È cominciato l'iter per la vendita di Acciai Speciali Terni, una delle aziende siderurgiche italiane più antiche e più importanti; il gruppo tedesco ThyssenKrupp lo scorso anno ha deciso di rivedere il proprio perimetro di attività e la controllata italiana, che fabbrica acciaio inox in lamiere, nastri e tubi, non rientra più nel core business, che si concentrerà in aree dell'automotive, dei forgiati e nella distribuzione dei metalli. Già venduti gli ascensori, oggi il gruppo fattura all'incirca 35 miliardi di euro. AST è un'azienda che produce un milione di tonnellate di acciaio liquido all'anno con 2.325 dipendenti; ha un fatturato di 1,5 miliardi, il 40% va all'estero, e nel 2020, a causa dell'impatto provocato dal Covid, ha chiuso con una perdita di 157 milioni. «Siamo rimasti a lungo chiusi per decreto e per vari mesi abbiamo lavorato con capacità ridotta del 30 per cento», spiega l'amministratore delegato Massimiliano Burelli.
L'anno scorso c'erano già stati dei primi interessamenti per l'acquisto, si parlava dei gruppi italiani Marcegaglia e Arvedi e di due soggetti stranieri.
«Sì, e il primo ha già confermato le proprie intenzioni. In questa fase uno, con l'ausilio della banca d'affari JPMorgan, nostro partner finanziario, diamo accesso ai potenziali acquirenti a una parte dei dati che permettano di capire bene chi siamo, la nostra storia, la nostra traiettoria, i nostri dati finanziari. È una fase documentale, lo stabilimento non è ancora coinvolto».
Come si evolverà l'iter di cessione?
«Ora JPMorgan sta ricontattando innanzitutto chi aveva già dimostrato interesse, ma nell'ultimo anno il Covid ha modificato tutto il contesto. Contiamo che questa esplorazione si concluda verso giugno, poi si passerà agli approfondimenti e alle selezioni. I tempi del closing non sono per ora prevedibili».
Intravede un buon livello di interessamento?
«Sì, ce n'é molto. La fase uno serve proprio per capirsi bene».
Teme che il governo eserciti una golden share?
«In questa fase non è immaginabile. Posso dire però che questa azienda è di proprietà tedesca da 25 anni ed è stata sviluppata e gestita con successo».
Come sta andando il 2021?
«A livello di volumi il mercato è molto effervescente, con un carico di ordini importante. Da mesi non utilizziamo più cassa integrazione. Tutto il settore dell'acciaio sta andando bene, con segnali vigorosi da settembre 2020, in ripresa sia nei volumi mensili sia nel portafoglio ordini, più lunghi del passato».
I vostri progetti ambientali proseguono indipendentemente dalla cessione?
«Sì, naturalmente. Nei primi mesi del 2022 partirà il progetto per trasformare le nostre scorie di lavorazione in ghiaia per l'edilizia stradale. Anche qui c'è stato un ritardo dovuto al Covid. Poi continuiamo ad aumentare il trasporto via treno dei nostri prodotti: oggi è al 60%, quando nel 2016 era al 20%. Nel 2020 abbiamo ridotto le emissioni per un equivalente di 18mila tonnellate di anidride carbonica».
Poi c'è il progetto bus di Terni
«Certo: forniremo gratuitamente l'idrogeno per il nuovo parco di automezzi del Comune; ma potremo farlo quando questo riceverà i finanziamenti europei, tra due anni. L'idrogeno lo produce un fornitore nel nostro sito, è un materiale di lavorazione e ne abbiamo in abbondanza. Stiamo anche parlando con Toyota dell'idea di creare un hub dell'Italia centrale per la mobilità pubblica e privata a idrogeno».
Quali sono i vostri indici di sicurezza sul lavoro?
«Da noi si registrano 1/6 degli infortuni rispetto alla media del settore siderurgico italiano».
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