Pentagono, Hegseth ha condiviso piani di guerra con i familiari su Signal

Le informazioni sarebbero state inviate alla la moglie Jennifer, il fratello Phil e al suo avvocato, Tim Parlatore attraverso uno smartphone personale

Il capo del Pentagono Pete Hegseth
Il capo del Pentagono Pete Hegseth
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Nuove ombre si addensano sul Pentagono, travolto da un secondo scandalo legato alla sicurezza nazionale. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth avrebbe condiviso tramite l’app crittografata Signal piani operativi dettagliati relativi a un attacco contro i miliziani sciiti Houthi in Yemen. A rendere la vicenda ancora più allarmante è il fatto che le informazioni siano state inviate non solo ai suoi consiglieri, ma anche a membri della sua famiglia — la moglie Jennifer, il fratello Phil — e al suo avvocato, Tim Parlatore. E tutto ciò, secondo quanto riferito dalla Cnn citando tre fonti vicine al dossier, sarebbe avvenuto attraverso il suo telefono personale.

Il New York Times ha riportato domenica l’esistenza della seconda chat, e una persona a conoscenza dei contenuti e dei destinatari dei messaggi lo ha confermato all’Associated Press. Questa persona, che ha parlato in condizione di anonimato per discutere questioni sensibili, ha detto che la chat non classificata includeva 13 persone. La Casa Bianca ha respinto il rapporto domenica sera definendolo una “non-notizia”, insistendo sul fatto che non sono state condivise informazioni classificate.

Stando alle stesse fonti, la chat in questione era stata inizialmente creata durante il processo di conferma di Hegseth al Senato, con lo scopo di coordinare strategie politiche con un gruppo ristretto di collaboratori. Tuttavia, la conversazione digitale avrebbe continuato a essere attiva anche successivamente, includendo più di una dozzina di partecipanti. "La situazione al Pentagono è degenerata in un mese di caos assoluto", ha commentato John Ullyot, ex portavoce dello stesso Hegseth, ai microfoni della Cnn. "Dalle fughe di notizie su operazioni sensibili ai licenziamenti collettivi, la disfunzione interna è diventata una pericolosa fonte di distrazione per il Presidente, che merita maggiore serietà da parte dei suoi vertici militari".

La risposta ufficiale non si è fatta attendere. Sean Parnell, portavoce del Pentagono, ha dichiarato su X che "nessuna informazione classificata è stata condivisa in alcuna conversazione su Signal". Una linea confermata anche da Anna Kelly, vice addetta stampa della Casa Bianca: "Non importa quante volte i media tentino di riproporre la medesima narrativa infondata: nessun dato riservato è stato compromesso". Nonostante le smentite, la rivelazione dell’esistenza di un secondo gruppo di chat ha alimentato nuove polemiche nei confronti dell’amministrazione Trump, già nel mirino per la mancata azione disciplinare contro alti funzionari della sicurezza nazionale coinvolti nelle discussioni sull’attacco allo Yemen. La Casa Bianca ha, dunque, bollato ex dipendenti del Pentagono come “rancorosi”, rei della diffusione di false affermazioni.

"La verità continua a emergere: Pete Hegseth ha messo a rischio vite umane", ha dichiarato su X il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer. "Eppure Trump resta troppo debole per intervenire. Hegseth deve essere rimosso dal suo incarico".

Il caso fa eco a una precedente controversia: una chat riservata organizzata dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz era stata resa nota dopo che Jeffrey Goldberg, direttore del The Atlantic, era stato inavvertitamente aggiunto alla conversazione, che includeva diversi membri di gabinetto.

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