Chi ami tuttora un certo jazz che si può definire «di insostenibile leggerezza», come direbbe Milan Kundera, non può mancare domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni di Milano, dove Aperitivo in Concerto propone per lottavo appuntamento della stagione il quintetto di Ben Allison. La formazione comprende Ben Allison direttore, contrabbasso, compositore, arrangiatore, produttore, Michael Blake sax tenore, Jenny Scheinman violino, Steve Cardenas chitarra, Rudy Royston batteria. È lorganico del cd Think Free, il più recente del gruppo cui il concerto si ispira. Rispetto al disco cè Lensemble è abbastanza insolito. Inoltre, fra gli aggettivi che spettano al leader, cè quello di produttore perché, dice Allison, «io concepisco il mio lavoro nella sua interezza: dallassemblare una band alla scrittura delle composizioni, dalle sedute di registrazione alla masterizzazione dellalbum fino allorganizzazione del tour». Non tragga in inganno il titolo del disco, Think Free, pensare liberamente. Il magmatico free jazz non centra nulla. Oltretutto, in quel periodo Ben Allison era in fasce, essendo nato nel Connecticut nel 1965; poi si è trasferito a New York nei tardi anni ottanta, quando era già un musicista emergente e richiesto. A suo modo appartiene al post-free, e però attribuisce alla sua prassi musicale il titolo distintivo di «Rock Film Music From New York», una definizione di eclettica libertà estesa alle musiche per il cinema. Se si vuole cercare una somiglianza, si pensi a certe composizioni-esecuzioni del chitarrista Bill Frisell come la stupenda Throughout, specialmente nelledizione in duo con Jim Hall, il chitarrista maestro di tutti i contemporanei e dello stesso Frisell, che è appunto di «insostenibile leggerezza».
La frase di Allison sopra riportata potrebbe far pensare a un accentratore un po dispotico, ma non è così. Ci sono altri otto cd a suo nome prima di Think Free, a partire dal primo, Seven Arrows del 1996, che testimoniano la scelta accurata dei collaboratori secondo criteri meritocratici e lampiezza della libertà a loro lasciata sul piano solistico, sempre però finalizzata a un unicum che spetta al compositore-direttore. Si possono citare anche i quaranta dischi dove Allison compare sotto nome altrui. E ancora, si deve ricordare la sua idea di riunire nel 1992, con altri illustri colleghi, il Jazz Composers Collective.
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