Dopo le auto bomba la Svezia ora ha paura degli ultrà islamici

L’attentato di sabato sera a Stoccolma moltiplica i dubbi sui rischi di un’immigrazione incontrollata. Retroscena: la nuova strategia "low cost" di al Qaeda

Dopo le auto bomba 
la Svezia ora ha paura 
degli ultrà islamici

È il primo, ma non è una sorpresa. Il duplice attentato che sabato sera ha infranto la tranquilla atmosfera natalizia di Stoccolma era già previsto, già scritto. Se lo aspettavano i servizi di sicurezza che da qualche settimana avevano inasprito i controlli e innalzato il livello di allerta. Se lo attendevano gli esperti di terrorismo che da un po’ di tempo sottolineavano il crescente flusso di minacce rivolte a Lars Vilks, il vignettista svedese finito nel mirino dei fondamentalisti islamici per aver disegnato il ritratto di un Maometto con un corpo di cane. Ma soprattutto lo sentivano arrivare gli elettori. Lo scorso settembre avevano confermato la coalizione di centro destra al potere regalando però un inatteso 5,7 per cento ai cosiddetti Democratici Svedesi, una formazione di estrema destra il cui principale obbiettivo è la lotta all’immigrazione e all’islam dipinti come forieri di delinquenza, inciviltà e terrorismo. Quella premonizione “elettorale” promette ora di fornire ulteriori argomenti ai 20 deputati guidati dal carismatico Jimmie Akesson, che giudicano eccessiva per un paese di 9 milioni di abitanti una percentuale di stranieri superiore al 5 per cento e giurano di voler ripulire la Svezia dagli immigrati illegali.

Il duplice attentato di sabato sera, conclusosi con la morte di un attentatore suicida e il ferimento di due passanti, va in scena pochi minuti prima delle cinque di sera. Ad annunciarlo ci pensa però un messaggio di posta elettronica recapitato a Dan Skeppe, un redattore dell’agenzia di stampa Tidningarnas Telegrambyra. Al messaggio è allegato un file audio indirizzato «alla Svezia e ai cittadini svedesi». Il file denuncia il silenzio sulle vignette blasfeme disegnate da Lars Vilks e condanna la presenza di 500 militari svedesi in Afghanistan. «Ora i vostri bambini, le vostre figlie e le vostre sorelle moriranno come già muoiono i nostri fratelli e le nostre sorelle. Le nostre azioni - promette il messaggio audio - parleranno da sole fino a quando non metterete fine alla guerra all’Islam e non la smetterete di appoggiare quel maiale di Vilks e i suoi insulti al Profeta».

Pochi minuti dopo un doppio boato scuote Drottninggatan, la via dello shopping e degli acquisti di Stoccolma. Da una parte c’è un’automobile in fiamme piena di bombole di gas, dall’altra il cadavere di un attentatore dilaniato dall’esplosione di uno degli ordigni rudimentali pieni di chiodi che porta con sé. Stando a vari testimoni l’uomo si sarebbe fatto esplodere dopo aver urlato alcune frasi in arabo, ma le autorità svedesi hanno confermato solo ieri la matrice terroristica del doppio attacco. Il Mail on Sunday scrive che si tratterebbe di un 29enne iracheno che si era laureato a Luton in Inghilterra ma si manteneva facendo pubblicità come uomo-sandwich. Su un sito islamico ieri sera è apparsa una sua foto con il nome di Taimour Abdulwahab Al-Abdaly. Resta da capire se l’attentato sia stato progettato dai vertici di Al Qaida in Pakistan o nello Yemen o se invece sia il gesto isolato di un gruppo di terroristi “fai da te” ispirato dalla propaganda “qaidista”, ma privo di contatti diretti con i vertici internazionali del terrorismo. Nel primo caso si potrebbe pensare alla compiuta realizzazione della minaccia segnalata dalle principali agenzie di sicurezza lo scorso novembre. A quel tempo sia l’intelligence americana sia quella tedesca ricevettero informazioni che facevano pensare a un imminente, sanguinoso attacco al cuore di una grande capitale europea. L’allarme portò alla chiusura della Torre Eiffel e a quella della cupola del Reichstag.

La modalità dell’attentato di Stoccolma messo a segno utilizzando bombole di gas e ordigni rudimentali privilegerebbe piuttosto l’ipotesi di un “commando fai da te” simile a quello che nel luglio 2005 fece strage nel metrò di Londra.

Comunque sia, l’attentato rafforzera le tesi di quanti sostengono che la presenza di una vasta comunità d’immigrati favorisce sia l’infiltrazione di terroristi provenienti dall’estero sia la nascita di gruppi di fanatici pronti a emulare le azioni di Al Qaida. E il fatto che in 5 anni la minaccia si sia spostata da Londra, cuore del fondamentalismo europeo, ad una Stoccolma considerata un tempo tranquillissima, conferma in parte questi timori.

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