Sono ormai anni che la Festa della Donna nel nostro Paese ha abbandonato modalità di festeggiamento che poco aveva a che fare con il profondo spirito con cui nacque nel 1909 negli Stati Uniti, quando le donne iniziarono a manifestare per rivendicare il proprio diritto al voto. Celebrata in tutto il mondo per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche raggiunta dalle donne negli ultimi decenni, questa ricorrenza è ritornata ad essere l’occasione per denunciare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono ancora vittime in diverse parti del mondo e continuare la battaglia civile per l’uguaglianza e le pari opportunità.
Nonostante la strada fatta sia tanta, c'è ancora da lavorare in molti ambiti, a partire dalla violenza, fino alla parità nel lavoro o negli obblighi familiari. I dati che vengono fuori non sono confortanti a dimostrazione che parlare, denunciare e far riflettere su questi argomenti sia la modalità da portare avanti con ancora più forza. Una recente ricerca, realizzata da Fondazione Libellula, dipinge una società maschile ancora molto arretrata su alcuni argomenti. Nelle oltre 2.000 interviste fatte a uomini, per comprendere la percezione e le esperienze del genere maschile rispetto alla discriminazione e all’equità di genere nel mondo professionale e nella vita familiare, i risultati non sono incoraggianti.
Quello che viene evidenziato è la necessità profonda e urgente di un radicale cambiamento culturale e strutturale, che permetta di dare maggiore garanzie, opportunità e di conseguenza rispetto, alle donne, con l'obiettivo finale di approdare ad un'equità di genere.
La violenza sulle donne, la nota dolente
I dati sulla violenza di genere sono ancora impressionanti. Secondo quelli del Viminale, raccolti dal Servizio analisi criminale, della Direzione centrale della Polizia criminale, tra il 1° gennaio e il 18 dicembre 2022, in Italia si sono registrati 300 omicidi con 119 vittime donne. Sebbene si stia parlando sempre più spesso di questa tematica, la comprensione del problema non è ancora chiara. Il 43% degli uomini ha dichiarato di non considerare la violenza sulle donne come un problema che li riguardi direttamente. Allo stesso tempo, il 42% ritiene che quando si parla di violenza contro le donne, spesso si colpevolizzino tutti gli uomini indistintamente, senza fare le dovute distinzioni.
“Numeri che testimoniano una scarsa consapevolezza delle radici culturali della violenza di genere e delle sue diverse sfaccettature quotidiane che spesso si basano su una concezione di superiorità maschile e su una cultura del controllo e della prevaricazione, spesso normalizzati. Nel precedente sondaggio "LEI" (Lavoro, Equità, Inclusione) realizzata lo scorso anno e dedicata alle donne, oltre un’intervistata su 2 ha dichiarato di essere stata vittima di molestie, discriminazioni o stereotipi sul posto di lavoro, mentre addirittura il 22% di aver avuto contatti fisici indesiderati. Visti questi risultati è necessario capire come attivare un confronto tra i due generi e individuare le azioni grazie alle quali sia possibile intervenire efficacemente nei diversi contesti per arrivare all’equità superando stereotipi limitanti e promuovere una vera cultura del cambiamento”, spiega Annalisa Valsasina, direttrice scientifica di Fondazione Libellula.
Quanto "valgono" le donne sul posto di lavoro?
Se la violenza colpisce, per fortuna, una parte delle donne, il mondo del lavoro è qualcosa che ne coinvolge la maggior parte, ed anche in questo ambito le cose non vanno come dovrebbero. Il 79% degli uomini ha dichiarato che sempre nel proprio contesto professionale le espressioni utilizzate non sono sempre rispettose verso le donne, con battute, apprezzamenti e uso di stereotipi sessisti. Anche la possibilità di essere assunti è stata considerata discriminante dagli intervistati, con il 61% degli intervistati che ritiene di avere in quanto uomini maggiori possibilità di essere assunti rispetto alle donne.
"Risultati che riflettono la presenza di una discriminazione di genere anche nella fase di ricerca e selezione del personale, che porta ad una mancanza di rappresentanza femminile in alcune aree professionali. Per gli uomini è più facile e veloce crescere e vedere riconosciuti i propri meriti, mentre la carriera della donna è spesso passata alla lente di altri fattori rispetto al merito o alla competenza. Il lato positivo è quello che gli uomini stessi registrino queste disparità, segno di un importante segno verso il cambiamento. In questo è importante che le aziende e le organizzazioni adottino politiche e pratiche per contrastare la discriminazione di genere, e promuovere l'inclusione e la diversità, in modo da creare un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti e tutte”, prosegue sempre Valsasina.
L'aiuto con i figli
L'ambito genitoriale è quello che nella maggior parte dei casi obbliga le donne ad una scelta, quella tra lavoro e famiglia. Le cose negli ultimi anni in questo frangente stanno migliorando, con padri più attenti e coinvolti nella gestione dei figli anche se con qualche paradosso, che viene ben evidenziato nel sondaggio. L'85% degli intervistati ritiene che gli uomini siano responsabili quanto le donne della cura della casa e dei figli, ma più di un padre su 3 (il 36%) dichiara di non aver mai utilizzato gli strumenti a disposizione per la conciliazione come i congedi parentali o i permessi per occuparsi dei propri figli.
La cancellazione degli stereotipi
Mentre su determinate tematiche le idee di una parte degli uomini sono ancora confuse, risultano invece molto chiare sul superamento di molti stereotipi maschili che ormai, nella maggior parte dei casi, appartengono solo alle vecchie generazioni. L'immagine tradizionale del maschio forte, coraggioso e insensibile sembra essere sul viale del tramonto: ben il 95% degli intervistati ritiene che mostrare emozioni e sensibilità non corrisponda a essere poco virili, a dimostrazione che molti uomini hanno il desiderio di abbattere la maschera di durezza e insensibilità che spesso la società impone loro. Inoltre, il 70% ritiene che anche gli uomini siano vittime di stereotipi che impattano sul loro benessere e sulla loro libertà, dimostrando consapevolezza della pressione sociale che viene posta su di loro.
Si alza invece la tendenza di considerate "consuetudine" determinati atteggiamenti. Il 45% degli intervistati ritiene che molte volte il comportamento di un uomo verso le donne sia motivato da una spinta sessuale e il 54% che sia tipico degli uomini fare battute a sfondo sessuale tra loro, e pensare al sesso come maggior interesse nelle relazioni, con una chiara visione delle donne come oggetto sessuale ancora molto presente e un forte mandato culturale verso la dimostrazione della propria virilità.
Inoltre, persiste lo stereotipo secondo cui nella società sono gli uomini a dover mantenere e proteggere la propria famiglia: il 63% degli intervistati sente che a lui spetti il compito di proteggere le donne della sua famiglia (partner, figlie, madre, sorelle, ecc.) e il 52% dei padri dichiara che gli capita spesso di sentirsi totalmente responsabile del benessere economico della famiglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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