Il pifferaio Veltroni incanta i cattolici

Alessandro GnocchiMario Palmaro

Impossibile non accorgersene: Walter Veltroni sta cercando di sedurre una fetta dell’elettorato cattolico. Come il pifferaio di Hamelin, quello della celebre fiaba scritta dai fratelli Grimm, il Walter passa suonando la sua musichetta lieve a base di miele e dolci sentimenti, e schiere di cristiani in buona fede ma poco scaltri lo seguono come rapiti da una forza misteriosa. Non sanno, i poveretti, che il sommo pontefice del buonismo vuole condurli, proprio come nella fiaba, nella caverna oscura di quel relativismo all’amatriciana, che è poi il vero collante del nuovo Partito democratico. Non sanno che, sotto il vello di pecora, si nasconde il solito vizio della sinistra radical chic, che drena voti dai moderati per perseguire la trasformazione in senso nichilista della società.
I fatti parlano da soli: a sinistra si predica più famiglia, ma poi si propongono i Dico o i Cus; si agita la bandiera dei diritti umani ma poi si nega ogni dignità ai cittadini prima della nascita. Veltroni interpreta perfettamente queste capriole concettuali. Ma all’ombra dei campanili sembra che qualcuno non possa o non voglia guardare in faccia la realtà.
Il tentativo di circuire politicamente i cattolici Walter lo aveva già messo in atto nel 2000, quando aveva scritto un libro, il cui titolo è tutto un programma: Forse Dio è malato. Veltroni aveva fatto un viaggio in Africa e ne era tornato con una serie di idee originalissime: «La malaria uccide ogni anno tre milioni di bambini, quando per fermarla basterebbero zanzariere del costo di cinque dollari l’una». Una situazione «immorale per qualsiasi coscienza degna di questo nome». Veltroni padroneggia così bene l’etica, da spiegare al Papa come la Chiesa potrebbe aiutare l’Africa: «Ho provato, rispettosamente e sommessamente, a far notare che, di fronte all’emergenza dell’Aids in Africa, sarebbe bene cadessero le prescrizioni morali che indicano ai fedeli cattolici di non fare uso di anticoncezionali». Più avanti, Walter pubblica una pagina in cui un soldato tedesco in trincea a Stalingrado fa una tremenda professione di ateismo. Il male del mondo come prova dell’inesistenza del Creatore. Un’idea vecchia, che serve per introdurre la solita accusa, lanciata sotto forma di domanda sibillina: «Il mondo occidentale, il Vaticano, le cancellerie, sapevano della Shoah? (...) Quel silenzio pesa».
L’idea del titolo - quella del Dio-malato - è una mezza bestemmia, ma a Veltroni l’ha suggerita padre Alex Zanotelli. «In questo paesaggio - scrive ispirato Veltroni - sembra davvero che Dio sia morto. Invece padre Alex dice che forse è malato. Che forse non ce la fa a rimettere le cose in ordine. Dio forse l’ha fatto ammalare il mondo, con le sue incredibili ingiustizie».
Ecco: qui c’è tutto il minimalismo vincente del Veltroni-pensiero. Si potrebbe dire che se Togliatti fu il Migliore, Walter potrebbe passare alla storia come «il Minore». Nietzsche aveva anticipato tutto il terribile dramma del ’900 proclamando la folle idea della «morte di Dio», anzi dell’omicidio della divinità consumato dall’uomo moderno. Veltroni preferisce una soluzione intermedia, che possa mettere insieme atei e (certi) cattolici: diciamo che Dio non sta tanto bene.

Sembra una battuta di Woody Allen, e invece è la serissima riflessione teologica del leader maximo del progressismo italiano. A Dio serve una mano, da solo non ce la fa. Di che cosa ha bisogno? Ma è semplice: del Partito democratico.

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