Riccardo CervelliA un congresso della Sinu a confronto scienziati di cinque Paesi del mondo. Non demonizzare i singoli nutrienti o alimenti, ma suggerire diete equilibrate e abbinate a stili di vita sani. Concepire linee guida in ambito nutrizionale basate su seri studi scientifici e tarate sulle specifiche esigenze di ogni singola popolazione e fascia di età. Rendere il linguaggio e la comunicazione in ambito alimentare più fruibile da parte dei cittadini. Sono tra i più importanti messaggi usciti dal workshop «Alimenti e dieta: innovare la tradizione», organizzato nella cornice del trentaseiesimo Congresso nazionale della Sinu (Società italiana di nutrizione umana, tenutosi a Firenze. Intorno al tavolo del workshop sei rappresentanti dei medici e dei nutrizionisti di cinque Paesi (Australia, Cina, India, Stati Uniti e Italia) che corrispondono a circa tre miliardi di persone.I messaggi mediatici che lanciano allarmi su possibili rischi legati a singoli alimenti abbondano, ma le persone sono sempre più confuse e finiscono per abbracciare tendenze più dannose che salutari. «Al di là della robustezza del dato scientifico - afferma Furio Brighenti, presidente della Sinu - è un approccio sbagliato, soprattutto a livello comunicativo ed educativo, perché sposta l'attenzione su un singolo nutriente o un singolo alimento senza considerare la dieta nel suo complesso». Una tesi condivisa anche da Laura Rossi, nutrizionista del Crea-Nut, l'ente di ricerca che elabora le linee guida italiane: «Non esiste un alimento o un nutriente che di per sé faccia bene o male. A parte casi specifici, legati a esempio alla presenza di allergie, ogni alimento è idoneo se consumato in quantità adeguata e inserito in una dieta bilanciata, soprattutto se associamo uno stile di vita sano». È un errore proporre linee guida drastiche senza tenere conto delle esigenze specifiche di ogni fascia di età e delle culture alimentari di una determinata popolazione. «È sbagliato pensare in modo prescrittivo al singolo cibo, anche perché il bisogno di nutrienti varia nelle diverse fasi della vita», asserisce l'americana Joanne Slavin, docente di nutrizione presso l'Università del Minnesota. E prosegue: «Negli Usa, anche se ci sono sufficienti evidenze scientifiche riguardo al fatto che i grassi saturi sono associati alle malattie cardiovascolari, fissare un limite preciso all'assunzione di grassi saturi e colesterolo non ci è sembrato una buona idea perché molti cibi ricchi di colesterolo come uova, prodotti caseari e carne sono anche fonti importanti di proteine, minerali e vitamine. Ecco perché nelle nostre linee guida raccomandiamo una dieta basata su una maggiore assunzione di carboidrati e una minore di grassi saturi e colesterolo, ma senza mai dare divieti assoluti».Un esempio della scarsa efficacia di un approccio «riduzionistico» circa un singolo alimento, come a esempio lo zucchero, arriva dalla Cina, dove se ne consuma pochissimo, ma l'obesità è un problema. In conclusione, c'è sempre molto da studiare per individuare le diete che apportino i corretti quantitativi di nutrienti in funzione di età, stili di vita e culture alimentari già esistenti. Raggiunti questi obiettivi, è auspicabile comunicarli in modo pratico. «Quando andiamo a fare la spesa al supermercato ricorda Robert Gibson, del Dipartimento di Functional Food Science dell'Università di Adelaide (Australia) non pensiamo a comprare singoli nutrienti, ma del cibo».
Forse, quindi, è meglio ragionare sui prodotti della tradizione e sui nuovi che arrivano sul mercato, e innovare il modo di proporli in un'ottica salutare utilizzando il linguaggio della vita quotidiana. Senza dimenticare che le calorie assunte vanno anche smaltite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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