Le antiche fortificazioni diventano suggestivi percorsi della memoria

Le antiche fortificazioni diventano suggestivi percorsi della memoria

Il territorio spezzino, in particolare le alture del golfo tra Porto Venere, La Spezia e Lerici, è caratterizzato dalla presenza di decine di grandi fortificazioni che ne segnano ogni panorama. Una vera e propria costa blindata con forti e batterie corazzate di cui, spesso, si ignora la storia. Eppure in tutto il mondo, dalla linea Maginot alle fortificazioni carsiche, queste ex opere belliche sono un vettore per lo sviluppo e la cultura di un territorio. Per colmare questa lacuna nello spezzino un gruppo di appassionati si è mosso e, dopo molto lavoro, ora esiste anche una vera e propria guida per conoscere i tanti segreti di questo imponente patrimonio storico ed architettonico con importanti prospettive per il futuro. Per oltre un secolo migliaia di uomini, dietro muri di roccia e cemento, hanno difeso la piazzaforte spezzina (uno dei più importati porti militari d'Europa), ora in pochi con delle «armi di carta» stanno cercando di preservare questi simboli.
È stato così presentato, l'altra sera nella prestigiosa sede del Circolo Ufficiali della Marina Militare della Spezia, il libro «Difesa di una piazzaforte marittima. Fortificazioni e artiglierie nel Golfo della Spezia dal 1860 al 1945», scritto da Stefano Danese, Roberto De Bernardi e Michele Provvedi.
Si tratta della prima parte di un'opera enciclopedica, per il prossimo anno è prevista la pubblicazione di un secondo libro, frutto di un lungo lavoro di ricerca e dedicata alle fortificazioni poste a difesa del golfo della Spezia dall'Unità d'Italia al secondo conflitto mondiale. Ma più che altro il libro, pubblicato non a scopo di lucro, è stato un obiettivo di tre appassionati che hanno operato in una sinergia di competenze veramente unica. Per dare vita a questa chiave di lettura per conoscere e comprendere la storia dell'estremo levante ligure c'è voluto però un sostegno particolare che è arrivato dall’Autorità Portuale della Spezia, non nuova nel sostenere simili progetti.
«Quando mi è stato detto che era possibile una simile opera e quando gli autori mi sottoposero il frutto di due anni di lavoro, ritenni doveroso scongiurare la dispersione di questo patrimonio. - ha spiegato Giovanni Lorenzo Forcieri Presidente dell’Autorità Portuale della Spezia - Si tratta di centinaia di disegni e planimetrie originali restaurati, fotografie e immagini storiche inedite che ci raccontano come è nata e come è stata pensata questa parte di Liguria. Mi auguro così che oggi questa pubblicazione possa fornire un contributo alla divulgazione di uno dei tanti aspetti poco conosciuti, ma certamente non meno affascinanti, del nostro patrimonio culturale. La nostra città sta profondamente cambiando e per questo non dobbiamo dimenticare di valorizzare ciò che l’ha caratterizzata come piazzaforte militare di pregio, salvaguardando tante delle strutture descritte in questo saggio. Le gloriose vestigia militari, cui tanto deve la nostra provincia in termini di sviluppo, stanno concretamente seguendo nuove vocazioni. La Marina Militare, il porto, l’industria continueranno ad essere elementi caratterizzanti l’identità del territorio, ma ad essi si sta sommando, dimostrando sempre maggiori vivacità ed intraprendenza, l’attività turistica, che dal nuovo waterfront e dalla stazione crocieristica trarrà un impulso decisivo. Nei prossimi anni segni e strutture contemporanee si aggiungeranno a quelli preesistenti. Oggi la città che non ha più bisogno di proteggersi dietro uno schieramento di fortificazioni fatte di acciaio, cemento e fuoco, ma che deve coraggiosamente rischiare, percependo tutta la positività del mutamento, aprendosi al futuro senza dimenticare mai le proprie radici».
Il libro, nato quasi per caso perché prima di iniziare un lavoro congiunto i tre autori stavano realizzando tre opere singole su diversi aspetti dello stesso argomento, racconta l'evolversi di una delle più grandi e corazzate roccaforti militari della storia mondiale: La Spezia.
«Si tratta dello studio sull'evolversi della fortificazione costiera in questo golfo, dell’analisi della piazzaforte marittima della Spezia – hanno raccontato gli autori – in questo primo libro abbiamo parlato solo della fascia costiera, dalle prime fortificazioni alle strutture create nel secondo conflitto mondiale, poi parleremo delle opere dell'entroterra, un impianto difensivo unico nel suo genere. A differenza dei lavori a prevalente carattere storico, architettonico o meramente catalogativo in questo libro cerchiamo di spiegare l'evoluzione di un grande complesso di opere difensive a protezione della primaria base della Regia Marina. Per approfondire la conoscenza degli schemi costruttivi, delle destinazioni d'uso, degli scopi e delle particolari funzionalità dei forti e delle batterie efficienti, sono stati accuratamente restaurati e riprodotti centinaia di disegni, planimetrie, immagini e stampe d'epoca accompagnati dalle fotografie attuali che consentono l'esplorazione delle strutture accessibili e la visita virtuale dei siti ancora militarizzati o comunque off limits per il grande pubblico».
Tanti gli aneddoti raccontati dai tre autori, tanti i «segreti» svelati sul recente passato del golfo spezzino. Leggendo il libro si scopre così che sul promontorio di San Pietro, a Porto Venere, proprio dove sorge la famosa chiesina era presente un punto di avvistamento con tanto di faro, oppure che la costruzione che si trova nei pressi del principale varco della diga foranea non era la «casa del guardiano» come sembrerebbe a molti, ma bensì una postazione per il lancio dei siluri. E la cronaca dei misteri del passato potrebbe andare avanti raccontando del super cannone sull'isola Palmaria che durante le prove di tiro scoperchiò i tetti delle case sulla costa, o dei camminamenti che attraversano le colline per raggiungere postazioni di cui i più ignorano persino l'esistenza. E poi la tecnologia che sorprende, sin dagli edificati dell'800 in cui si scoprono accorgimenti ingegneristici incredibili. Botole e sistemi pneumatici per muovere i cannoni, tipologie costruttive che ancora oggi resistono, spesso nel totale abbandono, al tempo ed alle intemperie. Per oltre un secolo la «piazzaforte» spezzina, sede di base navale e sede di importanti strutture ed industrie belliche, è stata costruita dentro una grande cinta corazzata, un'opera avveniristica anche per oggi. Una cinta con edificati sulla costa e sulle colline, in grado di difendere il golfo prima solo da minacce navali e poi anche aeree. Poi, dopo gli anni '40, dopo la guerra, tutte le principali strutture o sono state riconvertite o sono state abbandonate. Eppure sono ancora li, presenti e spesso immutate, a volte sconosciute tanto che in pochi ricordavano i loro nomi di battesimo. «Ma cosa serviva quel bunker? Chi ci stava dentro quella fortezza? Cosa c'è dietro quel muro?», tante le domande che generazioni di spezzini, oltre che di turisti, si sono fatti senza mai avere i mezzi o la volontà di cercare una risposta. C'era bisogno di un lavoro lungo e difficile, c'era bisogno di qualcuno che operasse con un investigatore del tempo, oggi finalmente esiste un libro che ci racconta un passato che rischiava di essere presente negli luoghi, ma perduto nei significati.
A tenere a battesimo l'opera, oltre al suo mecenate Forcieri, vi era anche il Comandante in Capo del Dipartimento Marittimo dell’Alto Tirreno, l'ammiraglio Andrea Campregher, che è un po' il padrone di casa in tutte queste strutture.
Presto, alcune sono già state privatizzate, la gran parte di queste opere saranno dismesse e cedute dal demanio, un patrimonio che, se ben valorizzato, potrebbe garantire un forte volano di sviluppo. Proprio per questo, in parallelo alla nascita di questa pubblicazione, ma non potrebbe essere diversamente perché Stefano Danese, uno degli autori, ne è membro autorevole, sempre alla Spezia è stata fondata un'associazione per la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio storico ed architettonico. Si tratta del gruppo “Dalla parte dei forti”, una realtà creata da persone che, pur provenendo da diversi percorsi formativi e culturali, hanno raccolto i loro comuni interessi e le comuni passioni in un’idea condivisa. Molti i giovani che si sono già iscritti all’associazione garantendo uno sviluppo progettuale aperto verso il futuro. L’Associazione, si propone di tutelare, valorizzare e diffondere la cultura del territorio di appartenenza, nello specifico la provincia della Spezia e le aree circostanti, attraverso la riscoperta delle antiche fortificazioni, delle opere fortificate e delle costruzioni storiche, anche con riferimento alle tradizioni, ai contesti storico-culturali e architettonici legati all’intervento dell’uomo sulla natura.
«Non si tratta di un’associazione puramente storica o di un club di appassionati di ricostruzioni belliche _ spiegano i dirigenti presieduti da Saul Carassale con al suo fianco Danese _ ma di un gruppo di persone che hanno interesse a proteggere, non vincolare, il proprio territorio, un territorio che l’uomo ha modificato con grandi e particolari costruzioni, i forti appunto, destinati a compiti oggi superati, ma oggettivamente affascinanti e ricchi di prospettive future. In tutto il mondo il recupero di questi impianti ha garantito di preservarsi facendo cultura, ma anche economia e turismo. Però per valorizzarli serve conoscerli e comprenderli, garantirne la natura e la tipologia, serve capire come le persone che li hanno realizzati hanno pensato a questi luoghi, rispettando un patrimonio di grande importanza».


In questi giorni l’associazione sta lavorando con l’amministrazione comunale della Spezia per un progetto di analisi e valorizzazione dei siti delle ex fortificazioni dell’area spezzina, un progetto che rientra nel programma di acquisizione di aree demaniali da parte del Comune. Nei progetti futuri vi sono anche studi e divulgazioni sulla particolarità di questi edificati che spesso sono elementi comuni nella vita di tutti i giorni, ma che altrettanti spesso non sono conosciuti.

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