Le leggerezza con la quale la sardina Mattia Santori ha ammesso di coltivare piantine di cannabis in casa potrebbe avere gravi conseguenze. "Mi faccio le canne da quando ho 18 anni, poi un giorno mia sorella rientrata da Amsterdam mi ha portato dei semi, un regalo goliardico, li ho piantati ed è andata male. Ho comprato l'occorrente e solo al terzo tentativo sono cresciuti. Insomma non solo la consumo, ma la autoproduco per uso personale", ha detto il consigliere comunale di Bologna con delega alla gioventù, intervistato da la Repubblica.
Un comportamento che oltrepassa i limiti fissati dalla legge, che ora Santori chiede che venga cambiata. Un'azione tanto più grave se si considera che la sardina, oggi, è un rappresentante delle istituzioni nella giunta Pd di Bologna. Inevitabilmente, le dichiarazioni di Mattia Santori hanno aperto un dibattito, politico e non solo. Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d'Italia, ha chiesto l'intervento di Enrico Letta per sollecitare il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, a sollevare la sardina dal suo incarico.
Nel frattempo, il consigliere comunale di Bologna della Lega, Matteo Di Benedetto, ha annunciato che verranno intraprese azioni per verificare l'operato di Mattia Santori: "A quanto pare afferma di avere coltivato e raccolto già 60 grammi e di tenere comportamenti che a suo avviso potrebbero costargli fino a sei anni di carcere. A questo punto non ci resta che avvisare polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza. Per quanto riguarda il piano politico, ricordo che ha anche la delega alle politiche giovanili. Il suo partito e il sindaco non prenderanno provvedimenti?".
Una richiesta di verifica da parte delle forze dell'ordine è stata sollecitata anche dai consiglieri comunali di Fratelli d'Italia, guidati dal capogruppo Francesco Sassone: "Riteniamo gravissimo che Santori utilizzi il suo ruolo istituzionale e strumentalizzi le commissioni comunali per farne una campagna che sponsorizza il consumo di cannabis. E dire che il sindaco Lepore gli ha affidato la delega alle politiche giovanili. É questo l'esempio che vuol dare l'amministrazione ai nostri giovani?".
Sulla vicenda è intervenuto anche l'ex procuratore aggiunto di Bologna, ora in pensione, Valter Giovannini, che durante la sua lunga carriera in procura si è occupato di indagini di droga e negli anni ha partecipato anche a diversi dibattiti, dicendosi contrario a qualsiasi legalizzazione delle cosiddette droghe leggere. "Consiglierei a chiunque voglia intraprendere azioni analoghe, di leggere meglio le sentenze della Cassazione.
Se c'è attrezzatura idonea e lampade forse la coltivazione non è da considerarsi rudimentale e quindi penalmente irrilevante, e questo al di là dell'uso personale dichiarato", ha detto Giovanni. L'ex procuratore ha poi aggiunto: "In ogni caso la valutazione spetta sempre al magistrato penale all'esito dei dovuti accertamenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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