Il Meridione rovinato dai sussidi

A cosa servono il mare, la spiaggia, il sole, il pesce, le arance e i limoni, ove manca il lavoro?

Il Meridione rovinato dai sussidi
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Gentile Direttore Feltri, il Nord è la zona d'Italia dove si vive meglio, stando alla consueta indagine annuale condotta da «Il Sole 24 Ore» e pubblicata lunedì 16 dicembre. Non metto in dubbio i risultati, ma io sono un cittadino del profondo Sud e mi stupisce che dai dati emerga che nel Mezzogiorno si stia peggio che altrove. Qui l'aria è senz'altro più salubre, non corriamo tutto il giorno affannati e stressati, le famiglie ancora si riuniscono in occasione delle feste o ogni domenica, il ritmo della vita è più umano e sostenibile, sopravvivono i rapporti di amicizia e di vicinato, abbiamo il sole, il mare, la natura, per non parlare poi dei prodotti agroalimentari e non soltanto e della nostra tradizione culinaria. Qui mangiamo e beviamo bene. Sarei curioso di leggere un suo commento in proposito. Grazie.

Giuseppe Esposito

Caro Giuseppe,
è alquanto arduo smentire i dati. L'indagine annuale del Sole 24 Ore non rappresenta uno studio rabberciato bensì un'indagine approfondita, corposa, ricca di parametri e indicatori, sommati e incrociati i quali si giunge a risultati che hanno una certa validità e una certa attendibilità. Leggendo la tua lettera non ho potuto fare a meno di riflettere sul fatto che, per quanto ai settentrionali venga attribuita la colpa di coltivare pregiudizi nei confronti del Meridione e della sua gente, sono forse i meridionali a nutrire preconcetti sul Settentrione, sui suoi abitanti e anche sul proprio stesso Sud. Ogni volta vi odo vantare le meraviglie della natura che pare che soltanto voi possediate, ovvero il mare, la montagna, il sole, come se il sole brillasse, sorgesse e tramontasse solamente da quelle parti e non in tutto il mondo, la cucina, come se ogni regione non avesse le sue specialità e come se quella mediterranea non fosse una dieta che rappresenta un patrimonio nazionale, frutta e verdura, come se al Nord non crescesse nulla fuorché le erbacce, l'aria, che sarebbe più pulita laggiù. Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano così come le descrivi? E poi c'è questa idea che la gente del Nord sia chiusa, che non ci siano amicizie e rapporti di vicinato, che sulla Lombardia il cielo sia sempre grigio, il clima insopportabilmente gelido, l'esistenza quotidiana di noi settentrionali altrettanto buia, monotona, soffocante. Tutte balle, ossia pregiudizi. Ma non è questo il punto. Ti sei dimenticato di annoverare un elemento essenziale che condiziona l'esistenza, il suo godimento e persino la sua qualità, visto che di questo stiamo parlando. Esso è il lavoro. Reggio Calabria, che è la città dove si vive peggio, è anche quella dove il tasso di disoccupazione è più alto. A ciò si aggiunga la carenza di altri servizi. Dunque, a cosa servono il mare, la spiaggia, il sole, il pesce, le arance e i limoni, ove manca il lavoro? Il lavoro, caro Giuseppe, non è soltanto qualcosa che si fa, qualcosa che serve a produrre un reddito, a mantenere se stessi e la propria famiglia, ma è altresì un aspetto della vita che è connesso direttamente alla nostra dignità e alla nostra soddisfazione mentale, emotiva e spirituale. Se non si lavora non si può essere felici e, se non si è felici, non ci può essere qualità del vivere. Di contro, e non è un caso, Bergamo, urbe dove si vive meglio, è la città con il più basso indice di disoccupazione. Non possiamo non concludere che dove c'è occupazione c'è qualità della vita. Il lavoro è tutto, soprattutto per noi bergamaschi, che siamo abituati a sgobbare. E non mi fraintendere, non insinuo che i meridionali non siano avvezzi alla fatica, eppure è un fatto che la regione in cui venivano elargiti più sussidi grillini, mi riferisco al reddito di cittadinanza, è stata la Campania e che l'occupazione lì è lievitata allorché l'obolo è stato intelligentemente tagliato da questo governo, che ha posto fine ad una stagione di pericoloso assistenzialismo e di spregevole clientelismo, i quali producono sottosviluppo, depressione economica, stasi. Cosa significa tutto questo? Che a volte a mancare non è semplicemente il lavoro ma anche e soprattutto la voglia di rimboccarsi le maniche e di darsi da fare.

Eppure oziare, quindi non realizzarsi come persone, non mettere a frutto un talento, non apprendere una competenza al fine di adoperarla, non rendersi in qualche maniera produttivi e utili a se stessi e agli altri, non svegliarsi al mattino per correre al lavoro, non solo spinge ad imboccare la strada del vizio, come la saggezza popolare insegna, ma altresì avvelena l'anima allorché l'atto del riposare, o del poltrire, non segue al sudore e diviene attività quotidiana prevalente, che si trasforma in noia, fatalismo, pessimismo, disimpegno, apatia, i veri mali che affliggono il nostro amato Sud.

Insomma, Giuseppe, per essere felici non ci serve il mare. Quello che ci occorre è il sacrificio. Senza sacrificio non può esistere benessere. Insegniamolo ai giovani.

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