Gentile Direttore Feltri,
le sue osservazioni su inquinamento e longevità sono state confermate da un dato pubblicato ieri: Milano è la città dove si campa più a lungo. I centenari sono quasi 300. Il più vetusto ha la bellezza di 115 anni. Appena ho letto ho ricordato alcuni suoi interventi
e commenti nei quali ha evidenziato l'assenza di correlazione tra inquinamento urbano e mortalità. Si sente soddisfatto ora che le sue parole trovano conferma nei fatti?
Ludovico Martinoni
Caro Ludovico,
non provo più alcuna soddisfazione allorché le mie affermazioni trovano riscontro nei dati, accade così spesso che, mio malgrado, mi ci sono abituato. Ovviamente, scherzo. Permettimi una battuta. In ogni caso, per deformazione professionale, sono solito partire dai dati per descrivere o prendere atto di una realtà. Mi sono limitato ad osservare i fatti che sono sostanzialmente questi: a Milano si vive a lungo, nonostante la sinistra seguiti a parlare di emergenza inquinamento, emergenza ambientale, emergenza clima, inventando ogni giorno nuovi problemi e nuovi divieti funzionali a terrorizzarci e a complicarci l'esistenza e non a migliorarcela. Quindi, è vero che campiamo più a lungo ma, a causa dei progressisti, campiamo male poiché essi ci rompono le scatole con le loro schizofrenie e fobie varie, che spaziano dal pericolo fascismo al pericolo polveri sottili. Per carità, non nego che l'inquinamento esista. Ciò che contesto è la validità di determinate scelte politiche le quali avrebbero la pretesa di rendere l'aria salubre. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni divieti posti alla libera circolazione automobilistica. Dicono che Milano sia tossica, costosa, stressante, invivibile, frenetica, inquinatissima, mortale, eppure chissà perché il numero di centenari
continua a crescere, a prescindere da questi fattori. Attualmente coloro che hanno superato il secolo di vita sono 283, mentre gli over 90 sono ben 24mila. Il Municipio 8 detiene addirittura un record di presenze di oltre 3.400 «grandi anziani», soprattutto di sesso femminile, segno che le donne sono più forti degli uomini, anche fisicamente.
Queste rilevazioni adesso dovrebbero indurci a compiere alcune riflessioni e magari a mutare un certo atteggiamento. L'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di anziani, negativamente siamo soliti dire: «L'Italia è un Paese vecchio», o pure «di vecchi». Ci piangiamo addosso per questo motivo, il quale invece rappresenta un vanto, qualcosa di cui essere fieri. Inoltre, questa lievitazione della popolazione canuta non si accompagna ad una maggiore considerazione e ad una maggiore attenzione o cura nei riguardi dei nonni, chiamiamoli così. Semmai sta avvenendo l'esatto contrario, cioè essi vengono sempre più maltrattati, disprezzati, isolati, abbandonati. Gli anziani vengono accusati di ogni nefandezza e di essere origine di qualsiasi male sociale. Quella a loro danno è una vera e propria operazione di criminalizzazione, per cui essi sono diventati una sorta di capro espiatorio collettivo. Ripetiamo che si mangiano le pensioni,
tolgono il lavoro ai giovani, sono un peso sociale. A breve arriveremo a rimproverare loro di respirare.
Insomma, l'incoraggiante risultato demografico non si accompagna ad una evoluzione nella nostra maniera di pensare a coloro che hanno vissuto più a lungo e che sono depositari di insegnamenti, esperienza, saggezza. I nonni andrebbero ascoltati di più e considerati per quello che sono: un importante capitale umano e sociale. Per lustri abbiamo udito la sinistra ripetere che tutti gli immigrati sono risorse, sempre e comunque, da accogliere e integrare.
Sarebbe opportuno che il centrodestra, con la stessa forza, promuovesse una campagna volta a vedere nell'ampia fetta di cittadinanza molto matura un bene, una ricchezza, qualcosa che contribuisce a renderci una società migliore e pure più prospera.È tempo di favorire un rinnovamento culturale.
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