
È stato scoperto perché alcuni soggetti risultano più protetti dopo la vaccinazione per Covid-19. La risposta al vaccino è influenzata dal profilo genetico individuale. Lo studio, effettuato presso l'ospedale Molinette (Torino) sui dipendenti della stessa Città della Salute, è stato recentemente pubblicato.
La pandemia da Covid-19 ha lasciato profonde cicatrici nella nostra vita. Se stiamo uscendo da questa emergenza è anche grazie allo sviluppo di nuovi vaccini che stimolano il nostro sistema immunitario a difendersi dal virus e prevenirne gli effetti dannosi. Ma è evidente che ognuno di noi ha una diversa risposta alla vaccinazione. Da una parte vi sono i soggetti che sviluppano anticorpi in grande quantità e cellule immunitarie pronte a difenderli, dall'altra coloro che, nonostante ripetute vaccinazioni, risultano ancora indifesi e a rischio malattia. Numerosi i fattori che possono spiegare questa variabilità: età (i più anziani rispondono di meno), genere (le donne rispondono in maniera più vigorosa), concomitanza di altre malattie o terapie che riducono la risposta immunitaria o, ancora, pregresso Covid-19.
Questo studio chiarisce che anche i geni sono responsabili della risposta al vaccino. La ricerca, che ha coinvolto quasi 10mila dipendenti, ha approfondito l'analisi sui fattori genetici che condizionano maggiormente la risposta ai vaccini con m-RNA ed è frutto della collaborazione di immunogenetisti, microbiologi, epidemiologi e direzione Sanitaria. L'efficacia della vaccinazione è stata misurata grazie al dosaggio degli anticorpi contro il virus del Covid-19 (Sars-Cov-2) ed all'analisi delle cellule del sistema immunitario che riconoscono il virus. Contemporaneamente sono stati esaminati alcuni geni coinvolti nella regolazione della risposta immunitaria, in particolare quelli Hla o dell'istocompatibilità (gli stessi che esaminati per gli abbinamenti tra donatore e ricevente di trapianto).
È stato così possibile riconoscere che alcuni soggetti che presentano determinate caratteristiche genetiche (come la variante Hla-A3) più facilmente produrranno anticorpi dopo la vaccinazione, diversamente da quelli con altre varianti (come Hla-A24). A seguito della vaccinazione, anche la risposta delle cellule del sistema immunitario contro il virus è diversa a seconda delle caratteristiche Hla: chi per esempio possiede la variante Hla-Drb15 riesce a difendersi adeguatamente dal virus, fino a 5 volte di più.
«La ricerca sottolinea il coordinatore Antonio Amoroso - dimostra che tra i fattori che spiegano la diversa risposta al vaccino per il Covid-19, ve ne sono alcuni legati alle caratteristiche genetiche che da sole possono predire in maniera importante quali soggetti saranno maggiormente protetti dalla vaccinazione e queste evidenze potranno essere utili per personalizzare la strategia vaccinale».
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andy49
3 Mag 2023 - 16:02
Al ricercatore e a chi scrive, sfuggono le differenze fra un vaccino classico e un mRna,altro che profili genetici!in un vaccino classico l'antigene è costituito da un patogeno o parti di esso,attenuato o inattivato perché non produca la malattia e riconosciuto come corpo estraneo dal nostro organismo,induce la produzione di anticorpi.L'antigene viene direttamente inoculato.Con gli mRna l'antigene ,la proteina Spike,viene prodotto attraverso un'informazione genica della sequenza ed è attivo oltre che stabile!cosa succede?semplice:viene prodotta ,attraverso una fase genica,una proteina attiva tossica e stabile,possiamo immaginare le conseguenze !




