece che, come di consueto, dagli ingressi principali.
Si parte dalla riforma dell’anagrafe tributaria proposta dal viceministro Visco e il numero uno di via dell’Astronomia predica cautela. Perché, spiega, è vero che i dati sull’evasione e sul sommerso «sono imbarazzanti per un Paese serio» ma bisogna fare attenzione «a non dare la sensazione di vendetta». Quello che serve, aggiunge, è «una vera equità fiscale». Resta piuttosto vago, invece, sul collegamento tra la riduzione del cuneo fiscale e il lavoro a tempo indeterminato: «È un tema su cui sicuramente bisogna lavorare».
Più netto, invece, sulla questione delle liberalizzazioni. Perché, spiega Montezemolo, «con tutto il rispetto non è che il Paese si può cambiare solo con i tassisti e le farmacie». «Sono cose importanti», aggiunge, ma «bisogna andare avanti» per questa strada su «energie, pubbliche amministrazioni, municipalizzate e professioni». Insomma, «abbiamo tanti vincoli da togliere a questo Paese» e «servono scelte coraggiose». Poi un esempio che scalda la platea di Cl: «Non possiamo permettere che il 27 per cento dei figli dei cittadini italiani continuino a fare il lavoro dei padri. Abbiamo bisogno di generare dinamismo e imprenditorialità».
Il presidente di Confindustria, poi, affronta la questione del dialogo, uno dei leit motiv di questa edizione della kermesse riminese di Cl aperta non a caso dall’appello del numero uno del Senato Franco Marini. Il confronto, dice, «non può essere solo un fatto di metodo» anche se «le disponibilità che sono emerse da più parti qui al Meeting sono importanti». E nella politica economica il confronto «deve significare scelte condivise nelle quali prevale l’interesse generale del Paese sugli interessi e sulle questioni di schieramento».
C’è spazio anche per il dibattito sulle riforme perché «una crescita che nel 2006 sarà di poco superiore all’1 per cento rischia di essere effimera se non verrà irrobustita da coraggiose ed importanti riforme strutturali». Le questioni cruciali, spiega, «sono tre»: governabilità, semplificazione e crescita economica, tutti temi sui quali intervenire per affrontare «in modo concreto il futuro del Paese». E se si vuole davvero la governabilità, aggiunge, serve «una riforma istituzionale condivisa da maggioranza ed opposizione, in grado di modernizzare l’assetto del Paese e di superare i troppi poteri di veto che oggi esistono negli schieramenti e lungo l’asse centro-periferia».
Infine qualche digressione sul calcio («speriamo se ne torni a parlare sui campi e non nelle aule giudiziarie») e sulla «sua» Ferrari («mai di sabato mattina», risponde scaramantico a chi gli chiede una previsione sul Gp della Turchia di oggi).
C’è spazio anche per la Fiat, che conta di chiudere l’anno con risultati «molto positivi» per l’auto e nel settore dei veicoli industriali e trattori. Ma, aggiunge, pur guardando al futuro con un «certo ottimismo», occorre continuare a lavorare con impegno per competere sulla scena internazionale. E quindi Montezemolo la butta lì.

«L’anno prossimo - dice - per noi sarà importantissimo perché lanceremo due nuove bellissime automobili, la Bravo e la Cinquecento». «Che sono macchine per giovani e per anziani, insomma - aggiunge rivolto alla platea - per tutti voi».

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