Dalla Farnesina alla Lega: no all'incarico Ue a Di Maio

Il ministro Tajani: proposto dal governo Draghi. Valanga di interrogazioni e insulti. I veleni dei 5s

Dalla Farnesina alla Lega: no all'incarico Ue a Di Maio

Di Maio ha abolito la povertà, la sua». È questo il commento più gettonato sui social indignati per la probabilissima nomina di Luigi Di Maio (nel tondo) come inviato speciale dell'Unione Europea per il Golfo Persico. Una rabbia che unisce la vecchia immagine del leader grillino che festeggiava il Reddito di Cittadinanza affacciato dal balcone di Palazzo Chigi al nuovo ritratto dell'ex ministro degli Esteri, pronto a partire armi e bagagli alla volta di Bruxelles, con tanto di incarico pagato da quella che una volta era l'«odiata» Europa. Tra chi se la prende con l'ex premier Mario Draghi per averlo «raccomandato» all'Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell e chi parla di «schiaffo» all'attuale governo, è tutto un florilegio di insulti. Anche il centrodestra insorge e presenta tre interrogazioni parlamentari, il ministro degli Esteri Antonio Tajani precisa: «L'incarico a Di Maio? Non è la proposta di questo governo, ma di quello precedente». Fonti Ue, infatti, nel pomeriggio avevano sottolineato che sono i governi a presentare i candidati alla carica, in questo caso il governo Draghi.

Giulio Gaia, su Twitter, parla di «sputo in faccia agli elettori italiani». E però i candidati vengono selezionati attraverso dei colloqui condotti da un panel di esperti al Consiglio europeo. Ebbene, Di Maio ha superato l'esame davanti ai tecnici europei, che «sulla base delle prestazioni», raccomandano a Borrell «di nominare il sig. Luigi Di Maio» come inviato Ue nel Golfo Persico. Di Maio, dunque, sarà chiamato a contrattare con i paesi arabi sul prezzo di gas e petrolio. L'ex ministro avrà uno stipendio di 12mila euro mensili netti, passaporto e immunità diplomatica, copertura di tutte le spese, staff compreso. Le proteste sui social arrivano soprattutto dai simpatizzanti grillini. Come l'account leonelallegro che rilancia il nomignolo «giggino a'cartelletta», affibbiato a Di Maio da Beppe Grillo: «NO a #gigginoacartelletta rappresentante europeo in Medio Oriente».

Intanto i deputati della Lega Paolo Formentini e Simone Billi, vicepresidente e capogruppo del Carroccio in Commissione Esteri presentano un'interrogazione a Tajani. «L'Ue faccia chiarezza, chi ha indicato Di Maio e in base a quali criteri? Esprimiamo forti perplessità sull'adeguatezza e le competenze dell'ex titolare della Farnesina», dicono i due parlamentari. Anche Maurizio Gasparri di Forza Italia ha presentato un'interrogazione al Senato per stoppare l'incarico. Stessa cosa ha fatto l'europarlamentare della Lega Paolo Borchia. L'ex deputato del M5s Gabriele Lorenzoni condivide la famosa foto di Di Maio abbronzatissimo durante un incontro internazionale e ironizza: «Luigi pare essersi già calato nella parte». Dai vertici dei Cinque Stelle sibilano fonti anonime: «Draghi l'ha risarcito per aver spaccato il M5s con la scissione». Gli attivisti sui social ripetono il mantra: «Draghi lo ha ricompensato per aver tradito». Scatenati i fan di Grillo. Come Carmine Noviello, che commenta così un post del Garante sul «gender gap»: «Giuda è stato pagato, ha avuto il posticino promesso».

A «Un Giorno da Pecora» su Rai Radio1 Nichi Vendola ci va giù duro: «Draghi sta cercando di riesumarlo, mai visto un cortigiano come Di Maio, col suo linguaggio fru fru». Lucio Malan, capogruppo Fdi al Senato, attacca: «Di Maio prende 1/5 dei voti necessari a superare la soglia per avere degli eletti.

Dopo solo due mesi l'Ue lo designa per un importante ruolo politico. Direi che c'è un leggerissimo contrasto con la democrazia». Ora la parola finale per la nomina spetta a Borrell. Ma Di Maio in Italia ha già messo tutti d'accordo contro il suo incarico.

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