«Questo non è che l'inizio, perché già dal prossimo anno è nostra intenzione porre le basi per una legge delega di riforma della legge fiscale per cambiare effettivamente il rapporto tra fisco e contribuente e consentire all'Italia di essere in linea con gli altri Paesi in Europa». Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ieri in conferenza stampa ha confermato che la manovra 2023 rappresenta solo un primo tassello di un mosaico che si comporrà nel corso della legislatura.
«Ci dicono che introduciamo la flat tax, la tassa piatta, ma il sistema dell'Irpef è un sistema con tantissime misure che non rispettano la progressività: mi riferisco in particolare a coloro che hanno importanti redditi da capitale, redditi da partecipazione, e tutti questi soggetti pagano il 26%; mi riferisco a coloro che hanno ingenti patrimoni immobiliari, che danno in locazione, e pagano il 21%», ha proseguito. Così come in futuro si punterà a una revisione dei bonus edilizi puntando verso un'aliquota unica, allo stesso modo si cercherà di «omogeneizzare» il sistema delle imposte sui redditi salvaguardando soprattutto (par di capire dal riferimento ai detentori di patrimoni consistenti) chi ha di meno.
Ecco perché il viceministro ha precisato che «sulla flat tax ordinaria siamo intervenuti elevando il tetto da 65mila a 85mila euro, nel rispetto delle regole comunitarie» in base alle quali è consentita una soglia fino a 100mila euro per questo tipo di aliquote agevolate. «Quello che abbiamo fatto è anche una misura di contrasto all'elusione e a pratiche non certo ortodosse: prima il soggetto con i presupposti per la flat tax che nell'anno precedente aveva un ammontare inferiore a 65mila euro, nell'anno successivo poteva dichiarare anche un milione e pagare comunque il 15%», ha specificato aggiungendo che «oggi non è più possibile, se superi la soglia già da quell'anno si devono pagare tutte le imposte».
In alternativa, ha dichiarato Leo, gli autonomi possono scegliere il regime della «flat tax incrementale, che è uno aspetti più importanti nel programma centrodestra e ha una duplice finalità: contrastare l'evasione fiscale, e di stimolo alla crescita economica». Le partite Iva potranno scegliere l'applicazione di un'aliquota del 15% sull'aumento di fatturato calcolato rispetto al picco del triennio precedente. Vi sono due prescrizioni: l'incremento dei ricavi deve essere superiore al 15% e il tetto massimo per cui si beneficia della tassa piatta al 15% è di 40mila euro. Infine, ha concluso riferendosi ai premi di produzione, «abbiamo introdotto il 5% su un reddito di produttività del lavoratore dipendente: sino a 3mila euro applichiamo non il 10 ma il 5 per cento».
Per quanto concerne la «tregua fiscale», ha spiegato il viceministro, si prevede la cancellazione delle cartelle fino a 1.000 euro e fino al 2015, mentre per quelle di importo superiore il contribuente pagherà tutto l'importo, «senza sanzioni né interessi, con una rateizzazione di 5 anni». Lo spazio temporale entro cui, nell'ambito del ravvedimento operoso, si possono pagare le tasse passa da 1 a 2 anni, con una soglia di sanzione al 5%. Insomma, nessun tipo di «sanatoria» o di «condono», ma una tutela del contribuente che in alcuni casi può essere «espropriato» dal Fisco.
Le sanzioni amministrative, ha ricordato, «variano dal 120% al 220% dell'imposta, negli altri Paesi ci si ferma al 60%». Si è quindi cercato di aiutare chi «per effetto del periodo Covid, delle scarse risorse non può pagare in un'unica soluzione tutto questo ammontare».
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