Il mondo della kickboxing è in lutto per la scomparsa prematura di Miriam Francesca Vivarini, ex campionessa del mondo trovata morta in casa qualche giorno fa: sono state tante le persone ad aver voluto dare un ultimo saluto alla 37enne e a stringersi intorno ai familiari devastati dal dolore dell'improvvviso lutto.
Nella cattedrale pescarese di San Cetteo c'erano i genitori Dario e Norma, i fratelli Sara e Davide e tanti amici e colleghi che con lei hanno condiviso l'esperienza del ring: presente, oltre alle scuole pugilistiche della città, anche il vice presidente della Federkombat, nonché ex campione del mondo di kickboxing, Riccardo Bergamini.
Per via della morte prematura e inspiegabile, la salma di Miriam è stata per qualche giorno a disposizione della magistratura che ha effettuato delle verifiche per indagare sulle cause del decesso.
Miriam ha raggiunto in carriera dei ragguardevoli risultati, riuscendo a conseguire il titolo mondiale e quello di vice campionessa europea di K1 nel 2014, oltre che a primeggiare in più di un'occasione a livello nazionale. Dopo aver appeso i guantoni al chiodo si era laureata in psicologia, e aveva iniziato a esercitare la professione, senza mai, tuttavia, abbandonare il suo amore per il ring. Così tanto che si stava nuovamente allenando con l'obiettivo di riprendere l'attività agonistica. L'istruttore della palestra Blackmamba Massimo Diodati, che la stava accompagnando in questo difficile percorso, ha voluto ricordare l'atleta con un breve discorso in chiesa. "Miriam era schiva, parlava con poche persone, ai suoi interlocutori si rivolgeva guardandoli con occhi indagatori, aveva un umorismo dark", ha raccontato l'istruttore. "Era molto sensibile al sociale, mi aveva manifestato il desiderio di aprire un corso per bambini, ma lei amava anche viaggiare e non poteva assicurare una presenza costante", ha aggiunto. Parallelamente, Miriam voleva tornare a combattere sul ring, anche se si trattava di un percorso molto arduo: "Io la supportavo psicologicamente in questo suo desiderio, ma sapevo che non era possibile. A 37 anni e con un periodo di inattività alle spalle, la sua carriera non poteva decollare ancora", ha concluso Diodati.
"Quando gareggiavamo ci allenavamo insieme", ha ricordato Mimma Mandolini, ex campionessa italiana, europea e del mondo di kickboxing. "Miriam era tenace e determinata, lavorava con grande impegno. Era introversa e apparentemente insicura, ma sul ring si trasformava in una leonessa", ha proseguito, "voleva sempre svolgere la preparazione con me che avevo qualche anno in più di lei e quindi una maggiore esperienza.
Mi vedeva come una specie di guida, una persona a cui fare riferimento". "Credo che per lei lo sport avesse una funzione essenziale perché la aiutava a superare le sue fragilità", ha concluso Mandolini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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