Torna a muoversi l'iceberg più grande al mondo: perché non è una buona notizia

Era rimasto incagliato per quasi 40 anni ma adesso è tornato a farsi trascinare dalle correnti l'iceberg più grande al mondo: ecco quanto è grande A23, qual è il suo destino e il ruolo dell'intelligenza artificiale per i giganti di ghiaccio

Torna a muoversi l'iceberg più grande al mondo: perché non è una buona notizia

Si chiama A23 e potrebbe soltanto sembrare un enorme iceberg come tanti altri ma non solo si tratta del più grande al mondo ma è tornato a muoversi dopo 30 anni: per tutto questo periodo è rimasto incagliato nel Mare di Weddell, la porzione più meridionale dell'Oceano Atlantico che si trova a ridosso del grande continente antartico.

Quanto è grande A23

Fu nel 1986 che l'iceberg si staccò dalla costa antartica ma rimanendo, per tutti questi anni, sempre fermo nella stessa posizione diventando una specie di isola di ghiaccio. Le dimensioni sono enormi: circa quattromila chilometri quadrati, più del doppio della città di Londra come sottolinea la Bbc ma non è finita qui: il suo spessore è di 400 metri, un vero e proprio colosso bianco. Il suo movimento è stato osservato dal satellite Copernicus Sentinel-1, del programma di osservazione della Terra da parte dell'Agenzia Spaziale Europea e della Commissione Europea, che ne ha notato i movimenti e ripreso tutto dallo Spazio.

Il passato dell'iceberg

Qualche segnale di movimento, in realtà, A23 lo aveva già dato nel 2020 ma soltanto negli ultimi tempi, grazie ai venti e alle correnti marine dopo quasi 40 anni è tornato a muoversi in direzione dell'area settentrionale della Penisola Antartica. Gli esperti in glaciologia spiegano che come accade per la maggior parte degli iceberg del settore di Weddell, A23 "verrà quasi sicuramente espulso nella Corrente Circumpolare Antartica, che lo scaglierà verso l'Atlantico meridionale lungo un percorso che è diventato noto come 'vicolo degli iceberg'", dichiarano all'emittente britannica.

Un'altra tesi per il suo movimento riguarda la progressiva riduzione del ghiaccio che ha consentito di "staccarsi" e iniziare il suo movimento. "Alla fine, tutti gli iceberg, per quanto grandi, sono destinati a sciogliersi e ad estinguersi", spiegano gli esperti. In ogni caso, A23 deteniene il primato come quello più grande al mondo dal momento che A76, un altro colosso di ghiaccio grande oltre 4.300 chilometri quadrati, si è disgregato dopo essersi staccato dall'Antartide nel 2021. Il record che resiste ancora oggi dell'iceberg più grande mai documentato, però, rimane a B15 che si staccò dalla piattaforma di Ross, sempre in Antartide, nel 2000: rispetto a quello odierno era grande più del doppio con una superficie pari a circa 11mila chilometri quadrati.

Una fonte di nutrienti

Gli scienziati monitoreranno attentamente A23 che, se dovesse prendere la direzione della Georgia del Sud, potrebbe causare problemi ai milioni di foche, pinguini e altri uccelli marini che si riproducono sull’isola. Come mai rappresenta un pericolo? "La grande mole di A23 potrebbe interrompere i normali percorsi di foraggiamento degli animali, impedendo loro di nutrire adeguatamente i loro piccoli". Ma non sono soltanto un pericolo per gli animali e la navigazione: una volta sciolti del tutto, in mare rimane una specie di polvere minerale incorporata all'interno del ghiaccio di quando facevano parte dei ghiacciai che raschiavano il letto roccioso dell’Antartide: gli scienziati spiegano che questa polvere è molto preziosa per la catena alimentare oceanica perchè è una ricca fonte di nutrienti. "Molti di questi iceberg sono vivificanti, ossia il punto di origine dell'attività biologica", ha affermato la dott.ssa Catherine Walker, della Woods Hole Oceanographic Institution.

L'intelligenza artificiale per il ghiaccio marino

I moderni mezzi tecnologici a nostra disposizione ci consentiranno di monitorare la vita degli iceberg nell’Oceano Antartico: tutto questo verrà fatto tramite l'intelligenza artificiale con gli scienziati che saranno in grado di tracciare il loro ciclo dai dati che arrivano dai satelliti. Lo studio in questione è pubblicato sulla rivista Remote Sensing of the Environment. "Questo nuovo approccio può identificare gli iceberg in ambienti dove c’è molto ghiaccio marino, cosa che in precedenza non era possibile. Utilizzando questo strumento, gli scienziati saranno in grado di individuare gli iceberg quando si staccano e seguirli durante tutto il loro ciclo di vita fino alla loro scomparsa, costruendo un quadro più completo delle dinamiche degli iceberg nell’Oceano Antartico", hanno spiegato i ricercatori della British Antartic Survey.

Essere in grado di monitorare e prevedere quanti miliardi di tonnellate di ghiaccio si scioglieranno negli oceani del mondo "è una sfida importante a causa della fisica

complessa e dell’interazione tra oceano, ghiaccio e atmosfera", ha dichiarato Scott Hosking, capo del BAS AI Lab e co-direttore del Turing Research and Innovation Cluster in Digital Twins presso l'Alan Turing Institute.

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