Esiste un immaginario atlante dei luoghi fantastici, divenuti veri grazie allinvenzione dei poeti, portati a vita sempiterna dal nulla: il bosco del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, con i suoi elfi e le sue fate volanti, i luoghi prodigiosi incontrati da Ulisse nel suo lungo viaggio di ritorno, dallisola dei Lotofagi alla caverna del Ciclope, fino allincantevole paese dei Feaci. Ma accanto a questi e tanti altri luoghi letteralmente fantastici ne esistono alcuni che potremmo definire ibridi: luoghi che paiono frutto di immaginazione, ma che in realtà forse sono esistiti.
Tra questi i monti, le città favolose, le rocche del Milione di Marco Polo: il viaggio è storico, i luoghi esistono, ma il racconto del mercante li trasfigura fino a farli apparire a volte immaginari. Simile in parte, ma con una componente più forte di dubbio, il continente che nessuno di noi ha conosciuto, Atlantide. La leggendaria «isola più estesa della Libia e dellAsia prese insieme», posta al di là delle Colonne dErcole, compare in un dialogo di Platone, il Timeo, e si ripresenta in un altro, in forma di fascinoso e per certi versi oscuro racconto. Nel Crizia Platone mette in scena Solone, il quale avrebbe appreso in un viaggio in Egitto dellesistenza di quellisola immensa che un tempo dominava il mondo circostante.
Il Solone fittizio presentato da Platone, in quel dialogo atemporale, composto come il Timeo verso il 355 a.C., evoca la sapienza degli Egizi, depositari della cultura più antica, i quali parlavano di un conflitto avvenuto novemila anni prima tra due potenze, unantichissima Atene e appunto Atlantide. LAtene evocata non ha nulla a che vedere con quella in cui vive il filosofo, è oligarchica, retta da dèi che si manifestano in forma di filosofi e guerrieri, mentre su Atlantide, lisola gigantesca, regna Poseidone, re del mare, che aveva trasformato lisola in fortezza, «stabilendo gli uni intorno agli altri sempre più grandi, degli anelli di terra e mare, rendendo così inaccessibile agli umani lisola centrale \ non cerano infatti né navi né navigazione».
La ricchezza dellisola è favolosa, messi e frutti, animali domestici e selvatici, minerali tra cui loro e il mitico oricalco. La fine della guerra coincide con quella di Atlantide: «violenti terremoti e diluvi. Nello spazio di un sol giorno e di una sola notte funesti, tutta la flotta ateniese fu inghiottita dun sol colpo sottoterra e lisola Atlantide si inabissò nello stesso modo nel mare».
Il mito del continente sommerso dalle acque si afferma definitivamente e viene ripreso nei secoli, da Plutarco, Ammiano Marcellino, Plinio il Vecchio, da pensatori ebrei e bizantini, da Proclo, fino alladozione, in tempi moderni, a scopi nazionalistici: svedesi, spagnoli, italiani, francesi, ognuno scopriva, spesso con notevoli acrobazie geografiche e logiche, in Atlantide la propria terra dorigine, e anche in età nazista vi fu chi tentò di farne la patria originale degli ariani. Atlantide (Einaudi, pagg.142, euro 18), di Pierre Vidal-Naquet, studioso di gran valore recentemente scomparso, è una ricognizione sulla mitica isola, sul continente sommerso dalle onde, come indica bene il sottotitolo, Breve storia di un mito.
Per lautore Atlantide non è mai esistita, se non come sogno di Platone. La sua opinione, in quanto storico, è ineccepibile.
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