Aldo, Giovanni e Giacomo nello spazio

«Anplagghed»: i tre a bordo dell’Enterprise incontrano un gruppo di extraterrestri

Matteo Failla

Ovunque vadano riscuotono successo, trasformano ogni data di un tour in un tutto esaurito, ottengono strepitosi risultati in tutti i settori dello spettacolo: teatro, cinema, televisione. Aldo, Giovanni e Giacomo, a distanza di otto anni da Tel chi el Telun tornano in scena al Teatro Smeraldo con il nuovo spettacolo Anplagghed, ideato e scritto dal trio in collaborazione con Valerio Bariletti, Cesare Alberto Gallarini, la Gialappa’s e Arturo Brachetti, il celebre trasformista che qui riveste il ruolo di regista come nei precedenti spettacoli teatrali dei tre comici.
Giovanni, visto che sei un noto pignolo chiedo a te di raccontarmi lo spettacolo.
«Ci sono sul palco dei terrestri dell’Enterprise, ovviamente pasticcioni, che arrivano su un pianeta e si trovano di fronte degli alieni, delle forme di vita che non conoscono. Decidono di fare dei filmati per mostrare loro come si vive sulla terra, e per farlo prendono ispirazione da un quartiere di una loro metropoli».
Il titolo “Anplagghed” come vi è venuto?
«È un’idea nata durante un laboratorio a Milano, abbiamo pensato ad un titolo come questo perché nel gergo musicale significa “acustico”, “dal vivo”, “senza effetti”; anche se in realtà abbiamo poi allestito una scenografia quasi esagerata».
Il pubblico vi ama, ma qualcuno vi ha mai fischiato?
«Fischi quasi mai, anche se all’inizio della carriera ovviamente sono capitate serate un po’ storte, quando eravamo in due senza Giacomo. Come trio non è mai successo».
Lo spettacolo è tutto nuovo, con personaggi nuovi?
«Lo spettacolo è nuovo, comunque noi prediligiamo la situazione e lo sketch, quindi non ci sono più caratterizzazioni che personaggi».
C’è un personaggio del passato a cui siete più legati?
«Gli svizzeri ci divertivamo a farli - risponde Giovanni - e Nico è un personaggio a cui devo molto».
«Io sono molto legato a Tafazzi - dice a sua volta Giacomo - con Flanagan mi divertivo, ma anche con il bimbo Gigi. Erano tutti distanti dal mio modo di essere e mi permettevano di trasgredire un po’».
Aldo porterà sul palco personaggi nuovi?
«Diciamo che anche io non ho mai avuto personaggi, ho sempre portato in scena situazioni diverse - spiega Aldo - ma sono sempre l’Aldo svampito.
Vi trovate molto meglio a teatro o in tivù?
«Io sostengo che non è mai facile far ridere in due minuti, perché devi instaurare un rapporto con il pubblico immediato - dice Aldo -. Noi invece facciamo un lavoro più rilassante, un nostro sketch finisce nei suoi tempi naturali e per fortuna non dobbiamo adattarci alle regole televisive».
Giacomo invece sarà sempre il personaggio un po’ saccente?
«Sì, anche se in questo spettacolo sono meno tenero, abbiamo creato personaggi più spigolosi, al limite dell’aggressivo. Ci sono tante personalità in questa città un po’ anonima, molto egoista, ed io impersonifico personaggi al limite del violento».


Gli extraterresti sono un po’ metafora dell’occhio del comico che vede tutto “da lontano”?
«Sicuramente abbiamo usato questo espediente - risponde Giacomo -, ma di originale c’è il fatto che questi astronauti arrivano su un pianeta che non sanno se è alieno, oppure se è il proprio pianeta che loro non riconoscono».

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