Da mesi gli uffici di leva in tutto il Paese sono presi di mira per protestare contro il reclutamento forzato deciso da Putin. Ma da quando il presidente ha annunciato la mobilitazione parziale dei riservisti da mandare al fronte per sopperire alle perdite sul campo di battaglia, azioni come il lancio delle molotov contro i centri di coscrizione si sono intensificate. A colpire sono singoli cittadini, soprattutto anziani, che esprimono così la loro resistenza alla guerra in Ucraina.
Secondo i media locali, ieri in 24 ore nove uffici di reclutamento sono stati attaccati con bombe incendiarie. Oltre a Kaluga, San Pietroburgo e Podolsk, sono stati registrati tentativi anche negli edifici di commissariati militari a Kazan, Omsk, Verkhneuralsk, Rossoshi, Kopejsk e Mozhaisk, nella regione di Mosca. Quasi tutti gli autori degli attacchi sono persone di una certa età, anche pensionati con più di 75 anni, che hanno riferito di aver ricevuto chiamate da presunti truffatori che con l'inganno li avrebbero convinti ad agire. A Kaluga, dopo aver lanciato una molotov contro l'ufficio, un uomo di 77 anni ha poi minacciato di usare una granata che diceva di avere con sé. Poco dopo un episodio simile si è verificato a Podolsk, dove due uomini di 80 anni hanno dato fuoco a un altro centro di reclutamento militare lanciando una bottiglia incendiaria contro l'edificio, che ha provocato un'esplosione. Entrambi i pensionati sono stati arrestati. Un altro blitz, a San Pietroburgo, è stato ripreso da una telecamera installata dalla parte opposta della strada. Le immagini sono state diffuse dal media russo Mash e rilanciate dal sito indipendente bielorusso Nexta. Nel filmato si vede l'uomo tirare verso il portone di ingresso della struttura una prima bottiglia incendiaria, per poi tornare indietro e fare lo stesso una seconda volta mentre un passante cerca di fermarlo. Prima di essere arrestato il responsabile dell'attacco si sarebbe messo alla guida di un'auto cercando di sfondare il cancello di una casa vicina. A colpire un altro ufficio di coscrizione nella regione di Chelyabinsk sono state due donne, finite in carcere con l'accusa di incendio doloso. Anche sabato scorso era stata una donna di 62 anni ad attaccare una struttura analoga a Kazan.
Decine di città sono state teatro di proteste anche violente contro gli ordini di Putin, in particolare dopo che la Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento russo, ha approvato l'innalzamento del limite massimo dell'età per la leva militare da 27 a 30 anni, aumentando così il bacino delle persone che possono essere chiamate a prestare servizio militare. Una legge che dovrebbe entrare in vigore il prossimo gennaio e che sta suscitando molti malumori tra i russi, come quella già firmata da Putin che dal 1 ottobre impone multe fino a 30mila rubli (circa 300 euro) per chi non si presenta, senza una giustificazione, all'ufficio di leva dopo aver ricevuto una convocazione. Finora la multa in questi casi variava da 500 a 3.000 rubli (circa 5-30 euro). La legge prevede anche multe salate per i datori di lavoro che non presentano l'elenco dei loro dipendenti in età militare all'ente militare competente. La Russia aveva già approvato una legge che vietava ai richiamati di lasciare il Paese a partire dal giorno di ricezione della convocazione militare o della sua pubblicazione in un registro elettronico.
Inoltre, nel caso in cui l'interessato non si presenti al centro di arruolamento per alcuni giorni, gli sarà temporaneamente impedito di aprire un'attività commerciale, di prendere la patente di guida, di acquistare immobili o di richiedere un prestito bancario.
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