
Mai così debole come in oltre trent'anni di potere assoluto, l'ayatollah Ali Khamenei, 86 anni, massima autorità politica e religiosa della teocrazia iraniana in cui le leggi dello Stato coincidono con la legge islamica, è ormai ben consapevole di quanto la sua stessa vita sia in gioco nella guerra di Israele contro l'Iran. È in quest'ottica che la Guida Suprema ha nominato tre possibili successori, cosciente che le eliminazioni mirate dell'esercito israeliano contro i vertici del regime di Teheran proseguiranno. I nomi dei prescelti per l'eventuale dopo-Khamenei restano ancora ignoti, ma secondo funzionari iraniani a conoscenza dei piani di emergenza bellica della Repubblica islamica - riferiti al New York Times - è stato proprio il Leader Supremo a indicare la triade di successione dal bunker segreto in cui si trova nascosto, si presume nel Nord-Est dell'Iran. Fra i prescelti non figura il figlio Mojtaba Khamenei, anche lui un religioso e vicino al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. L'erede politico di Khamenei deterrà il potere di un monarca assoluto, nei suoi variegati ruoli di comandante in capo delle Forze Armate iraniane, capo della magistratura, del potere legislativo, esecutivo e religioso, in qualità di più alto rappresentante della fede sciita. Per questo, secondo la Costituzione iraniana, il suo profilo deve rispondere a specifici requisiti: essere un teologo e giurista islamico (faqih), giusto e pio, dimostrare coraggio e abilità amministrativa, godere del consenso della maggioranza.
Per salvarsi da un omicidio che farebbe di lui un "martire" - uno dei gradi più elevati dell'esistenza secondo l'islam, perché garantisce vita eterna - l'ayatollah adesso comunica principalmente con i suoi comandanti tramite un collaboratore e ha sospeso i contatti elettronici per impedire il suo tracciamento. Tanto che Axios rivela come, a causa dell'incapacità di contattarlo, è saltato in settimana un incontro segreto tra Usa e Iran a Istanbul, al quale anche Donald Trump avrebbe partecipato, se necessario.
Eppure il messaggio dell'ayatollah sugli eredi prescelti è arrivato. E scardina il consueto processo di nomina della Guida Suprema, che di solito avviene affidandosi ai religiosi, incaricati di scegliere i nomi dalle proprie liste. Khamenei invece ha incaricato l'Assemblea degli esperti, l'organismo clericale responsabile della nomina del Leader Supremo, di scegliere rapidamente il suo successore fra i tre indicati. Un modo per garantire "una transizione rapida e ordinata e preservare la sua eredità", spiega il Nyt. "La priorità assoluta è la salvaguardia dello Stato - aggiunge al quotidiano Vali Nasr, esperto di Iran e professore di Affari internazionali alla Johns Hopkins University - È tutto calcolato e pragmatico".
Al nono giorno di conflitto, Israele continua a martellare la Repubblica islamica puntando sulle figure nevralgiche non solo del programma nucleare, ma anche del potere militare e repressivo del regime. Ieri l'uccisione di due comandanti della Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran, gruppo paramilitare che oltre a garantire la sicurezza interna ed esterna della Repubblica islamica, ha ormai un'influenza decisiva sulla politica, l'economia e la società iraniana, ed è considerato un elemento chiave nel mantenimento del potere della classe dirigente religiosa.
Fa sapere invece di essere vivo e vegeto, Ali Shamkhani, consigliere di Khamenei, nonostante le notizie contrastanti sulla sua sorte. "Era mio destino sopravvivere, ferito", scrive da suo account X pubblicato ieri mattina.
Ex potente capo del Consiglio supremo di sicurezza nazionale della Repubblica Islamica, Shamkhani - che secondo l'agenzia di stampa iraniana Irna è in ripresa in ospedale - si dice pronto a finire anche lui i suoi giorni da martire: "Mi sacrificherei cento volte per l'Iran", aggiunge. "La vittoria è vicina".