Una moschea a San Siro. Un nuovo centro islamico sta spuntando a Milano, improvvisamente, in un momento delicato, in un quartiere critico e nell'ambito di un disegno che pare andare molto oltre i confini della città.
Ponti, attrezzi, saldature: si vede un gran fermento in via Gianicolo, a due passi da quel «Quadrilatero» che, da epicentro di tensioni sociali e disagi, ormai da molti anni è candidato a diventare la prima banlieue italiana. Sui social, la fondazione «La Misericordia» non si nasconde: «Grazie ad Allah onnipotente e grazie alle vostre preghiere e donazioni - si legge, tradotto dall'arabo - sono iniziati intensamente i lavori sui dipinti della moschea di San Siro finché non sarà pronta per l'apertura all'inizio del mese benedetto del Ramadan». Il ramadan, quest'anno avrà inizio a marzo. «Vi invitiamo a visitare il luogo e fermarvi per il completamento dei lavori nella moschea, che avrà un ruolo importante nella zona di San Siro, e vi invitiamo a donare attraverso il conto della Fondazione Al-Rahma, o a donare materiale edile (...) e invitiamo anche (...) a partecipare ai lavori».
Le parole, mai come in questo caso sono rilevanti. Milano ha decine di centri musulmani. Un opuscolo del Centro ambrosiano di dialogo con le religioni, limitandosi ai «più importanti centri culturali islamici», ne contava una quindicina nel solo capoluogo. Questi sono formalmente centri culturali ma - dal punto di vista urbanistico, e della sicurezza - non luoghi di preghiera.
Ma il piano del Comune di Milano, andato avanti al rallentatore fra mille resistenze, perplessità e ripensamenti - indotti anche da una tendenza restrittiva della Regione - prevede al momento un unico grande spazio di preghiera: una sola vera moschea, in via Esterle, zona via Padova, estremità opposta della città.
La distinzione fra moschee e centri «culturali», in questi anni, è stata poco praticata e ciò ha creato tensioni, vertenze legali e polemiche con un diffuso disagio per il proliferare di luoghi di culto abusivi («informali» ha sempre detto il Comune) e incontrollati. D'altra parte, verso nuovi luoghi di preghiera spingono gli oltre 200mila musulmani stimati nella «grande Milano». Sul sito ufficiale della Fondazione, si cercano fondi e si dà notizia di due grossi progetti, capofila la «Mercy foundation». Uno a Baranzate (immobile comprato all'asta al prezzo di 100.000 euro, previste ristrutturazioni per altri 100.000) e uno a Carnate, in Brianza (è stato comprato un immobile per oltre 450.000 euro). «Il tema che preoccupa è il dilagare della Fondazione Misericordia» confida un amministratore locale dell'hinterland. E anche chi non è affatto contrario ai luoghi di culto, sulle modalità seguita a San Siro, ha molte riserve. Come Alessandro De Chirico (Fi), che intende fare chiarezza anche incontrando l'imam: «La libertà di culto è sacrosanta e il compito dello Stato e a cascata delle istituzioni locali è garantire questo principio, ma nel pieno rispetto delle regole», dice su via Gianicolo. «L'area - osserva il consigliere comunale - è a mio avviso non idonea ad accogliere i fedeli. Il quartiere è già sotto pressione per il degrado, l'alto numero di alloggi occupati».
«Ho immediatamente avvisato le autorità competenti e mi attiverò subito per verificare se esiste un titolo edilizio per realizzare al posto di un'autorimessa un luogo di culto. Certo - osserva - l'iniziativa della Fondazione La Misericordia mi pare partita con il piede sbagliato e, diciamo, non in maniera trasparente».
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