"Ultimo baluardo". Il collettivo comunista giustifica le violenze su Israele

Alla Sapienza gli attivisti della sinistra studentesca contestano l'ateneo per le sue posizioni "a favore della brutalità di Israele". E in un comunicato giustificano la "resistenza armata" palestinese

Manifestazione del collettivo Cambiare rotta (repertorio)
Manifestazione del collettivo Cambiare rotta (repertorio)
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Contro Israele. Contro il governo. Contro la loro stessa università. Gli attivisti dell'organizzazione giovanile comunista Cambiare rotta sono pronti a protestare, di nuovo. Dopo la contestazione delle tende sul caro affitti, gli scontri di Torino, lo sciopero dei trasporti e i sit-in contro la "devastazione ambientale", i tuttologi del collettivo rosso hanno trovato una nuova istanza sulla quale fare casino e proseguire la lotta: la guerra in Israele. Chiaramente, la cifra della rivolta annunciata dai suddetti studenti sarà ideologica come sempre. E cioè, unicamente schierata a favore delle ragioni palestinesi e contro quello che viene definito il "regime sionista".

"Alle 13.30 contesteremo anche l'Ateneo, che alle ore 14 riunirà in via straordinaria Consiglio d'amministrazione e Senato accademico per discutere una mozione a favore della brutalità di Israele contro il popolo palestinese che da decenni massacra donne, bambini, famiglie e distrugge case", si legge in un comunicato del collettivo Cambiare rotta. Nelle motivazioni dell'ennesima protesta studentesca, nessuna menzione alle violenze perpetrate nelle ultime ore contro Israele e agli attacchi terroristici dei fondamentalisti di Hamas. Del resto, già nelle ore successive allo scoppio della guerra, gli attivisti dell'organizzazione giovanile comunista avevano pubblicato un post nel quale si parlava solo di "occupazione fascista e oppressione sistemica del popolo palestinese".

"Come comunisti - recitava il medesimo comunicato - non possiamo che condannare il regime di apartheid instaurato da Israele nei confronti della Palestina e il silenzio che da 75 anni a livello internazionale ha impedito qualsiasi tipo di effettiva risoluzione della questione palestinese". Gli attivisti, infine, imputavano la responsabilità dell'escalation bellica "a tutti i soggetti internazionali che hanno fatto sì che povertà, abbandono e oppressione venissero perpetuati impunemente nei confronti dei palestinesi che oggi portano avanti - con la resistenza armata come ultimo baluardo". Visti i toni ideologici di quella presa di posizione, possiamo solo immaginare quali possano essere le tesi dell'odierna contestazione e speriamo solo che non si ripetano indegne scene come quelle di Milano, dove alcuni studenti avevano inneggiato ad Hamas e alla morte dei ragazzi israeliani. Al riguardo, il ministro Valditara ha dato mandato agli uffici scolastici regionali di inviare ispezioni negli istituti superiori nei quali si siano verificate o si dovessero verificare manifestazioni pro-Hamas.

Alla Sapienza, la protesta degli attivisti è già iniziata in mattinata contro l'ateneo e il sistema universitario, accusati di ignorare e reprimere le loro istanze.

"Alle 11 nel contesto dell'inaugurazione dell'anno accademico potrebbe intervenire la Ministra Bernini, a cui siamo pronti a chiedere conto della totale mancanza di ascolto delle proteste degli studenti, in tenda e non solo, culminata nelle manganellate di Torino della scorsa settimana", hanno fatto sapere gli studenti del collettivo.

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