L'aspetto quasi paradossale dell'eliminazione di Ismail Haniyeh è che nell'operazione avvenuta alle 2 della notte di martedì Israele abbia scelto di risparmiare il segretario generale della Jihad islamica palestinese Ziad Nakhaleh, ospite di una stanza situata su un altro piano della residenza, nel Nord di Teheran, riservata a veterani di guerra e ufficiali dei Pasdaran. In quella rinuncia a un doppio bersaglio si celano un messaggio e una scelta. La Jihad Islamica - per quanto di residuale importanza e consistenza - è da sempre una creatura organica alla Repubblica Islamica. Hamas è una filiazione della Fratellanza Musulmana ovvero di un'organizzazione sunnita contrapposta originariamente all'Iran sciita. Dunque, risparmiando il capo di una Jihad Islamica - comunque complice dei massacri del 7 ottobre - Israele fa capire indirettamente di non volere lo scontro diretto con Teheran. Ma eliminando Haniyeh - principale interlocutore dei mediatori qatarioti - fa anche intendere di non aver più alcun interesse a trattare un cessate il fuoco nella Striscia e la conseguente liberazione degli ostaggi. L'importanza del messaggio amplifica la necessità di mettere a segno un blitz preciso al millimetro e privo di conseguenze collaterali.
Visto però il silenzio israeliano - e la reticenza di un Iran preoccupatissimo d'ammettere l'impossibilità di difendere i proprio confini e il proprio spazio aereo - è quanto mai difficile indicare con certezza i mezzi aerei usati dallo Stato Ebraico. L'ipotesi più probabile - vista la sofisticazione degli aerei senza pilota sviluppati sin dagli anni '70 dalle aziende israeliane - è quella di un drone. Da questo punto di vista i 1.600 chilometri che separano Tel Aviv da Teheran non sono un problema. Israele dispone di numerosi aerei senza pilota in grado di coprire quella distanza. Il problema vero è la scarsa tempestività dell'azione. I droni volano a velocità che non superano i 300-400 chilometri all'ora. Quindi la loro scelta avrebbe inevitabilmente compromesso la rapidità di un azione che doveva tener conto di eventuali partenze anticipate o cambi di programma dell'obiettivo. Per evitare il problema distanza Israele avrebbe potuto usare alcune basi affittate oltre un decennio fa dall'Azerbagian. O anche le dependance nel Nord Irak garantitegli da alcuni gruppi curdi in cambio di armi e addestramento. Ma c'è la possibilità che gli iraniani abbiano ragione nel sostenere l'impiego di un «proiettile guidato aviotrasportato» per colpire la stanza di Haniyeh. «Haniyeh, che era venuto in Iran per la cerimonia di insediamento del presidente, alloggiava in una delle residenze speciali per veterani di guerra nel nord di Teheran, quando è stato martirizzato da un missile lanciato dall'aria» ha dichiarato l'agenzia di stampa iraniana Fars. In questo caso gli israeliani avrebbero potuto usare la sofisticata piattaforma tecnologica garantita dagli F35. Questi caccia bombardieri di ultima generazione, oltre a raggiungere in tempi brevi le zone limitrofe al confine iraniano, sono anche in grado di ricevere eventuali segnali elettronici sulla posizione di Haniyeh e di guidare un missile sul bersaglio senza bucare lo spazio aereo della Repubblica Islamica. Una metodologia che conterrebbe un altro messaggio subliminale sulla mancata volontà di arrivare allo scontro diretto con Teheran.
In tutto questo il grande assente è senza dubbio l'America.
L'eliminazione di Haniyeh - interlocutore tramite il Qatar di tutte le trattative sul cessate il fuoco - arriva a neanche 48 ore dal vertice di Roma in cui il capo del Mossad David Barnea aveva incontrato il capo della Cia William Burns, il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel e il premier di Doha Mohammed bin Abdulrahman al-Thani. Dunque il missile piovuto nella stanza del leader di Hamas rappresenta anche un calcio al tavolo delle trattativa che l'America del sempre più assente Biden era ansiosa di ripristinare.
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