Le 5 giornate nel libro di Giovanna Ferrante

Le 5 giornate nel libro di Giovanna Ferrante

Il 1848 fu l'anno delle rivoluzioni. Da Parigi a Berlino, da Vienna a Budapest, i sudditi riuscirono a strappare ai loro sovrani, con le armi, la libertà per tanti anni invocata. In Italia, un popolo in particolare si distinse per il suo coraggio: i milanesi. Che lottarono eroicamente sulle barricate per cinque lunghi giorni contro i dominatori austriaci, fino a scacciarli dalla città e a proclamarsi finalmente liberi. A «Quei giorni di libertà» è dedicato l'ultimo volume della giornalista e scrittrice Giovanna Ferrante (Ancora Edizioni, pagg. 96, euro 10, in libreria dal 16 novembre), che questa sera, al Teatro Manzoni, sarà donato a tutti gli ospiti del «Premio Carlo Porta 2011» (ore 21, ingresso libero). Vincitori della prestigiosa statuetta in bronzo, tre milanesi illustri: la ballerina Carla Fracci, il poeta Franco Loi e il chitarrista Franco Cerri, che saliranno sul palco a ritirare il premio.
Meneghina doc «innamorata» della sua città, Giovanna Ferrante, Ambrogino d'oro 2007, direttore del periodico Il Globulo dell'Istituto Tumori, ideatrice della Fondazione «Renata Quattropani» per la ricerca sulla Leucemia Linfatica Cronica in collaborazione con l'Ospedale Niguarda e membro della giuria del «Premio Carlo Porta», è da anni impegnata nel promuovere la storia di Milano e i personaggi che l'hanno attraversata mediante incontri, conferenze e, naturalmente, libri. Per la stessa casa editrice ha pubblicato, fra gli altri, «La dama di ferro - Il romanzo di Teodolinda, regina dei Longobardi» da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale, «Piazza del Verzaro» e «El risott del Carlo Porta - Viaggio gastronomico nella Milano del Poeta». Stavolta l'autrice ci conduce, tra verità e fantasia, in pieno clima risorgimentale, con racconti d'azione e vicende d'amore che s'intrecciano durante le Cinque Giornate di Milano. «Con questo libro - spiega l'autrice - ho voluto ricordare quel momento straordinario della nostra storia, quel coraggio, quel “farsi popolo“ di un'intera civiltà, unita nella determinazione di voler essere la sola a delineare il proprio destino.

Formidabili i milanesi, stretti gli uni agli altri nella generosità del sostegno reciproco per raggiungere l'ideale massimo di libertà dal giogo straniero. In questo senso -conclude la scrittrice - Carlo Porta, con la forza della sua poesia, i personaggi, il realismo a cui ha affidato la sua critica sociale, ha gettato le basi di quella vocazione alla rinascita».

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