La rivincita di Vignali, dalla gogna al record di voti

Exploit dell'ex sindaco di Parma: eletto dopo l'incubo. "La gente ha ancora fiducia in me. E c'è tanto da fare"

La rivincita di Vignali, dalla gogna al record di voti
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È tornato col botto: 7.870 preferenze a Parma. Recordman assoluto, battendo la concorrenza a destra ma anche a sinistra, più su dei candidati Pd. Pietro Vignali ha portato Forza Italia al 12,12% contro una media regionale del 5,62%. E insomma, se la coalizione guidata da Elena Ugolini ha perso, lui invece ha vinto. E presto siederà fra gli scranni dell'opposizione, davanti al neo presidente Michele de Pascale. In realtà, Vignali, oggi cinquantaseienne, era già tornato, ma in Consiglio comunale a Parma, con un altro exploit, due anni fa. Ed era arrivato al ballottaggio versus l'attuale sindaco Michele Guerra, appartenente alla stessa nomenklatura di de Pascale, che la fa da padrone da Piacenza a Rimini. «Porterò in Regione i temi che mi stanno cuore - spiega lui al Giornale - Parma è l'unica città italiana sede di un'agenzia europea, l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, portata qui dopo una storica battaglia da Berlusconi, ma è una città isolata: l'aeroporto è praticamente deserto, la quarta corsia dell'autostrada da Piacenza a Modena è un miraggio e la Tirreno-Brennero finisce in un prato». E nel ridicolo. Non basta. «Parma ha un sistema fieristico importante, è la terra di Giuseppe Verdi, il musicista italiano più noto nel mondo, ed è la capitale della Food Valley che mette insieme il culatello, il prosciutto, il Parmigiano e tante altre eccellenze ma i fondi per il turismo, come quelli per le infrastrutture, arrivano fino a Reggio Emilia. L'Emilia occidentale, quella di Parma e Piacenza, è tagliata fuori, è emarginata, è la cenerentola che ora chiede finalmente una doverosa attenzione». Insomma, Vignali è un fiume in piena: parla di lotta alla criminalità e aggiunge: «Sarò il rappresentante del ceto medio. Del resto era stato lui, quando era sindaco, ad introdurre per primo in Italia il quoziente familiare al momento di riempire la dichiarazione dei redditi. E aveva redatto la Carta di Parma che sui temi sensibili della sicurezza aveva raccolto il consenso di numerosi primi cittadini, anche del centrosinistra.

Quattro anni alla grande, dal 2007 al 2011, alla guida del Comune, espugnato una prima volta dal suo precedessore, Elvio Ubaldi. «Poi - aggiunge Vignali - arrivò il tornado delle inchieste. Una prima, per abuso d'ufficio, in cui rimasi impigliato per dieci anni, per essere poi prosciolto senza nemmeno affrontare il dibattimento. Poi il procedimento che colpì il mio assessore Giovanni Paolo Bernini, arrestato e assolto a distanza di anni». A quel punto, la giunta Vignali esplose, lui si dimise e si ritrovò a fronteggiare nuove accuse, questa volta per corruzione. «Ero stanco, sottoposto ad una gogna incessante. Senza lavoro e senza prospettive, così patteggiai due anni, anche se quella era una resa ma non un'ammissione di colpevolezza. Oggi non mi piegherei e andrei a processo, certo della mia innocenza. Ma allora non ebbi la forza di resistere».

E però, come oggi per il ligure Giovanni Toti, non sembra che il patteggiamento abbia spezzato il legame con l'opinione pubblica. «L'ho visto in occasione di queste elezioni - conferma Vignali - la gente mi cercava e sottolineava il suo consenso alla mia candidatura». I risultati delle urne hanno confermato questa impressione. Il ritorno era atteso e ritorno è stato. «Ora mi batterò per queste province dimenticate a Bologna e mi conforta che proprio in queste ore il piacentino Tommaso Foti sia diventato ministro». Vignali farà il pendolare fra Parma e Bologna, ma l'occhio sarà rivolto a Roma.

Con il piede sull'acceleratore dei tanti progetti in rampa di lancio. E un sogno declamato ad alta voce: «Quando si trattò di scegliere dove costruire la stazione dell'Alta velocità, fu preferita Reggio Emilia, casualmente la città di Prodi. Ma noi vogliamo una stazione a Parma».

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