Costi, ritardi e problemi: cosa succede al caccia Usa di sesta generazione Ngad

Il nuovo caccia Ngad di sesta generazione degli Usa costa troppo, e si sta pensando di rivederne il progetto

Costi, ritardi e problemi: cosa succede al caccia Usa di sesta generazione Ngad
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Gli Stati Uniti stanno sviluppando un nuovo caccia di sesta generazione, il Ngad (Next Generation Air Dominance), per modernizzare la propria flotta di velivoli da superiorità aerea pensati per i conflitti del futuro, ovvero per sostituire gli F-22 “Raptor” attualmente in servizio nell'U.S. Air Force a partire dalla fine di questa decade. Il programma Ngad è stato avviato nel 2014 con lo studio Air Dominance Initiative della Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), mentre due anni dopo, l’Usaf ha avviato il proprio programma Air Superiority 2030, che nel 2018 si è evoluto nel programma Ngad come lo conosciamo oggi.

Il futuro caccia di sesta generazione si ritiene che sia un aereo supersonico con equipaggio, capace di azioni a lungo raggio, cyber-resiliente, costruito con capacità di auto-guarigione e possibilità di trasportare armi laser, senza dimenticare nuove suite di guerra elettronica, sensori, capacità di gestione del campo di battaglia e interconnessione multidominio che ne fanno un vero e proprio “sistema di sistemi”. Il Ngad avrà una nuova motorizzazione (si parla di propulsori a ciclo variabile per ottimizzare il rapporto spinta/consumi) e soprattutto, da requisiti, avrà la capacità di interagire con droni da attacco (Collaborative Combat Aircraft – Cca), di cui l'Usaf intende acquisire 100 esemplari come prima commessa (1000 in totale).

Attualmente sono due le industrie statunitensi che si stanno adoperando per costruire i prototipi del Ngad: Lockheed-Martin e Boeing, con Northrop-Grumman che si è ritirata dal concorso nel 2023.

Il progetto è ambizioso e soprattutto costoso, e proprio sulla questione dei costi di sviluppo ed esercizio, recentemente l'U.S. Air Force ha stabilito una revisione dei conti per la quale il Ngad così come progettato potrebbe essere a rischio, con la possibilità che si debba eliminare qualche caratteristica essenziale del velivolo.

In un comunicato stampa risalente a maggio 2023, il segretario dell'aeronautica Frank Kendall aveva spiegato che “la piattaforma Ngad è un elemento vitale della famiglia di sistemi Air Dominance, che rappresenta un salto generazionale nella tecnologia rispetto all'F-22, che sostituirà”, ma lo stesso Kendall, recentemente, ha affermato che l'Usaf ha “ripreso in mano” il progetto in considerazione del fatto che sia “una piattaforma molto costosa” che “costa circa tre volte il prezzo di un F-35, e possiamo permettercelo solo in piccole quantità”.

L'U.S. Air Force vuole fino a 200 Ngad, la cui produzione in serie dovrebbe cominciare prima del 2030 in modo che possano cominciare a sostituire gli F-22, ma problematiche industriali di Boeing e Lockheed-Martin potrebbero facilmente sia ritardarne la produzione sia costringere il Pentagono a ridurne il numero oppure ridimensionarne le caratteristiche, e quindi le capacità. I costi unitari delle tre varianti esistenti dell’F-35 fluttuano regolarmente a causa dell’inflazione e di altri fattori, e il modo in cui tali prezzi dovrebbero essere calcolati, tanto per cominciare, è stato a lungo oggetto di dibattito. Lo scorso autunno, l’F-35 Joint Program Office ha dichiarato che il prezzo unitario medio di tutte le varianti, inclusi i motori F135, degli ultimi lotti di produzione, era di circa 82,5 milioni di dollari. Stante questo prezzo, il costo unitario stimato di un singolo caccia Ngad sarebbe di circa 247,5 milioni di dollari.

Il problema è che Lockheed-Martin sta effettuando ricerca e sviluppo impreviste per consegnare il Block IV degli F-35 (che darà la Full Operational Capability al caccia), generando costi eccessivi, e allo stesso tempo sta procedendo col progetto del Ngad: è evidente la conflittualità della situazione data la necessità imposta dal Pentagono di tagliare le spese per entrambi i progetti. Non è invece un segreto che Boeing negli ultimi tempi sia in difficoltà (vedere la questione mai del tutto risolta dei 737), grazie a una dirigenza tra le peggiori che il colosso aeronautico statunitense ricordi, e i contratti di sviluppo a prezzo fisso stanno costringendo il settore difesa dell’azienda a un’emorragia di liquidità, nonostante gli sforzi per cercare di contenerla.

La decisione è comunque rimandata alla politica, e molto probabilmente dovremo attendere l'esito delle elezioni presidenziali di novembre considerando che comunque l'attuale Congresso sostiene il programma all'unanimità date le preoccupazioni condivise sui progressi aeronautici cinesi, e tenendo presente che esistono anche forti pressioni dalla politica locale Usa per proseguire: Boeing, ad esempio, si è

ampiamente sbilanciata in avanti iniziando la costruzione a fine 2023 di un nuovo stabilimento ultra-moderno per la costruzione del Ngad a St. Louis (1,8 miliardi di dollari di investimento) che dovrebbe essere completato nel 2026.

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