Quando violare la legge è «democratico»

In Italia è in vigore, anche se nessun Parlamento sembra averlo ancora ratificato, uno «Statuto della buona protesta»: c'è chi più bisticciare con Stato e leggi e c'è chi non si può azzardare ad alzare la voce. Lo sciopero fiscale ha fatto uscire allo scoperto una marea di legalitari. Ah, ma come si fa ad avallare la disobbedienza alla legge? Ma che dite mai: incitate alla violazione delle norme. Suvvia, siete degli evasori egoisti e cattivoni. Veltroni ci ha addirittura raccontato che con lo sciopero fiscale si disfa l'Italia. Il povero Calearo, numero uno dei meccanici, si è dovuto sentire le predichette moraliste dei suoi compagni di Confindustria. Fermi, stop. Ragioniamo un momento.
L'Italia è zeppa di proteste che portano a continue violazioni della legge. Non è un buon motivo per continuare a farlo, ovviamente. Ma questi sepolcri imbiancati di legalità spuntati come funghi fanno senso.
Si parte da giovani. Non vi è scuola che non si sia beccata la sua sana occupazione. Muccino ci ha pure fatto uno dei suoi primi deliziosi cortometraggi. È forse rispettoso di un sano principio di convivenza e di un bel numero di norme penali l'occupazione di locali pubblici tollerata e incentivata nella sua retorica formativa da professori e opinionisti? Ma figurarsi.
Nelle settimane scorse i bagagli dei passeggeri in transito da Fiumicino non arrivavano a destinazione perché i lavoratori dello scalo avevano adottato una tecnica tutta loro di sciopero fai da te: boicottavano le macchine per la distribuzione e le valigie dei turisti si bloccavano. Tutto messo a tacere.
Per anni, un giorno sì e un giorno no, le autostrade sono state bloccate da operai molto tosti e molto seccati con i propri datori di lavoro (gli specialisti erano gli operai dell'Italsider a Genova e quelli ex Alfa a Milano). Non vi stiamo a raccontare che legalità fanno rispettare i prefetti a favore degli automobilisti in coda e inferociti. Le Ferrovie dello Stato devono avere a che fare con bande di occupanti e protestari di tutti i colori. Bazzecole, direte.
Andiamo avanti. Abbiamo ipotecato il futuro dei trasporti di questo Paese (e non si esagera) perché quattro scalmanati si sono messi in mente di fare i No Tav, contro l'alta velocità in Val di Susa, e hanno bloccato i cantieri. E con questi protestari che si fa? Niente, per carità. Ah questa sì che è una protesta giusta, con una bella fetta di consenso da parte di tutti. Un sindaco della Margherita, mica un reazionario, nei giorni scorsi ha dovuto sottostare alla protesta, insensata, della piazza che non voleva fargli aprire degli ecologici inceneritori. E si è trovato solo, con la sua maggioranza evaporata. Tutti a protestare per la mondezza di Napoli e a tirare sassate al povero Bertolaso.
La lista delle illegalità commesse ogni giorno sull'altare della protesta è talmente lunga che occorre fermarsi a questi pochi ed eterogenei spunti. Ma insomma quando invece si inizia a parlare di una protesta contro il fisco, apriti cielo. Come gira il vapore? A quale strana legge fisica siamo sottoposti? Immaginiamo quale sarebbe la reazione dello Stato se le Agenzie delle entrate venissero occupate giorno e notte da contribuenti inferociti, o se l'ingresso dei funzionari del ministero del tesoro fosse ostacolato da picchetti di commercianti No tax, e se pattuglie di dipendenti si mettessero a bruciare cartelle esattoriali davanti a palazzo Chigi, o se qualcuno si mettesse a tirare sassate alla macchina di Visco (per carità, sarebbe una sciocchezza criminale).
La prima reazione istintiva è quella di urlare al complotto del politicamente corretto. È un errore «nella misura in cui» (perfetta locuzione da occupazione studentesca) l'ingrediente principale di una protesta di successo è ottenere una corrente di simpatia.
Lo sciopero fiscale non può essere lo sciopero di un blocco sociale contro un altro, non può semplicemente nascere dalla contrapposizione tra lavoratori autonomi e dipendenti, tra piccola e grande impresa. Fino a quando non si capirà che il senso ultimo di questa protesta è la lotta del cittadino onesto contro lo Stato predatore, la sua forza sarà solo di parte. Il livello del sopruso fiscale è arrivato al punto tale da mettere nella stessa squadra il para subordinato, a cui hanno elevato i contributi al 26,5%, con gli imprenditori che pagano le imposte sui redditi di impresa più alti d'Europa. Il segreto dello Stato esattore, fino ad oggi, è stato quello di mettere l'accento sulle cifre evase.

Il segreto dello sciopero fiscale deve essere quello di mettere in evidenza le cifre riscosse. L'eroe dello sciopero fiscale non è Valentino Rossi; è il signor Rossi, che con il suo lavoro da gennaio a luglio lavora per pagare le tasse.
Nicola Porro
http://blog.ilgiornale.it/porro

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