Signorile e brillante, aveva i valori liberali e Forza Italia nel cuore

Chiamò in redazione quando erano state occupate le università: difendeva il diritto allo studio

Luca Palmegiani
Luca Palmegiani
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«Ah, ho dato per scontato che ti ricordi chi sono... Sono Luca Palmegiani, portavoce nazionale del movimento universitario di Forza Italia, ci eravamo sentiti per il comunicato contro le occupazioni delle Università a Milano». Certo Luca, che ci ricordiamo di te. Eri uno di noi, uno che si batteva coraggiosamente contro le occupazioni degli atenei da parte dei militanti politicizzati, uno studente che non tollerava che le lezioni destinate a tutti fossero interrotte o disturbate da pochi violenti. «Chiediamo che venga ripristinato l'ordine e la legalità all'interno dell'ateneo» dicevi a maggio, da responsabile di «Studenti per la Libertà», quando la Statale e le altre università erano piene di tende, in preda al vandalismo istituzionale e culturale di collettivi e centri sociali, i cosiddetti «pacifisti». «Abbiamo preparato un comunicato di risposta per invitare le autorità universitarie a non permettere tutto ciò» scrivevi quando si annunciava in via Festa del Perdono la presentazione di un libro che in modo delirante esaltava gli attacchi 7 ottobre, mentre tu quel giorno condividevi il Magen David.

Eri uno studente liberale. Brillante, signorile, entusiasta e amante della vita. «Ragazzi, dopo la riunione, ape...» ti ricordano dolcemente i tuoi compagni di militanza, increduli dopo il tuo addio. Eri un liberale, di quelli che ancora capita di incontrare come frutto di un singolare coincidenza di tradizioni familiari, buone letture, carattere. Una figura rara e quindi ancor più preziosa nel mare di conformismo «de sinistra» che ha devastato le nostre facoltà. «Ieri sera - ci scrivevi neanche due mesi fa - in Senato è stato presentato il Manifesto nazionale per il diritto allo studio, nato da quella manifestazione che facemmo in Cordusio a Milano tempo fa, contro le occupazioni delle Università e le violenze dei Pro-Pal». Eri un amico di Israele: non ti pareva giusto che lo Stato ebraico, attaccato su tutti fronti, da sempre, venga additato come il problema, reietto fra i Paesi del mondo, mentre regimi autoritari e assassini (quelli sì) proseguono indisturbati la loro opera di oppressione e violenza. Avevi 25 anni, quando sei nato il Cavaliere era già stato al governo, ed eri un berlusconiano fatto e finito. Con Silvio avevi idealmente un rapporto personale, gli parlavi: «Spero che tu sia felice per quello che abbiamo fatto» gli dicevi solo pochi mesi fa. Avevi firmato la nostra petizione per Berlusconi al Famedio. Forza Italia era «la mia casa» dicevi. «Credo nella sua storia, nei suoi valori». Credevi nella libertà, credevi nella giustizia giusta, non eri un reazionario, pensavi che nelle università dovessero poter studiare anche le persone detenute. Credevi nel libero mercato, nel taglio delle tasse, in un'Europa «forte e unita» ma non «formato tecnocrazia», credevi nella libertà individuale in tutte le sue forme. Nell'uomo e non nello Stato.

Credevi nell'Occidente come motore di libertà, credevi che il Comunismo fosse un mostro totalitario, celebravi la caduta del Muro. Credevi. «Credo che dopo la vita terrena ci sia un altro luogo in cui tutte le anime si ritrovano», scrivevi dopo la scomparsa del tuo Presidente. Certo Luca, che ci ricorderemo chi eri.

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