Annunziata: «Sinistra snob sulla social card»

RomaÈ un’opinionista dichiaratamente e orgogliosamente collocata nell’area riformista del centrosinistra. Ma ieri ha stupito gli osservatori con un editoriale su La Stampa in cui ha difeso la scelta della social card voluta da Giulio Tremonti. Così Lucia Annunziata (che da mesi tutte le sere conduce anche Titoli su Red tv, il canale satellitare vicino alla fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema) non solo spiega il perché della sua presa di posizione, ma taccia di snobismo tutti coloro che hanno criticato la misura presa dall’esecutivo. Spiega: «Anche il dibattito intorno a questo provvedimento pone una domanda al centrosinistra e al Pd. Stare all’opposizione vuol dire per forza opporsi a tutte le scelte del governo, anche a quelle sensate?».
Il fatto è che loro dicono che non è sensata, ma una forma di carità travestita.
«È proprio questo che mi stupisce, il primo nodo di riflessione. Che cos’hanno contro la carità? Rispetto al nulla, la carità è molto, direi. Ed è un problema culturale».
In che senso?
«Vedo in queste prese di posizione del Pd, e non solo del Pd, contro la carità il retaggio di un obsoleto ideologismo. Posso ricordare una vecchia barzelletta?».
Prego...
«Un comunista incontra una vecchietta per strada, che trema per il freddo. E le fa: “Mia cara, resisti ancora un po’, che cambieremo il mondo”. Poi incontra un cattolico che le dice: “Aspetti un attimo, signora, che le porto una coperta”».
Barzelletta anticomunista...
«Ma, direi, coglie bene una questione di fondo. Per la sinistra postcomunista, il fastidio per la carità nasce da questa ansia, da questa ambizione: siccome siamo impegnati nel riformare tutta la società, non ci possiamo perdere in un dettaglio».
E quindi?
«Solo l’idea della carità gli mette l’orticaria. Mentre io devo dire che la trovo non solo necessaria, ma anche utile».
È vista come una vecchia istituzione vittoriana, un retaggio del capitalismo ottocentesco...
«Già. Ma proprio la munificenza delle dame aristocratiche, prima dell’avvento del welfare, fu l’unico ammortizzatore sociale: quindi non la disprezzo affatto».
L’Unità ha messo in copertina delle monete, per dire che si tratta solo di un euro e 40 centesimi al giorno.
«Questo è il più aristocratico degli snobismi. In questa polemica c’è un altro nodo. Per me chi fa questi conti dimostra di non avere più il senso del denaro».
Se 40 euro vi sembran pochi?
«Non sono pochi affatto. Chi, come me, di carità un po’ se ne occupa, e ogni tanto partecipa alle cene dei poveri, sa che con 40 euro le famiglie normali, o a basso reddito ci campano una settimana. Con 40 euro si paga la bolletta dell’elettricità di un mese! Vuol dire che non capiscono la vita di chi non è come loro».
Qualcuno si offenderà per questa polemica.
«Non posso farci nulla se non hanno il senso del denaro: se andassero in un supermercato fuori dal centro, scoprirebbero che ci si può comprare latte, carne, formaggi. Che una famiglia di tre persone riesce a pagarsi una pizza...».
Ma i critici dicono: non risolve.
«A me questa posizione dà quasi fastidio. Come quelli che dicono: a che serve farli mangiare bene il giorno di Natale? Rispondo: se vivi tutto l’anno in mezzo alla strada, quel giorno ti aiuta, eccome».
Da destra alcuni critici dicono: così aiutate solo i poveri.
«Ho visto che Libero ci ha fatto la prima. Ma anche lì non sono d’accordo. Che c’entra il popolo delle partite Iva? Questo provvedimento costa molto meno di uno sgravio fiscale ai professionisti, ma salva molte vite. Permette a qualcuno di arrivare a fine mese».
Altra obiezione: la card è umiliante per chi la riceve.
(Sorride). «Chi lo dice, purtroppo, non ha la minima idea di chi siano i nuovi poveri. Io li vedo tutti giorni, in fila per la mensa della Caritas, quando torno a casa. Chi deve andare due volte a settimana dalla Caritas non ci vede nulla di umiliante in un aiuto. Anzi!».
Perché allora tanta resistenza?
«Gliel’ho detto. Per chi lavora nella politica e nella comunicazione, 40 euro è forse l’argent de poche di una giornata. Per chi vive con 500 euro è il 10%! Ma è quello che fa la differenza fra la povertà e la miseria. È molto più di 400 euro in più per uno che ne guadagna 4mila».
Quindi Tremonti è più a sinistra della sinistra?
«Ripeto, anche a destra c’è chi protesta. Però per la sinistra il capitalismo compassionevole è un paradosso. Una cosa che non va».


Deve essere per forza cattivo?
«Forse. Ma il punto è un altro. Non sarebbe più facile dire che se il governo fa una cosa giusta è opportuno non opporsi? Volete di più? Bene. Ma intanto quel che c’è di buono prendetelo!».

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