Riconoscimento

Sono testimoni di una tradizione ultrasecolare che trova in Milano il suo fulcro nodale. Le Soms, Società operaie di mutuo soccorso, hanno disegnato la storia della città come capostipite nella crescita sociale del Paese. E, in linea con lo sviluppo generale della società, la loro complessiva evoluzione, così come le sofisticate ramificazioni, svolgono ancora un ruolo primario nella vita culturale tour court. Un compito sociale svolto nel segno di una continuità storica che ha saputo creare, lontano da apparenze e clamori, un legame indissolubile con il tessuto cittadino. Con l’imprimatur, talvolta, di riconoscimenti ufficiali che, al di là di ogni tentazione propagandistica o «marchettara», così diffuse nel costume d’oggi, ne accompagnano la quotidiana attività. Come il premio straordinario «Culla della formazione europea» assegnato dall’Osservatorio Parlamentare Europeo, solo pochi giorni fa, all’Università Popolare di Milano, nella persona del rettore Giuseppe Catapano, presso la Camera dei Deputati. Dal 1901 a tutt’oggi, l’istituto è la rappresentazione di oltre 100 anni di storia che si identifica e si integra con il movimento delle Università Popolari, realtà solida e influente già nel primo decennio del Novecento, ma che deve le sue origini alla metà del XIX secolo, sulla scia degli statuti liberali, conseguenza dei moti europei del 1848. E - non dimentichiamolo - di una tradizione (e di una scuola) di avanzamento sociale di matrice scandinava, che si è via via riverberata a sud, lungo l’asse verticale del vecchio continente.
Milano ha ben presto recepito il «messaggio» del Grande Nord, diventando elemento ricettivo e a un tempo catalizzatore delle componenti socio-economiche e culturali di un modello che, dal allora, si sarebbe replicato senza soluzione di continuità. Del resto, non è un caso de le Soms, nate come esperienze associative insieme con il primo sviluppo industriale, trovano in Italia già una regolamentazione a livello legislativo fin dal 1886. E’ il 1901 quando, in via Ugo Foscolo 5, l’Università Popolare comincia il suo cammino. Gabriele D’Annunzio, non a caso, pronuncia il discorso inaugurale. Era stata fondata da Ettore Ferrari un anno prima, con il fattivo concorso di gruppi di impiegati e lavoratori. Obiettivo: dare a tutti, indipendentemente da estrazione o appartenenza sociale, economica o religiosa, la possibilità di crescere, come individuo, per avere un ruolo riconosciuto nella società.
Un altro esempio, un’altra conferma: la Società Umanitaria, con sede in via Daverio, alle spalle del Palazzo di Giustizia, è a buon diritto una delle principali e attive istituzioni culturali di Milano. Nata nel 1893 grazie al lascito testamentario di Moisè Loria, mecenate milanese di origine mantovana, dava all’aggettivo «umanitario», per volontà del suo mentore, non il senso di semplice assistenza e beneficenza, quanto piuttosto la promozione dell’individuo mediante lo studio, l’istruzione, il lavoro, l’applicazione, l’affermazione della volontà e della vocazione. Missione squisitamente e profondamente laica, quella dell’Umanitaria. Se è vero come è vero che la identificava uno statuto assolutamente innovativo per quei tempi: l’assistenza ai più deboli, infatti, non doveva essere una caritatevole quanto poco produttiva elemosina, quanto piuttosto, nel pieno rispetto della dignità dei singoli, attraverso una volontaria, personale, consapevole elevazione del soggetto, ricercando i propri valori umani e intellettuali, per perseguire un fine di ordine sociale ed economico. In questa «pratica», c’è tutta la concretezza, l’operosità e la filosofia della propensione all’agire di una grande città come Milano. Del resto, non è un caso se la Società Umanitaria si è ramificata ben oltre i confini del capoluogo, attraverso iniziative permanenti in ogni angolo della penisola.
La storia di milano, insomma, è intrecciata a filo doppio con lo sviluppo del mutuo soccorso, nell’idea di darsi una mano l’un l’altro. Altro esempi: soggetti come la Società Ordine e Lavoro, nata nel 1884 tra gli ex Martinitt e attivissima tutt’ora, o l’Istituto delle Case Operaie, per garantire un’abitazione decorosa alle famiglie dei lavoratori: tutti punti di riferimento sociale e valoriale, oltre che - naturalmente ed efficacemente - economico, che hanno tracciato la «via milanese» all’assistenza.
Dal dopoguerra ad oggi, le società di mutuo soccorso, in linea con i cambiamenti del Paese, sono andate via via a identificarsi con l’assistenza sanitaria integrativa, applicata in modo puntuale, generalmente efficiente quanto efficace. L’appartenenza a questi enti - grandi e piccoli - è gelosamente custodita e coccolata dai soggetti iscritti, che la vivono come «cosa propria», da non confondersi con il calderone indeterminato dell’assistenza pubblica generalizzata.

Una realtà assolutamente significativa, se pensiamo che oggi sono bel oltre le cento unità le società di mutuo soccorso che aderiscono alla Fimiv, Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria, fondata nel 1900, proprio in occasione del primo congresso generale delle Soms.

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