Immaginare che la finale di un torneo olimpico di boxe si conquisti così tanta attenzione mediatica sembrava impossibile ma, evidentemente, viviamo in tempi ben strani. La finalissima dei pesi welter femminili è stata un incontro a senso unico, dominato dall’inizio alla fine da un pugile con più allungo, più forza e più cromosomi Y. Nonostante la rivale cinese abbia dato sfoggio a tutto l’arsenale di finte e colpi, non c’è stato niente da fare: decisione unanime, il campione olimpico dei welter è l’algerino Imane Khelif. Che le polemiche abbiano inizio.
Un incontro senza storia
Il primo round non è certo come quello degli ultimi incontri, quando Khelif si lanciava in avanti senza troppi riguardi per l’avversaria. La cinese Yang Liu non solo è mancina, ma è anche molto tecnica. Nonostante le manchi qualche centimetro in allungo, mette un paio di colpi interessanti mentre Khelif parte molto da lontano e non sembra capace di portare colpi pesanti. Tutto cambia ad un minuto dalla campanella, quando l’algerino chiude alle corde la cinese e mette a segno una discreta combinazione. Da lì in avanti, però, ad ogni colpo dell’algerino arriva la risposta dell'asiatica: incontro più equilibrato di quanto visto finora in questo torneo. Molta attenzione al verdetto dei giudici, visto che non sembra esserci stato un chiaro vincitore: incredibilmente esce un 5-0 per l’algerino, nonostante non abbia messo a segno chissà quanti colpi puliti.
La seconda ripresa vede un approccio prudente della cinese, quasi intimidita: nonostante questo subisce un gancio velenoso senza riuscire a contrare. La Yang gira attorno all’algerino, mostrando un gran coraggio ed ogni tanto riesce ad entrare nella guardia del nordafricano. Peccato che al gran movimento non corrispondano uno-due convincenti. Khelif non molto aggressivo, come se non sentisse il bisogno di rischiare. La cinese mostra un bel repertorio di finte, ma l’algerino non ci cade e non concede combinazioni all'avversaria: le sue risposte vanno spesso a vuoto ma sembra sempre in controllo. Pochi colpi puliti in questa ripresa estremamente equilibrata: il tempo per rimontare per la cinese, però, non è molto e nell'ultimo minuto sembra quasi a corto d’idee. Suonata la campanella, la giuria ancora una volta favorisce 10-9 l’algerino nonostante il conto dei colpi sia sembrato a molti in favore dell'asiatica.
Dopo due riprese perse, la Yang avrebbe bisogno di mettere a terra Khelif ed è costretta a rischiare. L’inizio non è niente male: diretto mancino al mento, approfittando della solita guardia “allegra” di Imane. La cinese è più aggressiva ma non viene punita dall’algerino, ormai sicuro di avere la vittoria in tasca. Quando l'asiatica si scopre un attimo si prende per il disturbo un paio di colpi secchi, a conferma di una superiorità fin troppo evidente. La differenza per i puristi della boxe è evidente: più ordinata, precisa la cinese, disunito, quasi spavaldo l’algerino.
La Yang le prova tutte ma il verdetto è scontato: per la grande gioia dello scatenato pubblico algerino che ha invaso il Philippe Chartrier, la medaglia d’oro del torneo olimpico dei pesi welter va ad un essere umano con cromosomi maschili. Così è se vi pare: se non vi pare è così lo stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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