Lettura e giudizi contro corrente rispetto al primo fracaso stagionale, in viaggio, del Milan di Stefano Pioli, sottoposto a un tiro incrociato figlio della solita banale tecnica (lodi per il successo, critiche feroci per le sconfitte). Un numero per cominciare può spiegare tanto: quello col Toro di domenica notte 30 ottobre 2022 è l'insuccesso numero uno in trasferta maturato dopo un anno (novembre 2021 il precedente), badate bene un anno non un mese, di striscia positiva. Controcorrente si muove anche il club che proprio ieri sera ha convocato in sede Stefano Pioli per rinnovargli in modo concreto la piena fiducia con la firma del rinnovo contrattuale valido fino al giugno 2025. Mossa ancora più significativa perché avvenuta alla vigilia dell'altro delicato snodo della stagione, lo spareggio Champions con il Salisburgo per la conquista degli ottavi (prima volta dopo otto anni).
Ma torniamo ai punti, uno per uno, più discussi dell'evento eccezionale contro i granata. E cominciamo dai cambi nello schieramento iniziale. In un periodo in cui si accumulano infortuni, procedere al turnover è indispensabile se non si vuole correre il rischio di stressare i titolarissimi e restare senza benzina nel serbatoio. Piuttosto l'unico rilievo, critico, da riservare al tecnico è un altro: col Toro pronto a rilanciare col portiere, schierare la difesa in avanti, non si è dimostrata una scelta azzeccata. Gli attaccanti granata, come posizione, sceglievano di restare alle spalle di Gabbia e Tomori sapendo che su quei lanci non c'è fuorigioco.
Il capitolo più interessante resta quello riservato a Leao. Non ha fatto bene Pioli a sostituirlo dopo l'intervallo: ha fatto benissimo! Quei due errori, fatali, in apertura di serata, hanno incanalato la sfida sui binari sbagliati. A quel punto, colto dal senso di colpa, il portoghese ha provato a rimediare ripetendo una mira da rugby. Dicono: uno come Leao non si cambia mai. Sbagliato: perché significa trattarlo in modo diverso; il portoghese già a Zagabria nel primo tempo avrebbe meritato di restare sotto la doccia, poi si è salvato con un paio di accelerazioni.
Infine la storia del mercato insufficiente. Lo hanno scoperto oggi, qui è stato segnalato a fine agosto. Il vero deficit, bisogna dirlo con estrema franchezza, è questo CDK che non riesce a liberarsi delle sue fragilità, caratteriali e fisiche. Non ha mai aggiunto nulla, forse ha tolto qualcosa. È vero che l'assenza di Bennacer ha pesato ma nessuno può permettersi di avere due repliche perfette per ogni ruolo. All'Inter, in assenza di Brozovic, per esempio, pur disponendo di Asllani, Inzaghi ha fatto ricorso all'abilità di Calhanoglu. In altre occasioni, la coppia Tonali-Pobega ha funzionato quasi alla perfezione. Nessuno sottovaluti la differenza di rendimento tra Maignan (assente da 8 turni) e Tatarusanu che è un portiere affidabile e basta: para il parabile.
Allora la conclusione è una sola: se in una serata storta, capita che 7-8 rossoneri siano al di sotto dello standard di rendimento (a cominciare da Theo Hernandez), è difficile che si possa risalire la china di un risultato compromesso per un paio di sbandate difensive.
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