Gli assassini della setta maledetta colpiscono ancora

Uno dei titoli che sin dalla sua uscita ha saputo conquistare moltissimi appassionati è Assassin Creed, un gioco che ci mette nei panni di un temibile assassino assoldato da una misteriosa setta, il tutto circondato da una ricostruzione storica molto rigorosa. Se il primo episodio di questa serie presentava qualche difetto Assassin Creed 2 (Ubisoft multipiattaforma) promette meraviglie.
Il gioco. La vicenda prende spunto pochi attimi dopo il termine del primo episodio. Ci troveremo nuovamente nei panni di Desmond a fissare l'intricato mosaico sulle pareti della nostra stanza (prigione sarebbe il termine più appropriato) all'interno dell'Asbergo. L'arrivo di Lucy (la carismatica assistente del malvagio dottor Vic), comporterà una nuova fuga rocambolesca. Ancora una volta ci troveremo a rivivere le gesta di uno degli antenati di Desmond, Ezo Auditore, che avremo modo di guidare dalla gioventù alla maturità all'interno della Firenze rinascimentale dell’anno 1476. In questo caso non ci limiteremo a compiere una serie di assassini di personaggi chiave come nel primo episodio, ma gestiremo una serie di richieste decisamente più interessante che riguarderanno la nostra famiglia e quella rivale dei Pazzi nel più ampio complotto per far cadere la dinastia dei Medici.
Pregi e difetti. Sin dai primi minuti si nota come la trama sia decisamente più complessa e meglio sviluppata del capitolo precedente. La grafica ripropone le città rinascimentali con una quantità di dettagli in grado di surclassare persino il predecessore. Anche i personaggi appaiono davvero credibili, dal profilo psicologico al dettaglio delle vesti. Sonoro adeguato con una notevole profondità nei dialoghi e musiche assolutamente d'atmosfera.

Giocabilità notevolmente migliorata sia per quanto riguarda l'interazione che per i combattimenti veri e propri. Sistema economico in parte rivedibile: vi troverete molto probabilmente ricchissimi senza aver possibilità di impiegare adeguatamente i vostri capitali.

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