da Genova
«Che figlio di p..., pezzo di m...». Sugli spalti alla fine di una partita di pallone questi sono vocaboli di ordinaria rabbia dei tifosi contro l'arbitro che non ha fischiato un rigore o che non ha convalidato un gol alla squadra del cuore. Già rabbia dei tifosi. Se però queste parole le pronunciano gli steward, gli addetti alla sicurezza all'interno dello stadio, la cosa allarma un po'. È successo a Genova sabato scorso. Rosetti ha appena fischiato la fine di Genoa-Roma con i giallorossi vincitori nel finale grazie a un gol di Panucci. La sua direzione di gara è stata infelice tra un rigore non assegnato alla Roma ed un fuorigioco inesistente fischiato al Genoa. Quando Rosetti si incammina nel tunnel mobile che porta agli spogliatoi, succede il misfatto. I due steward, due piccoli imprenditori che da 15 anni fanno le maschere al Luigi Ferraris di Genova, pronunciano quelle che il giudice sportivo Gian Paolo Tosel definisce «espressioni ingiuriose» nei confronti dell'arbitro. Roberto Rosetti sente tutto e annota. E così quegli insulti si trasformano in una multa alla società rossoblù: 4mila euro. E così i due, descritti come persone pacifiche, sono stati allontanati dal servizio e dalla prossima partita casalinga non saranno più allo stadio. «Non si possono permettere comportamenti di questo tipo» ha dichiarato Alessandro Zarbano, amministratore delegato del Genoa, società che, come altre in Italia da qualche tempo ha a disposizione un gruppo di steward già formati per essere del tutto operativi nell'anno nuovo. Il decreto del governo è infatti inflessibile: dal primo marzo 2008 le società dovranno disporre di personale adeguatamente formato (i numeri parlano di uno steward per ogni 250 tifosi, ndr) pena la non disputa della gara. Attualmente siamo nella fase di certificazione delle scuole di formazione e di ricezione delle domande da parte di chi vuol fare lo steward. Poi è prevista la verifica dei requisiti fisici e psicoattitudinali e l'idoneità morale certificata dalla locale prefettura. Solo chi avrà superato questi paletti da gennaio avrà accesso ai corsi di formazione. L'obiettivo insomma è quello di evitare che a bordo campo e sugli spalti dietro la divisa da steward si nascondano degli ultrà, come avveniva un tempo con gli uomini del servizio dordine, reclutati dalle stesse società fra gli ultrà più turbolenti. Al momento le società di calcio si affidano alle vecchie maschere e al loro buon senso, quello che i due steward genovesi non hanno evidentemente avuto. Un episodio increscioso che però a Genova ha già un precedente. Prima di Catania-Samp del 28 ottobre scorso, alcuni uomini in casacca gialla aggredirono i dirigenti della Samp nel tunnel che porta al campo.
Intanto, a proposito di ultrà violenti, la Cassazione ha operato un ulteriore giro di vite e, respingendo il ricorso di un tifoso milanista, ha sancito che il Daspo, acronimo di divieto di accesso alle manifestazioni sportive, deve essere applicato ai tifosi violenti allontanati dallo stadio anche quando la squadra del cuore gioca in trasferta.
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