AI MONDIALI CON IL MINIMO SFORZO

L’Italia piega la Slovenia con un fortunoso colpo di testa di Zaccardo. Germania conquistata, ma l’attacco s’inceppa

Franco Ordine

nostro inviato a Palermo

Ecco il Mondiale, finalmente. Senza fuochi d’artificio e con un modesto 1-0 che riscalda appena appena i cuori dei 20mila di Palermo. Non è una gran serata, invero. L’abilità balistica dei celebrati attaccanti azzurri non aiuta a risolvere tutti i problemi in largo anticipo e a fissare un comodo vantaggio. Bisogna attendere lo spunto di un paio di palermitani, prestati all’azzurro, per piegare la feroce resistenza della Slovenia e tagliare il traguardo con un successo.
Elettricità diffusa, in campo e fuori. Capita quando c’è di mezzo una qualificazione mondiale in palio, qualche conto in sospeso per la sfida dell’andata e il contenzioso aperto tra Palermo e il Toni salito a Firenze. Si coglie sulle gradinate che accolgono l’antico beniamino per infilzarlo con fischi e striscioni, si registra nel corner di stadio destinato ai curvaioli sloveni, si tocca con mano per tutto il primo tempo appena l’Italia non riesce a sfondare. Le occasioni non mancano, a cominciare da Gilardino messo dinanzi a un gigante di portiere dal tocco felpato di Totti per finire, poco prima dell’intervallo, allo stesso romanista capace di chiudere di testa in porta un cross destrorso di Grosso. Ma è la tensione che toglie precisione e lucidità alle giocate degli azzurri. Non sempre avvolgenti, non sempre geometriche, non sempre arrembanti a causa di qualche deficit colto in centrocampo e sull’argine destro dove è possibile prendere nota dell’affanno di Zambrotta o delle difficoltà tradite da Camoranesi. L’elettricità diffusa produce anche un paio di cartellini gialli (a Totti e Gattuso) che rappresentano un piccolo record per le abitudini dei lippiani: tutti e due prendono di mira Rodic, numero 16, che rimedia una serie di sventole sulle caviglie e sugli stinchi da commuovere la terna. Non se la passa meglio Luca Toni che cerca di vincere il disagio domando ogni pallone col coniglio dentro, di dialogare con Gilardino e di inquadrare la porta mostrando discutibile mira.
Nella seconda frazione, quando il tempo stringe, hanno tutti voglia di schiodare lo 0-0 e si esercitano al tiro Totti e Toni, in particolare, Pirlo e Gilardino anche ma senza cogliere di sorpresa Mavric. Lippi, a quel punto, interviene con una correzione sostanziale del suo disegno tattico: via Gilardino che non ha il piede caldo e dentro Zaccardo. A modo suo è la mossa decisiva che cancella lo 0 dal tabellone e impacchetta la qualificazione mondiale con un fiocco d’ordinanza. Da sinistra sfonda Grosso e calibra uno dei suoi cross: Toni non arriva, spunta invece la testolina di Zaccardo (aiutato da una mezza deviazione) che in tuffo si regala una serata da incorniciare.
C’è scritto da qualche parte che Luca Toni, il «traditore», come lo chiamano da queste parti, non debba sanare la ferita con una firma d’autore. Il bomber che scalda il cuore di Firenze sbaglia una, due, tre volte fino alla sostituzione maturata a pochi rintocchi dai titoli di coda. Al suo posto arriva Bobo Vieri che riesce in appena tre-quattro minuti di tempo a fare anche peggio. Per due volte da solo, davanti alla porta della Slovenia, manca il gol del possibile e a quel punto meritato 2-0. Sbagliare (nel Milan) aiuta a sbagliare (in azzurro).

È un bel problema: ma più per Ancelotti che per il ct. All’Italia di Lippi, dunque, per una notte, mancano i petardi del suo attacco famoso. Ma forse conta più il pass mondiale in cassaforte. Del resto ci occuperemo da domani.

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