Una Raitre totalmente votata all'informazione e alla cultura, com'è nella sua vocazione. Un po' come La7. Ma che non guardi solo a sinistra come è stato in gran parte negli ultimi decenni, aprendosi invece a una visione pluralista. Cioè che innesti sulla tradizionale identità rossa anche programmi e volti con una attenzione alle istanze conservatrici, liberali, sovraniste. Che rispecchi - insomma - la sensibilità del Paese che ha portato al governo questa maggioranza. É questo il progetto sull'area informazione (che è quella che più importa, ovviamente, ai referenti politici) che sta nella mente della nuova dirigenza della Tv di Stato che nei prossimi giorni prenderà le redini di viale Mazzini. Al vertice - come abbiamo già ripetuto altre volte - Roberto Sergio nel ruolo di amministratore delegato e Giampaolo Rossi, esperto di tv vicino a Giorgia Meloni, come direttore generale. Ma, almeno nei prossimi mesi, non ci sarà uno stravolgimento totale dei palinsesti perché non c'è tempo per farlo, si è andati troppo in là nella diatriba legata all'uscita di Fuortes da viale Mazzini e i piani di produzione devono essere pronti entro fine giugno. La Rai meloniana si vedrà nella sua completezza l'anno venturo.
Comunque, lo schema a cui si lavora è questo: Raiuno generalista con il telegiornale affidato a Gian Marco Chiocci, attuale direttore Adnkronos, i «Cinque minuti» post Tg di Vespa e le seconde serate sempre di Vespa e di altri. Raidue completamente votata all'intrattenimento, unico settore che funziona su quella rete, senza toccare comunque il Tg2 e le sue rubriche. E, quindi, Raitre con programmi di informazione e divulgazione dalla mattina alla sera. Fermo restando che - allo stato attuale - «Report» (e «Presa Diretta») al lunedì, «Cartabianca» al martedì, «Chi l'ha visto?» al mercoledì e «Le Parole» al sabato non si toccano, restano libere le serate di giovedì, venerdì e forse la domenica, a seconda delle decisioni che si prenderanno su «Che tempo che fa». Per quelle serate si pensa a programmi di inchieste, con grandi reportage, lasciando stare i tentativi di talk show di centro-destra che non hanno funzionato. Non per nulla il nome più papabile per realizzare questo progetto è quello di Nicola Porro, uno dei pochi che è riuscito a farne uno di successo. Altra idea, tutta da studiare, è una trasmissione di pura cronaca che potrebbe essere affidata a Milo Infante che ora conduce «Ore 14» nel pomeriggio di Raidue.
Capitolo Fabio Fazio: l'idea sarebbe quella di «usare» di più il conduttore su show di intrattenimento (come si fece per esempio per «Rischiatutto») sul primo canale chiudendo o ridimensionando (come numero di puntate) «Che tempo che fa», da sempre considerato un «covo» di amici radical-chic. La trattativa che ora partirà sarà anche incentrata sui costi economici: lo stipendio del presentatore è uno dei più alti in Rai, considerato fuori mercato. Se non si troverà un accordo, per lui è già pronto un contratto a Discovery.
Altri volti che troveranno più spazio nell'infotainment sono: Nunzia De Girolamo (per lei la destinazione potrebbe essere «Vita in diretta»), Roberto Poletti, Monica Setta, Laura Tecce. Tessere di un puzzle che sarà composto nelle prossime settimane.
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