Addio al sindaco Ferretti. Sfidò Fedez su Rozzano

Difese la città: "Qui gente per bene e onesta". Politici, cittadini, amici, colleghi: "È uno shock"

Addio al sindaco Ferretti. Sfidò Fedez su Rozzano
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Lo uccido, sono di Rozzano...» aveva minacciato Fedez al culmine di una lite col suo personal trainer. Una «storiaccia» di qualche tempo fa che il sindaco Giovanni Ferretti non aveva fatto cadere. E, senza citarlo, non gliele aveva mandate a dire: «La nostra è una comunità di gente per bene, persone oneste che vivono la città ogni giorno con senso civico, rispetto delle regole e che non hanno nulla a che fare con la malavita- aveva scritto in un post- Una metà delle famiglie vive nel quartiere popolare Aler, che non è un ghetto, ma una comunità basata su valori di condivisione, umanità, rispetto e solidarietà...». Che a leggerlo oggi sembra quasi un testamento, il lascito di chi non ha voluto arrendersi, di chi si è battuto per difendere la dignità dei suoi luoghi e dei suoi cittadini, contro il degrado che è il prezzo che pagano quasi tutti i «paesoni» dell'hinterland che ruotano come satelliti intorno alle metropoli.

GiannI, così lo chiamavano tutti, si è spento ieri mattina a 61 anni. Soffriva di leucemia che però stava curando e per questo si era sottoposto nei giorni scorsi ad un intervento chirurgico: a stroncarlo è stato un attacco cardiaco. Lascia moglie Cristina e i due figli: Edoardo e Mattia, quest'ultimo consigliere comunale. Imprenditore, esponente di Forza Italia, era stato rieletto per il secondo mandato la scorsa primavera a capo di una coalizione di centrodestra allargata. Aveva ottenuto oltre il 64% delle preferenze al primo turno che di questi tempi non è una percentuale banale, anzi è un segno. A cavallo tra il primo e il secondo mandato è stato uno degli sponsor principali della costruzione di uno stadio dell'Inter proprio a Rozzano ma resta soprattutto ciò che ha costruito nella quotidianità di un paese che fa spesso conti con la sua storia e con il presente della sua cronaca. «Con immenso e profondo dolore, annunciamo la prematura scomparsa del nostro amato Sindaco- scrivono i suoi collaboratori sul sito del Comune- La sua perdita lascia un vuoto incolmabile nella nostra comunità, che ha servito con instancabile dedizione, passione e una visione lungimirante». I social, nel bene e nel male, oggi sono il termometro delle nostre azioni. Raccolgono gli umori, raramente la riconoscenza. E allora basta leggere gli infiniti post di saluto per rendersi conto che non se ne ha andato «solo» un sindaco, ma un uomo di valore. Lo hanno ricordato in tanti. I colleghi sindaci dei Comuni vicini, le associazioni, i volontari della Protezione civile, le squadre di calcio, i gruppi sportivi, il corpo musicale, i centri di aggregazione, chi lo ha incontrato, conosciuto, apprezzato. E poi la politica. Tutta, «bipartisan» si dice in questi casi. Dal governatore Attilio Fontana, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, da Alessandro Sorte a Fabrizio Cecchetti, coordinatori di Forza Italia e della Lega. E poi tanti altri: Licia Ronzulli, Valentina Aprea, Letizia Moratti, Maurizio Gasparri, Gianluca Comazzi, Mario Mantovani, Giulio Gallera, Fabio Altitonante, Nicola di Marco.

«Rozzano non si ferma...» era lo slogan delle sue campagne elettorali.

Un po' come lui che lascia, tra le tante cose, un market solidale dove le famiglie in difficoltà possono fare la spesa gratis e tre murales che ha fatto disegnare sulle case Aler ristrutturate di uno dei quartieri popolari più complicati della sua cittadina: «Così abbiamo voluto dare dignità ma anche bellezza...». Così ha dato dignità a Rozzano contro i luoghi comuni.

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