La Raggi lancia la sfida a CasaPound: "A Roma non c'è posto per voi"

Il sindaco di Roma risponde a distanza a uno dei leader del movimento, Simone Di Stefano, che aveva detto: "Cpi è lì da 18 anni e ci rimarrà per sempre"

La Raggi lancia la sfida a CasaPound: "A Roma non c'è posto per voi"

In piena campagna elettorale si riaccende la Virginia Raggi e CasaPound. In vista delle imminenti elezioni amministrative il sindaco di Roma ha dichiarato nuovamente guerra ai "fascisti del terzo millennio" scrivendo su Twitter: "A Roma non c'è posto per voi".

Un tweet che arriva in risposta al guanto di sfida lanciato da Simone Di Stefano, che del movimento è tra i fondatori e il segretraio, e dalla festa nazionale di Cpi "Direzione Rivoluzione" in corso di svolgimento a Grosseto ha detto chiaramente: "Tutta la vita di Virginia Raggi negli ultimi cinque anni è stata riempita solo dal pensiero di CasaPound. Tuttavia, CasaPound è lì da 18 anni e ci rimarrà per sempre. Anche quando Raggi, Gualtieri e tutti gli altri non ci saranno più".

Il tema dello sgombero dell'immobile di via Napoleone III, il feudo di CasaPound, è infatti da anni in cima all'agenda politica della Raggi, che tuttavia non è ancora riuscita nell'intento, più volte promesso, di sgomberarlo. Un fianco scoperto per la titolare del Campidoglio, che a tal proposito è stata beccata da uno degli sfidanti, Roberto Gualtieri del centrosinistra, proprio sulla questione sgombero: "Io farei quello che la sindaca non ha fatto in questi anni ossia lo sgombererei immediatamente. Da ministro ho scritto per farlo e la sindaca non è stata capace di farlo. Noi lo sgombereremo". La Raggi, però, nel confronto diretto con Gualtieri organizzato dal Fatto Quotidiano, si è affrettata a puntualizzare: "L'immobile non è del Comune, c'è un rimpallo tra Demanio e Miur. Io ho detto che sono disposta ad acquistare l'immobile di CasaPound perché voglio sia sgomberato e voglio farci dentro delle case popolari".

In realtà, la sindaca conosce bene la questione ma si è spesso abbandonata a delle promesse slogan, come quella del 29 luglio scorso quando, dopo una riunione in prefettura, la Raggi aveva annunciato con una certa sicurezza: "Lo avevo detto anni fa, ora finalmente ci siamo", in riferimento allo sgombero del palazzo in cui vivono oggi una ventina di famiglie, tra cui quelle dei dirigenti del movimento.

In barba alle promesse e agli annunci elettorali, la questione dell'occupazione dello stabile dell’Esquilino è ancora complessa. Risale al 2003 e pur se nel 2020 la pratica era finita nella lista degli immobili da sgomberare dopo il sequestro preventivo da parte della procura, non esistono ad oggi tempi certi per il provvedimento. Ed è evidentemente quanto intende rimarcare Simone Di Stefano.

Di certo, semmai dovesse avvenire, non sarà imminente e le stesse istituzioni citate dalla Raggi si sono smarcate dalla "fretta" del sindaco che al 100% non riuscirà a

mantenere la promessa che risale addirittura all'inizio del suo mandato prima della tornata elettorale del 3-4 ottobre. Poi, ammesso e non concesso che la Raggi riesca a restare al suo posto, la sfida proseguirà ad oltranza.

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