Antonio Albanese aveva già portato sul grande schermo uno dei suoi personaggi più riusciti e più simpatici. Una sorta di Epifanio più introverso e malinconico è stato infatti il protagonista di «Uomo d'acqua dolce» uscito nel '96. A quasi tre lustri di distanza Albanese porta sul set un'altra delle sue maschere più rappresentative. Sono iniziate oggi le riprese di un film per la Fandango che vede protagonista Cetto La Qualunque, il notabile calabrese spiccatamente qualunquista che è stato «eletto» a simbolo, in questi anni, del disfacimento della nostra nuova classe dirigente. Il film si intitola «Qualunquemente» e vede protagonisti, accanto ad Albanese, anche Sergio Rubini, Lorenza Inodvina, Salvatore Cantalupo e Luigi Maria Burruano.
Riparato all'estero da anni, Cetto La Qualunque decide di tornare nel paese d'origine. Per rivedere la moglie e il figlio ma anche perché spaventato dal montare di un'onda di legalità che sta radicalmente modificando il volto e l'anima della sua Calabria. I vecchi amici lo informano che le sue proprietà sono minacciate da un inarrestabile ritorno allo stato di diritto. E, come se non bastasse, le imminenti elezioni potrebbero avere come esito la nomina a sindaco di Giovanni De Santis, il «pericoloso» paladino dei diritti, già bersaglio dei comizi di Cetto dalla ribalta faziana di «Che tempo che fa». Così Cetto, dopo una lunga e tormentata riflessione in compagnia di simpatiche ragazze, non ha dubbi e decide di «salire in politica» per difendere la sua città.
«Portare Cetto La Qualunque al cinema è stata un'idea eccitante e vagamente incosciente - spiega Albanese, che per l'occasione sarà diretto da Giulio Manfredonia -. Proprio per questo abbiamo deciso di realizzarla. In questi anni Cetto La Qualunque è stato per me, e per lo sceneggiatore Piero Guerrera, una straordinaria lente di ingrandimento che ci ha permesso di mettere a fuoco quello che succedeva nel nostro sud e nel resto del paese. Un modo per raccontare tutto quello che non ci piace e per mettere in guardia su cosa potrebbe accadere».
«Cetto ci ha dato il grande privilegio di ridicolizzare comportamenti e modelli - aggiunge l'attore -, che per molti saranno furbeschi e vincenti, ma per noi sono solo ignoranti e patetici. Il desiderio è dunque quello di raccontare con questo film un pezzo ingombrante della nostra realtà con la comicità. Uno dei linguaggi più complessi e misteriosi che abbiamo a disposizione. Il film è per noi un omaggio ad una terra che amiamo e vorremmo proteggere e difendere».
A fare da quinta naturale del film la provincia di Reggio Calabria.
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