"Ragazzi, se bevete poi non guidate"

L'appello del papà al funerale del 18enne. La madre: "Fate di tutto per essere felici"

"Ragazzi, se bevete poi non guidate"

C'è un lungo striscione giallo rosso, i colori della sua squadra, all'ingresso della chiesa. «Ciao Francesco», c'è scritto. E poi un altro, srotolato a fine cerimonia dagli amici più stretti: «Per sempre con noi». Intorno alla bara di Francesco Valdiserri, ucciso a 18 anni su un marciapiede di Roma da un'auto impazzita guidata da una 23enne che aveva un tasso alcolemico tre volte superiore ai limiti di legge, solo un silenzio straziante, occhi arrossati e lacrime inconsolabili.

Lo aspettano centinaia di persone nella chiesa di Santa Maria Liberatrice, a Testaccio, il suo quartiere, per dirgli addio. Ci sono i compagni del liceo Socrate, gli amici di sempre, quelli che condividevano con lui la passione della musica, tanti giornalisti come papà e mamma, Luca Valdiserri e Paola Di Caro, firme di punta del Corriere della Sera, diversi politici. Anche la premier Giorgia Meloni, fresca di giuramento, non è voluta mancare. Con lei altri esponenti del nuovo governo. «Figlio adorato, un fratello allegro, un ragazzo felice e buono a cui piacevano la musica e il canto», lo ha ricordato il parroco. Paola si è rivolta ai tanti ragazzi presenti, quelli che hanno sempre riempito di gioia la loro casa e che saranno sempre i benvenuti, dice, invitandoli a non lasciarsi andare a momenti di disperazione e a non sprecare il tempo per essere felici. «Fate di tutto per esserlo se volete ricordare Francesco», ha detto. Anche Luca ha preso la parola per sollecitare i giovani ad essere prudenti: «Se bevete, non guidate», il suo appello. Le parole della sorella Daria sono per gli occhi di Francesco, blu come i suoi: «Facevamo a gara per quelli più belli, ma avevi ragione tu, sono più belli i tuoi. Spero di portare con me almeno un briciolo della tua brillantezza». Gli amici della band Origami Smiles, di cui Francesco faceva parte, hanno suonato in suo onore. Il pezzo scelto si intitola «Next morning». «È il primo che ha scritto quando è diventato la nostra voce», ha ricordato a Niccolò Amodeo, l'amico che era con lui mercoledì notte al momento dell'incidente e che lo ha visto morire. Camminavano al centro del marciapiede quando è sopraggiunta l'auto guidata da Chiara Silvestri, ora ai domiciliari per omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebrezza. Ieri, in contemporanea al funerale, c'è stata l'udienza di convalida del fermo presso il Tribunale di Roma. «Io non ricordo nulla, non ho visto quei due ragazzi e non so come ho fatto ad arrivare sul quel marciapiede con la macchina», ha detto al gip durante un interrogatorio drammatico, in cui si è dovuta interrompere più volte perché sopraffatta dalle lacrime e «devastata dal senso di colpa». «Tutto si è consumato in un attimo: ero in auto con un mio amico.

Stavamo scherzando, eravamo tranquilli: non pensavo potesse accadere una cosa del genere», ha continuato, negando che l'auto prima dell'impatto abbia sbandato verso sinistra prima di proseguire sul lato opposto e travolgere Valdiserri sul marciapiede. La sua posizione potrebbe aggravarsi se dove essere accertato che stavo usando il cellulare e che la Suzuki viaggiava ad una velocità superiore ai 70 km/h.

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