Arte Il centro di accoglienza diventa una galleria per i quadri «anti-tortura»

La violenza del torturatore e la paura del torturato, ma anche l’incertezza del futuro, la minaccia che incombe sui più deboli e l’aiuto che disperatamente si invoca sono i temi affrontati da Lillo Bartoloni nelle dieci tele in mostra fino al 20 febbraio nel Centro policulturale Baobab (in via Cupa n.5), un centro di accoglienza per rifugiati africani che si trasforma in luogo di incontro, scambio, integrazione con il territorio e le istituzioni. Nato a Roma nel 1948, Bartoloni ha trovato per anni la sua ispirazione nei viaggi, rappresentando grandi spazi, mare, barche e animali. I suoi dipinti filtrano la realtà in immagini essenziali e l’universo simbolico che costruisce è fatto di silenzio, gioco, ironia. Ma questo mondo «infantile» è stato in parte abbandonato per rappresentare gli aspetti più oscuri e negativi dell’essere. Il cambiamento è dovuto all’incontro con il mondo letterario ebraico (Isaac B. Singer e Kafka). In quest’ultima mostra, il cui ricavato sarà devoluto all’associazione Medici contro la tortura, le atmosfere sono cupe e i paesaggi rimandano ad alcuni Paesi dove sono state praticate torture. Ben tre tele hanno lo stesso titolo: «Torturato e torturatore». Nella seconda della serie si intravedono dei cammelli, ricordo di un viaggio effettuato dall'artista in Iraq poco prima della Guerra del Golfo. Nella terza sono degli uccelli scuri che con la loro tristezza entrano in empatia con il prigioniero torturato. Un’altra tela («Squadra speciale») rimanda al Vietnam, mentre altre fanno pensare all’Africa per il colore nero dei torturati. Solo nelle tele intitolate «Help» si intravede uno spiraglio di speranza nella nave, simbolo di salvezza e di viaggio verso lidi più ospitali. Raffigurano tutte il rifugiato che viene accolto.

Sempre alla serie «Help» appartiene la sagoma in ferro di un uomo, eloquente nella sua essenzialità. Potrebbe essere uno dei tanti africani accolti nel Centro Baobab, che ha una storia di violenze da raccontare. Orario: tutti i giorni dalle 20.30 fino alla chiusura.

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