Sale la tensione nel Medio Oriente. L’ambasciata statunitense a Damasco ha esortato i cittadini americani che si trovano in Siria a lasciare "immediatamente" il Paese finché ci sono voli disponibili. Nel frattempo continua al Cairo l'occupazione delle vie limitrofe a piazza Tahrir da parte dei manifestanti. Dopo i disordini dei giorni scorsi che, secondo stime rese note dal ministero della Sanità egiziano avrebbero causato una trentina di vittime, oggi i manifestanti sono di nuovo scesi per strada.
Mentre in Siria continuano i massacri di civili da parte delle forze di sicurezza, Stati Uniti e Turchia invitano i propri cittadini a lasciare il paese o a non transitarvi. L’ambasciata americana a Damasco ha esortato i cittadini americani che si trovano in Siria a lasciare "immediatamente il paese" finché ci sono voli disponibili. Il ministero degli Esteri della Turchia dal canto suo ha invitato i pellegrini di ritorno dalla Mecca a non passare via terra per la Siria: nei giorni scorsi due pullman di pellegrini turchi che avevano sbagliato strada a Homs (epicentro della rivolta) sono stati presi a mitragliate dai soldati siriani: tre cittadini turchi sono rimasti feriti. Gli Stati Uniti hanno già annunciato che il loro ambasciatore a Damasco Robert Ford, richiamato in patria il mese scorso per motivi di sicurezza, non rientrerà in Siria questo mese, sempre per gli stessi motivi.
Nelle prime ore della giornata l'esercito è intervenuto pesantemente costringendo almeno un centinaio di persone ad evacuare l'area interessata dalla protesta dopo un lancio di lacrimogeni. Secondo uno dei responsabili del servizio di ambulanze presente sul posto stilare il bilancio delle nuove vittime sarebbe molto difficile, ma si parla di almeno quattro persone, sei secondo altre fonti. Un medico presente in piazza ha parlato di una repressione contro i manifestanti condotta, questa la sua impressione, sparando "pallottole vere" contro i civili.
Tra le quattro vittime di una nuova giornata di scontri ci sarebbe anche un bambino di dieci anni che, secondo padre Fawzi Abdel Wahib, sarebbe stato colpito alla testa da un proiettile. Il piccolo è stato trasportato all'ospedale Qasr al-Aini ma, secondo il sacerdote, "difficilmente riuscirà a sopravvivere". Anche oggi gli scontri si sono concentrati in via Mohammed Mahmud, vicino alla sede del ministero dell'Interno. Qui gli agenti, in assetto anti-sommossa hanno messo in piedi una serie di barricate, sparando lacrimogeni e pallini da caccia contro la folla.
E da Twitter arriva la dichiarazione molto allarmata di Mohamed ElBaradei, ex direttore dell'Aieia e candidato alle elezioni presidenziali che denuncia l'utilizzo, da parte delle forze dell'ordine, di "gas lacrimogeni con agenti nervini" e "pallottole vere" per sedare la rivolta di piazza. Il premio Nobel per la Pace ha definito la situazione "un vero e proprio massacro". Il ministro della Salute ha però smentito prontamente la notizia, riferendo che "anche il personale paramedico del ministero della Salute che lavora a piazza Tahrir è stato esposto ai gas e non ha mostrato sintomi inusuali». Ha comunque annunciato la creazione di una commissione per fare chiarezza su cosa sia davvero successo durante la protesta, per verificare o smentire l'ipotesi messa in campo da ElBaradei.
Gli scontri tra i manifestanti e la polizia sarebbero andati poi scemando durante il giorno, con la polizia in ritirata da Piazza Tahrir e dalle vie limitrofe. Lo scontro nella via dove si trova il ministero dell'Interno era in corso da quattro giorni. Avrebbe causato 33 vittime, secondo il computo ufficiale, anche se fonti ufficiose parlano di almeno dieci morti in più.
A fermare le ostilità non sono però bastate le dichiarazioni rese ieri dal Maresciallo Hussein al Tantawi, che in un discorso trasmesso dalla televisione di Stato, aveva assicurato che il premier Essam Sharaf avrebbe lasciato la guida del governo. Secondo i Fratelli Musulmani, che ieri avevano partecipato a un vertice con i principali partiti egiziani, le forze armate avrebbero ritirato oggi i militari da piazza Tahrir, ma la tregua è durata poche ore.
Nonostante la situazione si fosse apparentemente calmata, intorno alle quattro e mezza ora italiana si sono sentiti - riferiscono
fonti dell'Ansa - alcuni spari nella zona del ministero. La polizia ha risposto coi lacrimogeni al lancio di pietre da parte di manifestanti e dopo una pausa di circa due ore sono ricominciati gli scontri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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