Il momento più bello dell’anno, almeno per chi ha il sangue rosso Nfl, è finalmente arrivato. Dopo una traversata del deserto fin troppo lunga, giovedì notte la stagione del football riparte con un Thursday Night nemmeno troppo scarso, visto che vedrà in campo i campioni di Kansas City e l’ambiziosa Detroit, ansiosa di rifarsi dopo anni molto complicati. La lega, sempre molto attenta a tenere alto il livello d’interesse fin dall’inizio, ha concentrato una serie di incroci affascinanti, tra squadre che potrebbero giocarsela per l’accesso ai playoff. Se molti aspettano con interesse la prima di Aaron Rodgers contro i Buffalo Bills oppure il mai banale Sunday Night tra i rivoluzionati Cowboys ed i Giants, poche partite possono vantare la storia e l’animosità dietro alla partita di cartello della late window della domenica pomeriggio.
Nel leggendario Soldier Field di Chicago si riproporrà una rivalità lunga più di cent’anni che è tra le più calde nella storia del football. Da una parte i Bears, reduci da decenni di sofferenze; dall’altra i Green Bay Packers, che hanno appena detto addio al talento anarchico di Rodgers. Ecco perché, per aiutare i meno appassionati a capire cosa renda questa partita così sentita, “Solo in America” questa settimana vi porta nella Windy City per dirvi tutto quel che c’è da sapere sulla sfida infinita tra due delle squadre più iconiche di sempre.
Cento anni di odio
Il bello delle grandi rivalità dello sport americano è che sono allo stesso tempo sempre uguali e sempre diverse. Come potrebbe essere diversamente, in fondo, visto che queste due franchises si affrontano dal lontano 1920? Due delle tre società più antiche del football, battute solo dai Cardinals, lottano per il dominio di una delle division di maggiore successo nella Nfl fin da allora, con alti e bassi, grandi campioni e lunghi periodi di sofferenza. A dire il vero, i Bears non sono nati nella metropoli dell’Illinois: furono fondati un anno dopo i Packers a Decatur. Si chiamavano Staleys ma non durarono molto: neanche due anni dopo erano a Chicago e furono tra i protagonisti della fondazione della National Football League nel 1921. Diciamo che le cose iniziarono subito malissimo per i Packers, fin dal 27 novembre di quell’anno, quando uscirono dal campo battuti sonoramente dagli Staleys. Ci misero quattro anni prima di riuscire a batterli, nell’inferno gelato di Lambeau Field per 14-10. Da allora al 1989 ogni volta che i Bears affrontavano i Packers, l’America si fermava a guardare. Una rivalità serrata, sentitissima, tra due squadre che non potevano essere più diverse: l’ambiziosa provinciale contro la squadra della metropoli, sostenuta da un pubblico appassionato e parecchi soldi.
Le cose, però, cambiarono nel 1992, quando un certo Brett Favre prese la guida dell’attacco dei Packers, iniziando un lungo periodo nei quali Chicago sembrava condannata a perdere. Dopo un paio di anni equilibrati, dal 1994 al 1999 Green Bay vinse ogni singola partita, gettando nella disperazione i tifosi dell’Illinois. Nei primi anni 2000, quando il grandissimo quarterback stava iniziando a sentire l’età, le partite divennero più combattute ma le speranze dei Bears sarebbero sprofondate definitivamente con l’ascesa del suo successore. Un paio di anni fa, il numero uno di Green Bay urlò alla telecamera dopo un touchdown un sardonico “I still own you”, tanto più doloroso perché assolutamente vero. Nei 14 anni passati nel Wisconsin, il quarterback californiano lasciò solo cinque partite ai Bears, vincendone ben 26. Chiunque pensi che questa, in fondo, sia solo storia antica, si faccia un giro su Twitter: le testimonianze dell’odio dei tifosi dei Bears nei confronti dei Packers sono infinite. Poco importa che, almeno dal 1992 ad oggi, non ci sia quasi mai stata partita: Chicago sogna solo il giorno dello scontro con Green Bay, il giorno della vendetta.
Il livello di animosità tra le tifoserie è talmente alto che la polizia della metropoli mette praticamente sotto assedio la città nel giorno della partita. Cosa è cambiato quest’anno? Il nemico pubblico numero uno, l’odiatissimo Rodgers, se n’è andato a New York, cosa che è stata salutata con entusiasmo sulle rive del Lago Michigan. A guidare le due squadre due quarterback giovani ed ambiziosi come Justin Fields e Jordan Love, che guideranno roster molto diversi dal passato. Sarà questa la volta giusta, riusciranno i Bears ad uscire da trent’anni di sofferenze e rendere pan per focaccia ai rivali storici? Justin Fields ha dichiarato al giornale più seguito di Chicago, il Sun-Times, che spera di “rendere la vita dei Packers un inferno” ma sono in molti a sperare che questo sia l’inizio di una nuova era per una delle squadre più storiche del football a stelle e strisce. Le aspettative non potrebbero essere più alte.
I momenti storici della rivalità
Le ragioni di questa sentitissima rivalità sono facili da capire: Chicago e Green Bay non sono molto lontane e giocano nella stessa conference o division fin dal lontano 1933, incrociandosi spesso due o tre volte a stagione. C’è chi dice, non senza ragione, che la rivalità sarebbe nata il 23 novembre 1924 quando, per la prima volta nella storia del football, due giocatori furono espulsi dopo una furiosa rissa in campo. Altri, invece, ricordano i due scontri del 1941, quando le due squadre si incontrarono nei playoff dopo che l’ultima partita si era risolta con una vittoria dei Packers circondata da polemiche. Nei playoff i Bears si vendicarono, battendo Green Bay 33-14, prima di assicurarsi l’ennesimo titolo Nfl.
I Packers di Vince Lombardi si vendicarono nel 1961, quando dopo essere andati avanti 31-7, videro i Bears di George Halas protagonisti di una clamorosa rimonta. Alla fine Green Bay la spuntò di 3 punti, prima di vincere il campionato. A Chicago, invece, ricordano con particolare gioia il 17 novembre 1963, quando le due squadre si giocarono la vetta della conference al Wrigley Field. I Packers avevano vinto due titoli consecutivi ma, almeno quel giorno, non ci fu partita: Chicago dominò in lungo e in largo, grazie ad una memorabile prestazione della difesa, vincendo 26-7. Lo sweep contro i Packers fu celebrato forse di più del titolo nazionale arrivato a fine stagione.
Gli anni ‘80, quelli della leggendaria difesa dei Bears, vissero di molti momenti memorabili ma pochi sono così cari ai tifosi di Chicago come il Monday Night del 21 ottobre 1985, quando a decidere la partita al Soldier Field fu il fenomenale rookie William Perry, conosciuto con il meraviglioso soprannome “The refrigerator”, per la sua stazza e fisicità. Quattro anni dopo, invece, spazio per una montagna di polemiche: all’ultimo secondo Don Majkowski trova nella end zone Sterling Sharpe per il touchdown della vittoria. Grandi festeggiamenti che, però, sono bloccati dagli arbitri: secondo loro, il quarterback di Green Bay aveva lanciato la palla oltre la linea di scrimmage, cosa non consentita nel football. Ci volle una review lunghissima prima di decidere che il touchdown era buono e consegnare ai Packers la vittoria per 14-13. Molti a Chicago non hanno ancora dimenticato quella decisione scellerata.
Anche durante il dominio di Green Bay, non mancarono partite capaci di riportare il sorriso a Chicago. Il 7 novembre 1999, la prima partita dopo la morte prematura del mitico Walter Payton, i Bears riuscirono nell’impossibile, mettendo una prestazione memorabile al Lambeau Field. Riuscire a vincere di un solo punto, a casa del nemico, grazie ad un field goal da 28 yards, un rigore a porta vuota, deviato dalla difesa, fu una delle poche gioie per gli appassionati dei Bears. A Green Bay, invece, ricordano la vittoria del 23 gennaio 2011, l’unico incrocio nei playoffs degli ultimi anni, quando la difesa dei Packers fece fuori il quarterback dei Bears Jay Cutler prima di batterli 21-14 ed involarsi verso la vittoria nel Super Bowl XLV.
L’ultima volta che le due squadre si sono affrontate nell’opening day non è nemmeno troppo lontana, il 9 settembre 2018. Green Bay iniziò malissimo, tanto da essere sotto 20-0 nel terzo quarto, visto che Aaron Rodgers si era fatto male al ginocchio. Nonostante non fosse al massimo, riuscì a rientrare in campo in tempo per segnare tre volte nell’ultimo quarto, consegnando l’ennesima vittoria ai Packers. Non c’è niente da fare: he owned them.
Rivali in tutto e per tutto
Mettete nella stessa stanza un tifoso dei Bears ed uno dei Packers e ci metteranno più o meno tre secondi prima di mettersi a discutere. Per cosa litigano? Praticamente per tutto. Nel corso dell’ultimo secolo nel profondo nord si sono visti campioni di ogni genere, ma quando si parla di Bears e Packers, la confusione regna sovrana. Anche se sono pronti ad ammettere che, quando si parla di quarterback, Green Bay ha visto un numero ben superiore di talenti, gli appassionati dei Bears continueranno a giurare e spergiurare che nessuno di loro è allo stesso livello di Sid Luckman. D’accordo, negli anni ‘40 era capace di qualsiasi cosa in campo ma, da allora, al Lambeau Field si è visto gente come Bart Starr, Brett Favre ed Aaron Rodgers.
A Green Bay si cantano ancora le lodi di Paul Hornung, il famoso “Golden Boy” che, dal 1957 al 1966 riuscì a vincere ben quattro titoli ma come si fa a pensare che possa reggere il confronto con Walter Payton. Sweetness vince a mani basse. Più ragionevole il confronto tra Don Hutson e Mike Ditka, anche se l’alfiere dei Packers era un ricevitore ‘vero’ mentre Ditka giocava da tight end. Due tra i migliori ricevitori di sempre, certo, ma Hutson vinse due volte il titolo di Mvp ed entrò nella selezione dei migliori della lega ben otto volte: solo altri tre giocatori sono riusciti a fare altrettanto.
Un secolo di battaglie sul campo ha dato origine ad una serie di curiosità infinite, tanto da rendere questa la rivalità più sentita dell’intera Nfl. Solo nel 1982, quando lo sciopero indetto dal sindacato dei giocatori bloccò il campionato per otto settimane, Packers e Bears non si sono affrontate almeno una volta. Un’occhiata ai punteggi vede un po’ di tutto, dal pirotecnico 52-31 del 1955 vinto da Chicago all’altrettanto incredibile 0-0 del 1932 fino alle partite che tutti vorrebbero rivivere, il 61-7 dei Bears nel 1980 ed il clamoroso 49-0 per i Packers nel 1962. C’è chi sogna ancora il lancio da 99 yards messo da Brett Favre per Robert Brooks nel 1995 e chi pensa che Chicago non si riprenderà mai dai sei touchdown messi da Aaron Rodgers nel primo tempo dell’incrocio del 2014, un giorno che parecchi tifosi dei Bears vorrebbero dimenticare.
Se lo chiedi a Chicago, ti ricorderanno che Chicago ha 31 giocatori nella Hall of Fame, contro i 25 di Green Bay e che nessuna squadra sarà mai così forte come i Bears del 1985. A Green Bay ricorderanno fino alla nausea che i Packers battono i Bears in quanto a titoli NFL (13 a 9) e, soprattutto, Super Bowl, uno schiacciante quattro a uno. Nemmeno il tifoso più scatenato riuscirà mai a cambiare un fatto: dal 1991 ad oggi i Bears hanno vinto la loro division solo cinque volte. Inutile nascondersi dietro ad un dito: Chicago deve tornare a vincere – in fretta.
Aaron Rodgers just screamed “I STILL OWN YOU!” at Bears fans after a TD pic.twitter.com/GjHZ8I0S7e
— Barstool Sports (@barstoolsports) October 17, 2021
Perché Chicago odia Green Bay?
Mentre stavo facendo qualche ricerca per questo pezzo, mi sono imbattuto in un interessante pezzo su un blog di Chicago, dove si elencano le otto ragioni per le quali i Bears odiano i Packers. Anche se è chiaramente di parte, questo pezzo offre uno spaccato intrigante nella mentalità del tifoso medio di Chicago e del perché non possa proprio soffrire i rivali. Col tempo, niente di quello che rende Green Bay unica è capace di rendere meno virulento l’odio della Windy City. Una squadra senza proprietari, posseduta dai tifosi? Non mi fate ridere: i certificate of ownership che i tifosi hanno appesi in casa sarebbero “i più costosi pezzi di carta al mondo”. Le azioni dei Packers non danno diritto a dividendi, non le puoi vendere e, a parte partecipare all’assemblea degli azionisti non offrono alcun beneficio. Non siete proprietari, avete solo donato soldi alla vostra squadra. Le decisioni le prendono i ricconi nel consiglio d’amministrazione, non voi. A Green Bay farebbero bene a riflettere su come, nonostante abbiano avuto a disposizione due dei migliori quarterback di tutti i tempi, abbiano vinto solo due Super Bowl, tanti quanto Eli Manning coi Giants. Certo, hanno vinto più titoli Nfl ma quasi tutti negli anni ‘60.
Quando gli ricordano come i Bears abbiano fatto pena nei playoff, come non ricordare che, almeno a Chicago, le tre cose sicure nella vita sono la morte, le tasse ed il fatto che i Packers perdano nei playoff nella maniera più devastante possibile. I più cattivi ricordano come Jimmy Garoppolo riuscì a vincere l’Nfc Championship completando solo sei lanci e come, se i Bears fossero riusciti a battere i Packers nell’ultima partita della regular season nel 2010, Rodgers non avrebbe vinto un solo Super Bowl. L’effetto del freddo polare di Lambeau Field? L’ultima volta che San Francisco o Tampa Bay ci hanno giocato, i Packers a malapena hanno visto la palla.
Non può mancare la filippica sul piede di Don Majikowski nel 1989 prima di arrivare ad un tasto dolente: i Packers non hanno idea di quanto sia difficile trovare un grande quarterback. I Bears ci provano da una vita e ancora non hanno risolto il problema. A Green Bay ne hanno scaricati addirittura due, quando erano in grado di vincere ancora, pensando sia la cosa più facile al mondo. A Chicago sperano tutti che la ruota del karma stia per colpire Lambeau Field, per almeno qualche decennio. In Germania la chiamano schadenfreude, la gioia di vedere qualcuno fallire, ma è l’unica cosa rimasta per una tifoseria stufa di iniziare ogni stagione sapendo di avere un quarterback inadeguato.
A sentire i tifosi dei Bears, niente si salva a Green Bay. I colori? Peggiore combinazione di sempre. Le famose cheeseheads? Patetiche, roba da buzzurri. Il “miracolo” di avere una squadra in una cittadina così piccola? Senza i diritti televisivi e il salary cap sparirebbe in cinque minuti. Cosa vuoi fare a Green Bay? Cacciare, pescare e andare a vedere i Packers. Per non parlare di come la società usa i soldi non per comprare giocatori capaci ma per accumulare terreni attorno allo stadio e non farci niente. È quando iniziano a parlare di come Aaron Rodgers sia diventato una insopportabile prima donna che si capisce la radice dell’odio: pura e semplice invidia. Green Bay è riuscita a vincere con regolarità per trent’anni mentre i Bears sono all’inferno da una vita. La loro speranza? Che il sole torni a splendere sul Soldier Field, condannando allo stesso tempo quei buzzurri del Wisconsin a rimpiangere Rodgers. Roba da tifosi, mi direte. Certo, ma la speranza potrebbe diventare realtà, forse già da domenica.
Tempo di vendetta per i Bears?
A Chicago la conoscono semplicemente come Packers week, un’occasione marcata in rosso sul calendario, che ha significati diversi per ogni giocatore. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: i Bears devono assolutamente vincere. Dopo otto sconfitte consecutive, il 207° scontro tra le due squadre potrebbe essere l’inizio di una nuova era. Vincere subito dopo l’addio di Rodgers avrebbe il sapore della vendetta, la fine di un dominio fin troppo lungo. Solo tre giocatori nel roster di Chicago hanno mai battuto Green Bay ma le cose potrebbero cambiare. A Chicago c’è chi parla di great reset, il momento nel quale si può ripartire da zero. Solo Brett Favre è riuscito a fare meglio, battendo i Bears dieci volte di fila e nessuno pensa che Jordan Love sia in grado di prendere il posto di Rodgers. Il tight end dei Bears Cole Kmet, intervistato da Sports Illustrated, non si nasconde: “bisogna iniziare a vincere, non vedo l’ora di giocare. L’ho segnato sul calendario dalla fine della scorsa stagione. Le partite contro i rivali di division sono fondamentali ma contro Green Bay non è mai una partita normale. La rivalità è troppa, siamo carichi a mille”.
La partita è un passo fondamentale per la società: il general manager Ryan Poles, appena assunto, aveva detto che voleva “prendersi il nord”, ovvero la testa della Nfc North, cosa più facile a dirsi che a farsi, visto che Chicago non batte un rivale di division dal 2021, quando piegarono i Lions. Per trovare l’ultima vittoria dei Bears contro gli odiati rivali bisogna tornare al 2018, quando l’intercetto di Jackson nella end zone garantì alla franchise dell’Illinois il titolo della division. Chicago non ha mai battuto i Packers da quando è arrivato coach Matt LaFleur ma sono molti i giocatori dei Bears ad aver alzato i toni, incluso il defensive tackle Justin Jones, che ha preso a male parole i tifosi dei Packers dal suo profilo social. A sentire coach Matt Eberflus, il più carico di tutti è il quarterback Justin Fields: “sa bene quanto sia importante per la società, per la città, per tutti. Non vede l’ora di scendere in campo ma si è preparato con la serietà di sempre. Non importa contro chi debba giocare, si impegna sempre al massimo in tutto quel che fa”.
Jordan Love has a knack for knowing when to tuck it and run pic.twitter.com/0kLbmvs665
— @jloves_burner (@jloves_burner) August 26, 2023
La speranza di tutti a Chicago è che Jordan Love confermi i tanti dubbi che lo circondano da quando fu selezionato al draft, causando la rottura con Aaron Rodgers. Ora che il nemico pubblico numero uno se ne è andato, si può fare sul serio. Kmet dice che “questa è la partita della vita. Sono nato a Chicago ma la Nfl si basa su cose del genere. È eccitante pensare che una nuova era del football potrebbe iniziare domenica. Non vediamo di fare quel primo passo verso la gloria ed iniziare la stagione con una vittoria”. La prossima volta che qualcuno vi parla di come in America non ci siano tifosi veri ma solo clienti, gente che va a vedere uno spettacolo, fategli vedere quel che succederà domenica pomeriggio a Soldier Field. Il football, da queste parti, lo prendono maledettamente sul serio.
Se i Bears dovessero finalmente tornare a vincere, potrebbe davvero essere l’inizio di una nuova era. Da qui a sognare il secondo Super Bowl ce ne corre, ovviamente, ma porre fine alla maledizione dei Packers sarebbe un enorme passo in avanti. Vedremo come andrà a finire.
Una cosa è certa: a vincere sarà il football e chiunque lo ami. Il sottoscritto domenica dalle 19 sarà incollato alla televisione fino a tarda notte. Da qui a febbraio andrà sempre così. Buon football a tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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