da Londra
La sua figura enigmatica e conflittuale, che disorientava i sudditi e avrebbe continuato a confondere gli storici, era giunta allimmaginazione del grande pubblico grazie al libro di Marguerite Yourcenar Memoirs dHadrien. Oggi Adriano imperatore, famoso per la sua passione per la cultura greca (a Roma lo chiamavano graeculus), per larchitettura che lasciò anche nelle più lontane terre e sabbie dellimpero, labilità guerriera e gli amori omosessuali, è rimesso in discussione da una nuova disamina che esalta la sua lungimiranza politica. La grande mostra inaugurata ieri al British Museum, Hadrian: Empire and Conflict (fino al 26 ottobre) analizza, sulla scorta di nuovi ritrovamenti archeologici e nuovi studi, limperatore di origine spagnola succeduto a Traiano nel 117 d.C, quando limpero romano dalla Britannia alla Giudea, alla Mesopotamia teneva duramente impegnate le legioni.
Attraverso un corredo di circa duecento opere provenienti da tutto il mondo - sculture, bronzi squisiti, frammenti architettonici, scritti e tavolette - emerge luomo che amava la filosofia e scriveva poesie, laffezionato amante del bellissimo fanciullo greco Antinoo, il frenetico costruttore, il dux militare che ordinò la retromarcia agli eserciti, il brillante politico che secondo i curatori della rassegna i nostri governanti dovrebbero studiare. La sua prima azione, appena salito al potere, fu di ritirare le truppe romane dai nuovi territori conquistati in Mesopotamia (lattuale Irak) dove linsurrezione si rivelava indomabile. Adriano riconosceva i limiti anche di un grande impero come Roma, che andava consolidato con una politica di riforme e non con lespansionismo del suo predecessore. Non disdegnava certo la brutalità bellica, luomo che lHistoria Augusta descrive «austero e gioviale, dignitoso e scherzoso, dilatorio e pronto allazione, sincero e falso, crudele e magnanimo, e in ogni cosa sempre mutevole»: nel 132 aveva schiacciato linsurrezione in Giudea facendo unecatombe.
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