Le fiamme si sono avvicinate alle case, ai villaggi turistici, alle spiagge, ai camping. E hanno divorato 800 ettari di bosco nel Nuorese e in Ogliastra. Canadair ed elicotteri della flotta regionale ieri mattina hanno bonificato le aree a rischio da nord a sud dell'isola e hanno arginato le fiamme divampate a Castiadas (Sud Sardegna), Santa Teresa Gallura e Santa Maria Coghinas, nel sassarese.
La situazione è sotto controllo: nonostante un'altra giornata di allerta rossa per pericolo estremo di incendi, causa il maestrale, oggi l'isola sarà declassata ad allerta arancione e gialla. Enormi i danni: il fuoco ha colpito aziende agricole, allevamenti, impianti d'irrigazione, elettrici e di pompaggio, tanto che nella zona della Baronia alcune zone sono rimaste senz'acqua potabile. Quattro i feriti, o per aver respirato fumo o per ustioni. Un pensionato è rimasto ferito per l'esplosione di una bombola a gas.
Quel che fa male è la certezza che tutti gli incendi siano stati appiccati. Dolosi. Duro il governatore Christian Solinas che esprime «ferma condanna verso gli autori di questo nuovo scempio criminale consumato a danno del patrimonio ambientale sardo» e manifesta la propria «vicinanza alle popolazioni colpite».
Solinas ha chiesto l'attivazione dei meccanismi di protezione civile europea per fronteggiare l'emergenza, mentre Confartigianato chiede una conta celere dei danni: «Non sappiamo se ci siano, e quante siano, le attività produttive travolte dalla furia delle fiamme - scrive l'associazione in un comunicato - ma di certo ci sono territori che hanno subito danni gravissimi dal punto di vista ambientale, infrastrutturale e urbano. A tutti, indistintamente, dovrà essere data l'opportunità di ripartire».
Dura anche la «diagnosi» dei geologi: «Questi incendi sono una manifestazione di appetiti e interessi criminali, come dimostra il fatto che siano tutti, o per la maggior parte, sia lungo le coste o nelle aree interne, localizzati in settori di elevato valore ambientale e paesaggistico sottoposti a tutela e vincoli, come le zone umide e stagnali di Posada parte anche del Parco Regionale di Tepilora, aree boscate del Parco Regionale dei Sette Fratelli, del Parco del Molentargius» afferma Laura Cadeddu, geologo, presidente della Società italiana di geologia ambientale, sezione Sardegna.
«In altri tempi e in altre zone avremo potuto pensare a piccoli interessi locali di allevatori e agricoltori - aggiunge - in pratica sempre gli incendi risultano come un approccio comodo degli esseri umani per il raggiungimento di finalità varie senza alcuno sguardo concreto e reale sul futuro, sul danno che si apporta».
Mentre è aperta la caccia ai piromani - sia quelli legati alla criminalità sia quelli che hanno appiccato il fuoco per interessi personali - si pensa a pene più severe per disincentivare una criminalità spietata che tuttavia agisce «indisturbata» ogni estate, in Sardegna come in Sicilia. Si agirà su due fronti: la punizione e il controllo del territorio.
«La gran parte di questi incendi sono di natura dolosa - rileva il ministro degli Interni Matteo Piantedosi - Poi la scarsa manutenzione del territorio o le condizioni climatiche sono fattori concorrenti che sicuramente rendono agevole l'azione dolosa».
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