Detenuta incinta di due gemelli a San Vittore. "Ma nel carcere non c'è neanche un ginecologo"

Il dato: sono oltre 90 le donne recluse e nemmeno uno specialista per le visite

Detenuta incinta di due gemelli a San Vittore. "Ma nel carcere non c'è neanche un ginecologo"

Una donna incinta di due gemelli in attesa di giudizio è ristretta presso il carcere milanese di San Vittore, dove non c'è ginecologo.

Un dettaglio non da poco, che potrebbe mettere a rischio la mamma e il bambino. A segnalarlo è Antigone, evidenziando che questo caso si somma ai molti altri registrati nello scorso anno, compreso quello di una detenuta che aveva perso il figlio. La donna era in dolce attesa, ma ebbe un malore e venne portata in ambulanza in ospedale: per il piccolo non ci fu nulla da fare.

Nella casa circondariale, purtroppo, non è presente un ginecologo, nonostante ci siano oltre 90 detenute ristrette. «Milano rappresenta un'anomalia in Italia, e continua a prevedere l'invio in carcere per donne in gravidanza, mettendo a rischio la loro salute e quella del bambino, proprio perché le strutture non sono adeguate per questo tipo di presa in carico - dice Valeria Verdolini, presidente della sede lombarda di Antigone - il 30 maggio scorso è infatti entrata in vigore un'ordinanza della Procura di Milano secondo la quale è diventato obbligatorio l'ingresso in prigione per le donne incinta o con un bambino di un anno di età e per le quali è stato previsto un ordine di esecuzione di arresto».

Una decisione che ha scatenato un polverone anche in Camera Penale, poiché la Procura aveva revocato una circolare del 2016 dove si invitava a non eseguire questa tipologia di ordini di arresto. «La detenuta ha ricevuto un'ordinanza di custodia cautelare presso l'Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) - come spiega Antigone - ma la struttura a custodia attenuata non prevede una copertura sanitaria h24, e quindi si è proceduto alla collocazione presso la casa circondariale milanese, dove tuttavia, non è presente un ginecologo». Solo su appuntamento si può essere visitati dal ginecologo. «E se c'è un'emergenza? - denuncia Veroloni -. Oggi le forze dell'ordine sono obbligate, in presenza di un ordine di esecuzione, ad accompagnare queste persone in carcere in attesa che il magistrato di sorveglianza prenda atto delle condizioni che ne impediscono la permanenza.

Ci auguriamo che la salute delle donne e dei bambini venga anteposta al resto e sia possibile applicare la sospensiva sia per chi è in attesa di giudizio che per chi è in definitiva: la durata della pena cioè non viene toccata ma solo rimandata per tutelare la madre e il figlio».

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